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REPORT – Benfica reale: crescere sotto l’ala per spiccare il volo

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Alla fine la nostra rubrica REPORT ha seguito un percorso netto. Abbiamo parlato di crescite e di eventi che si susseguono. Di evoluzioni, di miti e di leggende, di storie e tanto altro. Tutto rimanendo incollati però al tema del calcio. In questa breve strada che abbiamo appena cominciato a calcare, due titoli di “migliore squadra della settiman”a sono andati in  Premier: Liverpool e Watford.

Ma quest’oggi tocca spostarci verso le coste iberiche, proprio lì dove è partita la spedizione di Colombo: in Portogallo. L’onore spetta al Benfica, che probabilmente avrebbe meritato già la scorsa settimana ma diversi fattori ci hanno portato a scegliere il Watford. Innanzitutto la grande scalata messa in atto dai gialloneri; inoltre attendevamo anche il match contro lo Sporting Lisbona: il famoso Derby Eterno. Ma vediamo immediatamente perché questa squadra merita assolutamente una menzione particolare.

Da adesso analizzeremo tre aspetti fondamentali:
1) I risultati
2) Il gioco
3) Il mercato

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I RISULTATI – SOLO UNA SCONFITTA

La Primeira Liga o Liga NOS non è certo uno dei campionati europei più prestigiosi, anzi. Negli ultimi anni inoltre ha dovuto cedere il suo posto da top lega nel ranking UEFA per far posto a quello russo. Probabilmente più avvincente, poiché i top club lì sono quasi tutti sullo stesso livello. Infatti nella Liga portoghese ormai sono anni che dominano le solite tre: Benfica, Porto e Sporting. Da questa stagione si è aggiunto anche il Famalicao, o forse qualche volta anche il Braga è risultato “fastidioso”. Ma nel 90% dei casi è quel tridente a fare la differenza. E non solo in campionato, anche in Europa. Con Benfica e Porto come punte di diamante di un campionato che però non riesce ad emergere più di tanto. Ma in un paese che consta poco più di 10 milioni di abitanti (solo 2 in più rispetto a Londra) è difficile andare oltre. Gli attuali campioni portoghesi, però, fino a questo momento hanno ottenuto un solo risultato negativo: contro il Porto in casa alla seconda giornata. Con molti di loro provenienti dalle nazionali, un mercato in fase di definizione e una squadra che doveva trovare il proprio ritmo. Da allora, il Benfica guidato da Bruno Lage non ha più perso, almeno in campionato.

In Champions il discorso si fa diverso. Le sconfitte aumentano, ma le aguias riescono comunque ad ottenere un posto in Europa; nella zona nero-arancio dell’Europa League. Ci sono però alcuni aspetti da notare. In campionato la squadra ha subito solamente 6 goal, segnandone più di 40. In Champions, nella fase a gironi, i goal subiti sono maggiori di quelli realizzati. Mentre, però, in Portogallo ritroviamo la difesa composta normalmente da Ferro-Dias e in porta Vlachodimos, nelle coppe (internazionali e non) spesso il tecnico ha dato la possibilità di giocare anche a Jardel e Zlobin (in porta). Dunque se analizzassimo attentamente i goal subiti con la difesa titolare al completo, noteremmo che non va oltre – in tutte le competizioni – i dieci goal incassati.

IL GIOCO – IL 4-4-2 DI LAGE

È una squadra che ormai gioca a memoria. Sono quasi sempre gli stessi praticamente da anni e si conoscono l’uno con l’altro. La maggior parte portoghesi, talenti home-made, o da paesi con lingua simile (es. Brasile). Parlare di un semplice 4-4-2 sarebbe riduttivo, poiché quello è semplicemente il modulo con cui scendono in campo. Il gioco si articola in tantissime fasi. Ma capiamo bene come si muove questa squadra in fase offensiva e in fase difensiva.

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IN ATTACCO: Si parte dal 4-4-2 basic, che può risultare come un foglio bianco su cui scrivere di tutto e di più. Mantenendo il possesso palla rasoterra, con scambi veloci e triangolazioni eccezionali, si cerca di arrivare in area di rigore. Il lancio lungo è poco utilizzato e viene affidato a pochi eletti, come Gabriel e Ferro. Durante la fase d’attacco in possesso di palla i due esterni di centrocampo nel 4-4-2 salgono fino a diventare esterni d’attacco. La seconda punta a supporto dell’attaccante scala leggermente indietro per fare da perno tra l’attacco e il centrocampo. Solitamente è un giocatore veloce, agile, che può essere sfruttato negli inserimenti. Ma spesso Lage ha dato la possibilità anche a Seferovic, che ha caratteristiche diverse, di affiancarsi alla punta. Le sovrapposizioni dei terzini – solo uno o entrambi – costringono qualcuno a scendere, mantenendo di base una linea di tre difensori, trasformando il 4-4-2 in un 3-2-5 o in un 3-3-4. La medesima cosa accade sui calci piazzati o corner, dove è possibile vedere entrambi i terzini nell’area avversaria o nei pressi di essa.

IN DIFESA: La fase difensiva mantiene invece le posizioni ben stabili. Due linee da 4 e una da 2, il classico 4-4-2. Con il centravanti che rimane sempre in posizione avanzata in caso di contropiede. Le ripartenze avvengono sempre con passaggi rasoterra, raramente con lanci lunghi ad indirizzare la punta. Spesso la palla passa da un lato all’altro, diagonalmente, facendo estendere il contro-attacco sulle fasce riportando però la palla verso il centro dell’area. Sui calci piazzati il discorso si fa molto interessante, in particolar modo sui calci di punizione. Quando ci sono punizioni dalla lunga distanza, che spesso vengono sfruttate per crossare, si forma un’unica linea a limite dell’area che costringe gli avversari a rimanere fuori, impedendo di creare spazi per possibili inserimenti. La linea si muove contemporaneamente mettendo in difficoltà gli attaccanti. I due centrali giocano molto alti e per questo, spesso, le aguias sono state vittime di molti contropiedi fatali. Concedono molto agli attaccanti, ma la bravura e i riflessi di Ferro e Dias sono straordinari e la loro affinità ha creato una solidità difensiva incredibile.

IL MERCATO – UN BENFICA FATTO IN CASA

La forza del Benfica, in ottica di mercato, è il suo stesso vivaio. Insieme a quello dell’Ajax è uno dei migliori in Europa e negli ultimi anni hanno sfornato talenti straordinari. La politica sostenuta fino a questo momento è stata decisiva in campionato, meno in terreno europeo. Perché giocatori con poca esperienza – a meno che non parliamo di fenomeni – in Europa League o in Champions vanno in difficoltà. Ma d’altronde è normalissimo. L’obiettivo dei biancorossi però è quello di far crescere grandi campioni e trattenerli con sé il più possibile. Basta anche notare i pochi cambiamenti fatti in tutti questi anni. L’obiettivo sono i giovani talenti, preferibilmente quelli home-made. L’ultimo caso è proprio quello di Joao Felix, acquistato praticamente a zero e rivenduto a 125 milioni di euro. Nel corso degli anni questo tipo di strategia è risultata sempre vincente. E come si suol dire “squadra che non vince non si cambia”. Soprattutto quando arrivano titoli e soddisfazioni. Chi da da sé fa per tre…ntasette.

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