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La Lazio ha il suo Comandante, Sarri ha firmato!

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E’ fatta, Maurizio Sarri è il nuovo allenatore della Lazio: la sagoma spunta maestosa in mezzo al fumo di sigaretta che finalmente si dirada e scopre i contorni nitidi e le fattezze vivide del Comandante.

E’ tutto vero, come confermato anche dal noto giornalista di Sportitalia Alfredo Pedullà, rinsaldato, in attesa dell’ufficialità ormai prossima, Sarri guiderà la Lazio nella stagione 2021/22 in Serie A ed in Europa League, il sigillo con la firma in calce al sostanzioso contratto biennale, con opzione sul terzo, che lega al club biancoceleste un allenatore dal pedigree di assoluto valore, che ha conquistato Napoli, Chelsea e Juventus in rapida successione.

L’insonnia laziale – Sono adesso alle spalle le ore concitate, le giornate e le nottate intere trascorse a lavorare tra scartoffie e pec, nelle pieghe di una trattativa subito decollata ma complicata, che ha surriscaldato la già afosa aria della capitale degli ultimi giorni, l’estate esplosa di botto e la barra di mercurio che è schizzata in alto,  all’unisono con le pulsazioni cardiache dei tifosi laziali: roba da rimanere insonni ed attaccati al televisore. Voci che si sono rincorse come auto da corsa in un autodromo immerso in un orizzonte biancoceleste: dapprima mero chiacchiericcio che pian piano diventa rumors, indiscrezioni e poi conferme, in un climax emozionale da Colossal cinematografico, il tempo scandito inesorabilmente nei rintocchi di un pendolo, pesante e gonfio d’ansia.

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Formello e il teatro di Samuel Beckett – Una trattativa deflagrata dal nulla, intinta nello scetticismo di un popolo avvezzo alla delusione, appena scosso dal ciclone Inzaghi, già fin troppo scottato da una vicenda grottesca, nel mezzo di una bagarre di verità indistinte e controverse, che hanno fatto di Formello la scena potenziale di una commedia teatrale di Samuel Beckett, laddove l’ “assurdo” è pronto a sbucare dietro l’angolo.

Si conclude la telenovela, dopo giornate al cardiopalma, a rincorrersi tra Centro Sportivo e Villa San Sebastiano, dopo la mission impossible di Ighli Tare a Figline Valdarno delle scorse settimane, incassando la prima apertura di Sarri – “si parliamone” – per poi aggiornarsi ore dopo, nell’afa di una capitale avvolta nella cappa ma accarezzata dalla fresca brezza di un sogno calcistico. Un viaggio tutto d’un fiato in macchina da Figline, lontano da occhi indiscreti, le cene consumate nel buio della notte, sotto copertura, a due passi da Formello, tra un rigatone all’amatriciana ed una gricia discettando di Milinkovic Savic e della sua intoccabilità, ad immaginare il genio di Luis Alberto incastonato nel meccanismo perfetto del gioco sarrista, a vagheggiare di acquisti da fare e da concordare con la società – “Vorrei Ilicic, si può avere presidente?” o “Dobbiamo prendere Hysaj direttore”. Il tutto nel marasma mediatico di conferme e smentite a intervalli regolari, con il contorno dei social letteralmente impazziti ed in attesa di notizie.

Tutto come in una favola, insomma, anche se per larghi tratti è sembrato più un incubo materializzatosi nella testa del tifoso laziale: “Vedrai che Lotito se lo farà sfuggire, ricordi Bielsa?” – o ancora “Non è da Lotito spendere tutti questi soldi per un allenatore” e poi ancora “Sarri è un top, perchè dovrebbe accettare di rimettersi in gioco alla Lazio?“. Le voci di un tifo biancoceleste spaccato ma cauto, ottimista e pessimista a distanza di un minuto dall’altro, in un rincorrersi frenetico ed isterico di stati d’animo contrapposti, perché nessuno davvero ci credeva: “la Lazio al Comandante? Su andiamo siamo seri…”

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Roma chiama, Lazio risponde – E nel mentre, però, un lavoro incessante delle parti per trovare la quadra, clausole e cavilli maneggiati con cura da un vecchio lupo di mare come Fali Ramadani e poi l’accordo definitivo, l’ok sulla proposta economica, con la Lazio che si spingeva oltre, tanto più in là, ben oltre l’Everest delle sue possibilità. Perché Lotito aveva intanto capito, questa volta si, che bisognava rispondere al colpo di tromba dei dirimpettai sull’altra sponda del Tevere,  tronfi di uno Special One dal ghigno sornione dato in pasto alle folle e appostato sull’uscio di Trigoria.

Fa sul serio la Lazio, almeno così pare, con un progetto che ha ingolosito persino uno come Sarri: l’obiettivo primario è mantenere l’intelaiatura di una squadra che nell’undici titolare non ha nulla da invidiare a nessuno. Tare vuole consegnare a Sarri una rosa che va certamente ritoccata e potenziata, ma che al tempo stesso va preservata e non depauperata nella sua struttura portante, in quei 12 o 13 effettivi che bastano ad uno come Sarri “per fare una rivoluzione”. Per Maurizio ora inizia la sfida, lui che non ne voleva saperne di rimanere a spasso, che non ha voluto rimanere a guardare, pronto a reinfilare la tuta ed a sentire la puzza dell’erba appena bagnata.

La Lazio riparte da Sarri, dunque. E Sarri riparte dalla Lazio, mentre volteggiano alti i droni su Formello, cosi come i cuori dei laziali che scrutano nuovi orizzonti di felicità.

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Il Comandante è finalmente sbarcato, lassù, là dove volano (ed osano) le Aquile.

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Produttore Esecutivo in Mediaset per contenuti di informazione (hardnews e softnews), telegiornali e talk tv prime-time. Ho ideato il progetto LBDV e fondato la testata giornalistica. Sono amante del dubbio, socratico per formazione e mi piace guardare al di là delle apparenze tutto, le persone e la vita.

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