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A(F)FONDO – Ciao Giovanni, guerriero col sorriso
Si è spento nella notte il giovane calciatore Giovanni Custodero, ex portiere di calcio a 5 con la maglia del Fasano. Aveva 27 anni ed era originario di Pezze di Greco.
Per quattro anni ha lottato con un sarcoma osseo. Prima è stato costretto all’amputazione di una gamba, poi, in seguito ad una recidiva, a cinque interventi e sedute di chemio e radioterapia.
Nonostante tutto, Giovanni non ha mai perso il sorriso e la voglia di vivere.
Proprio pochi giorni fa, però, nel giorno dell’Epifania, stremato dalla malattia e provato da tanto dolore, aveva annunciato su facebook di non avere più le forze per combattere: “Sarò sedato e potrò alleviare il mio malessere.
Spero di essere stato di aiuto per molte persone. Voglio per l’ultima volta ringraziarvi per ciò che siete stati, siete e sarete sempre: la mia forza.
Ho deciso di trascorrere le feste lontano dai social ma accanto alle persone per me più importanti. Però, ora che le feste sono finite, e con loro anche l’ultimo granello di forza che mi restava, ho deciso che non posso continuare a far prevalere il dolore fisico e la sofferenza su ciò che la sorte ha in serbo per me”.
La storia di Giovanni ha commosso molte persone. In tanti hanno seguito la sua battaglia e molti, sui social, lo hanno ricoperto di messaggi di sostegno e di affetto dopo questo toccante addio.
Giovanni ha sempre trovato la forza di combattere. Per sottoporsi alle cure, molto costose, ha raccolto i soldi grazie alla vendita di magliette con l’elmo di Leonida, simbolo dello “smiling warrior“. Insieme ad un amico, ha realizzato queste t-shirt e raccontato su Facebook la sua battaglia contro la malattia, diventando un simbolo per molte persone nelle sue condizioni.
Dopo le feste, però ha scelto di non provare più dolore ed ha optato per la sedazione continua e profonda.
Pochi giorni fa, la famiglia gli ha dedicato questo pensiero, pubblicato sui social in risposta a tutta la vicinanza sentita: “Ora riposa tranquillo, circondato dall’affetto delle persone più care, e consapevole del fatto che tutti voi state facendo il tifo per lui“.
Difficile trovare parole. Il dolore, spesso, parole non ne ha, le spezza in gola. Ed il dolore, spesso, soprattutto quando passa per tali e tante sofferenze fisiche, oltre alla forza, toglie anche la dignità.
Ma Giovanni ha mostrato a tutti noi cosa significhi realmente amare la vita, onorando il presente, quale sia la forma del coraggio e, soprattutto, come si possa accettare consapevolmente l’idea della fine.
“Chi non sorriderebbe di fronte ad un dono del genere? Cosa c’è di più bello di trascorrere un giorno in più con le persone che ami, di passare del tempo con quegli amici di una vita, di ascoltare e cantare a squarciagola quella canzone che ti piace, di sentire il rumore della pioggia in una giornata di tempesta o delle onde contro gli scogli in una serata in riva al mare?
Che senso ha stare a pensare alle cose brutte che la vita ci mette davanti quando basta solo aprire gli occhi e guardare oltre le nostre paure per accorgerci di quante cose belle ci circondano?
Molte delle cose che alla maggior parte delle persone appaiono ovvie, sono in realtà determinanti. Ad esempio, non mi ero mai accorto di quanto fosse bello il sole finché non sono stato in una stanza di ospedale per 20 giorni, di quanto indispensabile fosse l’amicizia finché non mi è servito un sincero abbraccio, di quanto importante fosse la famiglia fino a quando non è diventata il mio unico punto fermo…
di quanto fondamentale fosse Amare, finché Amare non è diventata la mia unica ragione di vita”.
Ciao Giovanni.