I nostri Social

Approfondimenti

ÇA VA SANS DIRE – Sarà la Nostalgia

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 4 minuti

 

Quel che oggi guardiamo con indifferenza, tra vent’anni avrà un sapore dolcissimo. Tornando a quel momento, la mente vedrà noi stessi per come eravamo: qualsiasi cosa sembrerà più bella di come ci parve allora.

Correva l’anno Duemila.

Pubblicità

Il Millennium Bug ci ha risparmiati, la profezia di Nostradamus è stata interpretata male, siamo tutti sopravvissuti e ci tuffiamo entusiasti nel Ventunesimo Secolo.

La Russia nomina l’ennesimo Primo Ministro: uno sconosciuto che, stando agli esperti, durerà quanto le foglie sugli alberi d’autunno. Vladimir Putin è ancora lì, quasi più longevo di Stalin.

In Italia: il Vaticano rivela il Terzo Mistero di Fatima, i tifosi della Lazio inneggiano ad Arkan ed il Senato approva la legge sulla Par Condicio. Lo so, detta così sembra che non sia successo veramente un cazzo.

Pubblicità

Gli Europei ci restituiscono Toldo, il Portiere di tutti gli Italiani e Del Piero, il Nemico della Patria. Sul divano di un appartamento a Ponte San Giovanni, un uomo qualunque è incollato alla finale: maledice la Francia, i supplementari e la madre del Pinturicchio. Paffutello, ha la testa e le spalle ma non il collo. Porta il pizzetto da satanasso, indossa il cappellino pure in casa e quando parla pare che la ruspa gratti l’asfalto. Di mestiere allenatore, ma nelle categorie inferiori.

Wiltord ha appena pareggiato, gli squilla il telefono, sbuffa rabbia dal naso: chi diavolo è che è che rompe le palle nei supplementari? Dall’altra parte della cornetta è Luciano Gaucci: senza troppi giri di parole, senza un motivo valido che sia uno, gli affida le chiavi della sua squadra, la squadra della città del mister, che non regge e sbatte a terra. Assiste al Golden Gol di Trezeguet sorseggiando acqua e zucchero, lancia l’ultima bestemmia e subito si mette al lavoro.

Nasce in qual momento il Perugia di Serse Cosmi: nessuno ci fa caso, nessuno ci dà peso, ma quella sera perdemmo un Europeo e vincemmo un Mondiale.

Pubblicità

Personaggio improbabile quanto ardimentoso, Serse Cosmi non sconta il noviziato e col Grifo brucia le tappe. Grandi campionati, semifinale di Coppa Italia: vince l’Intertoto e fa un figurone in Coppa Uefa. Impronosticabile.

Crozza ne fa un personaggio televisivo, i giornalisti tremano al suo scazzo perenne, Gaucci sfrega le mani tanti i calciatori che sforna e valorizza. Materazzi, Liverani, Ze’ Maria: ve li ricordate o no?

Tutto merito suo, sissignore: ma il capolavoro è uno, uno soltanto.

Pubblicità

 

Al primo anno di serie A Cosmi fa bene, merita la riconferma e si permette di avanzare una richiesta a Gaucci.

Presidente, alziamo l’asticella. Mi prenda un trequartista.

Pubblicità

Gaucci, diciamocelo, lo aveva preso dalla Serie C perché stesse lì, zitto e buono, in eterna gratitudine. Finge di sostenerlo, lo asseconda come un figlio scemo e gli promette il Numero Dieci. Ed il 10 arriverà.

Mirabolante interprete della trequarti offensiva, mancino educatissimo e chioma fluente, nientedimeno che dal Chieti arriva al Renato Curi una mezzapunta sconosciuta pure ai suoi stessi parenti, tal Fabio Grosso.

Cosmi s’aspettava non dico Totti, ma qualcuno che quantomeno comparisse sull’Album Panini. Ci rimane male, ovviamente bestemmia ma accetta il regalo. Abbozza pure un mezzo sorriso, poi si rivolge al nuovo acquisto.

Pubblicità

Ormai sei qui, facciamo una cosa. Ti metto a fare il terzino. E se sbagli il cross, ti spezzo le gambine.

In quel preciso istante prendeva forma l’incontenibile, indimenticabile, irriproducibile freccia che avrebbe armato l’arco di Marcello Lippi in Germania, cinque anni dopo.

Senza Fabio Grosso, il cielo sopra Berlino avrebbe assunto ben altre tonalità di Bleu.

Pubblicità

Senza Serse Cosmi, non ci sarebbe stato nessun Fabio Grosso.

 

 

Pubblicità

La notizia del ritorno di Cosmi al Perugia è, con buona pace di Zlatan Izback, la più significativa del mercato di Gennaio VentiVenti.

Chi guarda il Calcio cogli occhi della Var lo vive calcolando gli algoritmi: il Perugia esonera Oddo ed ingaggia un allenatore appena retrocesso sul campo, scelta senza senso. Amen.

O Voi che avete un cuore, date retta a me. Se il pallone è sogno d’un bambino ed elisir del vecchierello, ed impettisce i timidi ed intenerisce i burberi, non sprecate l’avvenimento.

Pubblicità

Volgete lo sguardo alla panchina del Grifo, buttate un occhio all’omone senza collo ed avvolgete il nastro alla prima volta, all’autunno del Duemila. Rivedrete non Cosmi ma Voi stessi, entusiasti pionieri del nuovo millennio: davanti a voi, vent’anni di cose che – fateci caso – oggi sembreranno tutte belle.

Alzi la mano, tra di voi, chi non tifa Serse Cosmi.

 

Pubblicità

Poscritto

 

Serse Cosmi subentra sulla panchina del Perugia a Massimo Oddo: l’incrocio non è banale.

Pubblicità

Quattro anni fa, Cosmi compie un’autentica impresa e porta il suo Trapani alla finalissima per la Serie A. Affronta il Pescara di Oddo che compie il miracolo, passa al Provinciale e conquista la massima serie, sovvertendo il pronostico.

Al triplice fischio, immaginerete un allenatore in visibilio. Ebbene, prima di stringere un sol pugno, prima di abbracciare uno solo dei suoi ragazzi, Oddo si dirige verso la panchina avversaria per consolare un inconsolabile Cosmi, che quanto lui avrebbe meritato la promozione.

Poche chiacchiere, giù il cappello davanti ad un Campione del Mondo.

Pubblicità

Nel calcio, la fortuna d’un allenatore è come la marea a Concarneau: quando la vedrai bassissima, si sarà alzata dall’altra parte dell’Oceano.

Oggi celebriamo nostalgici il ritorno di un vecchio amico.

Tra vent’anni che ne sai, un esonero riporterà alla mente un episodio, un aneddoto, un ricordo legato a Massimo Oddo. E cogli occhi lucidi lo rivedremo di spalle, in una notte di Berlino, correre ad abbracciare Fabio Grosso, chè il terzino trequartista ha segnato il calcio di rigore della sua vita.

Pubblicità

Della Nostra Vita.

 

Pubblicità

in evidenza