Approfondimenti
ANGOLO DEL TIFOSO JUVE – Caffè e ammazzacaffè
Come se non fossero state abbastanza le calorie assunte durante le feste natalizie appena concluse, le mie ferie si concludono con uno di quei pranzi in famiglia per i quali si consiglia l’assunzione di Gaviscon già dalla telefonata d’invito. Che poi, parliamoci chiaro, una volta che lo stomaco comincia ad abituarsi alle dosi da cavallo di carboidrati e grassi insaturi sembra non riuscire più a farne a meno: e di certo nessuno di noi intende rovinare questo idillio.
Questo pranzo luculliano comincia in concomitanza con la prima partita del 2020 della mia Juve, contro il Cagliari, rivelazione del campionato, attualmente in piena corsa per l’Europa: non vi nego una certa preoccupazione dopo la debacle di Riyad, di cui onestamente ancora sento il bruciore.
La formazione mi piace, ma mi chiedo dove sia finito De Ligt e perché Demiral sia la scelta al fianco di Bonucci per la quarta partita di fila: lo scopriremo solo vivendo, fatto sta che, durante il primo tempo, Demiral ci mette del suo su una traversa e non mi fa nemmeno rimpiangere il biondino olandese. Mentre scorrono le immagini della presentazione, antipasto a base di salumi paesani e pane di casa mia, che solo quello basterebbe a saziare la metà dello Juventus Stadium bello pieno in questa giornata festiva.
L’ordine e il gioco centrale della partita mi permettono di godermi abbastanza i fusilloni con il ragù che, checché se ne dica, sarò juventina ma resto meridionale: entrare in casa della mia migliore amica e annusare nell’aria il profumo del ragù che sta “pippiando” da almeno due ore mi riporta sul divano di casa mia giù dai miei, come se non fossimo mai alla Magliana.
La partita, dicevamo. Come potevo non farmi distrarre? Del resto quando sei con i tuoi si parla, ci si racconta cose, ma ho sviluppato un’insana abilità all’utilizzo separato di occhi ed orecchie. E allora ecco che comunque noto un Rabiot sempre impacciato ma meno rispetto alle scorse uscite, Ramsey che mi pare duettare bene con Pjanic e Matuidi in mezzo al campo, ma soprattutto noto quel lampo negli occhi di Cristiano che non è dato dalla sua nuova pettinatura.
Il primo tempo scorre veloce, all’intervallo è il turno del “ruoto” di agnello con le patate: inutile dire che c’è già chi dà forfait. Tra questi, non è incluso appunto Cristiano: gli bastano tre o quattro minuti del secondo tempo per insaccare a porta vuota e far suo il primo salto allo Stadium del 2020. Facciamo ormai la partita ancora di più rispetto al primo tempo, dove il Cagliari così ben chiuso non ci permetteva di trovare spazi. Ma ora tocca anche a loro scoprirsi un po’, ed è anche inevitabile rischiare qualcosina. Lo sa bene Rog, che atterra Dybala in area di rigore lasciando che Cristiano metta il suo secondo timbro su questa partita: inutile dire che in questa fase i miei salti sul divano permettono già l’avviarsi della digestione, abbastanza faticosa devo dire.
Che poi mica è finita qui: mi giro e vedo mia zia con un piatto da almeno quindici cotolette. Non ce la faccio, penso. E davvero non ce la facevo. Mi sento ancora in colpa per aver rifiutato il secondo secondo, ma riesco a distrarmi dal dolore con Ramsey prima e Higuain poi che mi impegnano davanti alla tv. Fuori Paulino Dybala, che non mette il suo nome sul libro firma del giorno ma che si guadagna comunque la standing ovation dello Stadio, dentro Gonzalo Higuain.
È la seconda volta, dopo quell’Inter-Juve che ormai conosciamo a menadito, che mi ritrovo a guardare la partita con mio cugino: viste le nostre reazioni spropositate al goal del Pipita non possiamo fare a meno di convenire che Cristiano è Cristiano, ma che un goal di Gonzalo ci apre il cuore come se a segnare fosse un nostro fratello di cui aspettiamo il ritorno a casa per commentare la partita sul divano insieme a noi.
I dolci. Specialità sicule, ricotta, pistacchio, quattro a zero. Cristiano non lascia nemmeno un minuto all’ormai atterrito Cagliari che insacca per la terza volta e si porta a casa per la prima volta in Serie A il pallone a casa.
Beato lui. E che bello vedere una Juve così sarriana: è così che deve essere no? Sul pezzo per quattro quinti della partita, sempre nel gioco, in grado di spremere l’avversario fino ad annientarlo. Ok, è il Cagliari, facciamo sempre gli stessi discorsi. Ma indietro nel tempo non si può tornare, la Lazio ci sta alle calcagna e l’Inter non molla un punto, almeno per ora.
Ma che bello ricominciare l’anno così. A casa, con la mia famiglia, con la mia Juve, antipasto, primo, due secondi, dolci, caffè e amari.
Senza fretta però, sia chiaro, che si rovina la digestione.