Approfondimenti
LEVA CALCISTICA ’68 – La tromba e la grancassa
All’inizio era solo grancassa, poi entrava la tromba e partiva la sigla iniziale. Ed era solo felicità e speranza, immaginazione e fantasia.
“Tutto il calcio minuto per minuto”, metà anni ’70 e la mente iniziava a viaggiare, partorendo traiettorie e finte, lunghe corse e scivolate, e poco importava delle condizioni meteo. Poteva essere una distesa di erba verde perfettamente delimitata da scintillanti righe bianche o una invereconda steppa di fanghiglia grigiastra che quelle righe faceva sparire, poco importava. Le dita impugnavano la biro e iniziavano a tracciare, quasi vivessero di vita propria, le immagini che recepivo dai racconti adrenalinici dei radiocronisti dell’epoca.
Poi iniziava “l’attesa”.
“Novantesimo minuto” si seguiva in religioso silenzio, interrotto solo da espressioni di stupore o grida di meraviglia davanti a esaltanti gesti tecnici o inspiegabili svarioni di difese non impeccabili. L’attenzione aumentava quando entrava in scena Luigi Necco o il suo omologo della sede che ospitava il Napoli, oppure quando nel video apparivano le scene e le dinamiche delle azioni disegnate da me un paio di ore prima. E quando, spesso invero, anticipavo su foglio quello che vedevo in tv le espressioni di stupore aumentavano e Valenti diventava zio Paolo.
Era il tempo in cui “il giuoco del Calcio” faceva sognare e arrabbiare milioni di appassionati. Iniziai a munirmi di altri accessori che appagassero la mia sete di conoscenza e l’edicolante sotto casa diventava zio Tonino. La mia copia settimanale del “Guerin Sportivo” era necessaria, vitale quasi, per lui ed il suo tabernacolo. Se mi saltava una consegna settimanale il minimo che gli potesse accadere era che le copertine delle varie riviste esposte all’improvviso cambiassero verso. Il Guerino, a quei tempi, era una fonte essenziale di calcio estero, notizie dagli altri campionati che in breve mi portarono a una notevole conoscenza in merito.
Iniziai così ad interessarmi ed esaltarmi per le gesta di squadre come il Colonia e il Barcellona, l’Aston Villa e l’Ipswich Town, il Bastia e l’AZ 67. La carta stampata del GS era corroborata, a memoria, nello stesso giorno d’uscita (il giovedì) dalle immagini in tv di un’altra epica trasmissione. Su Rai 2 i volti familiari di Gianfranco de Laurentiis e Giorgio Martino davano vita ad un elegante mezz’ora di calcio europeo, quello inerente alla Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e Coppa Uefa. “Eurogol”, che era anche l’aggettivo coniato da uno dei due conduttori per descrivere solitamente una rete realizzata da trenta o più metri.
Insomma, quello che oggi si fa in pochi secondi grazie alla Rete, le informazioni che oggi si ottengono in due minuti due, quarant’anni fa (sigh!) abbisognavano di pazienza e attenzione, acume e fantasia, passione ed abnegazione.
Verso la fine degli anni ’80, il “movimento” iniziò a trasformarsi. I capitali iniziarono a condizionare sempre più il “giuoco”, gli sponsor reclamavano sempre più spazio e si decise, tra l’altro, di personalizzare le maglie da gioco dei calciatori. Fu il primo passo verso l’attuale brandizzazione dell’atleta. Erano gli anni ’90 e le influenze sociopolitiche, già presenti nel decennio precedente, formarono un pressante connubio con quelle economico-finanziarie.
La mia passione non scemo’ nemmeno con l’avvento delle pay-tv, neanche quando il 2006 ci fece aprire gli occhi su quanto accaduto fino ad allora. “Che culo che hanno questi… ogni partita affrontano l’avversario monco del suo uomo più forte”: era il mio pensiero abituale quando vedevo qualche posticipo serale di talune squadre. Roba da adire a vie legali insomma, ma tant’è.
Sarà stato per questo o per quello accaduto nell’ultimo lustro, non lo so, ma la passione per il calcio attuale è iniziata a venire meno, non più “giuoco” ormai ma semplice business. Non seguo più nulla in tv e ho ritrovato la mia amica di sempre, e non date retta ai signori Downes e Horn: “video will never kill the radio Star”. La Radio non morirà mai!
Le mie domeniche odierne, al netto di impegni vari, sono tornate sotto le insegne di “Tutto il calcio minuto per minuto”. E ciò mi fa sentire fottutamente meglio.
Sarà forse la sensazione di ritrovare antiche e mai sopite palpitazioni.
Sarà semplicemente per la voglia di “ricordare”.
Sarà forse per tutte queste ragioni, non lo so.
Ma forse solo perché, in fondo, ho la speranza che il nuovo decennio possa far vivere alle nuove generazioni le emozioni vissute dalla mia, e che per farlo possa bastare solo una una tromba e una grancassa.