Approfondimenti
LEVA CALCISTICA ’68 – Grazie Gianca’
Il 25 aprile del 1982 aveva ben poco di primaverile a Napoli. C’era un freddo inusuale, quasi invernale, e pioveva.
Pioveva forte.
Nonostante questo, il catino di Fuorigrotta era pieno come un uovo. Saremo stati in settantacinquemila quel giorno. Tutti a spingere i ragazzi in maglia azzurra che avevano in Musella e Criscinanni fautori di gioco, supportati dalla sagacia tattica e agonistica a centrocampo di Guidetti e capitan Vinazzani. Terminali offensivi Oscar “Flipper” Damiani e Claudio Pellegrini. In difesa dominava Sua Maestà Rudy, con Bruscolotti e Ferrario palafrenieri. In porta c’era Giaguaro. Era un buon Napoli, fatto da uomini che in campo davano l’anima e anche di più.
Nell’umidità di quel pomeriggio, si manifestò quella che, in seguito, sarebbe stata riconosciuta come “la sportività del pubblico napoletano”. La rinascita di un uomo che pochi mesi prima aveva tenuto l’intera Italia calcistica (me compreso, attaccato alla radiolina) col cuore in sospeso, come il suo, per trenta infiniti secondi e che, giustamente, aveva atteso di trovarsi innanzi ad uno sterminato, quanto meraviglioso, pubblico per tornare al gol e ricevere un lunghissimo e commosso applauso da tutti i tifosi azzurri.
Otto alla fine. Napoli in attacco, come tutta la partita che avremmo meritato di vincere. Palla persa sulla trequarti, contropiede fulmineo di Massaro, nonostante il terreno pesante, sublime tocco sotto, pregno di classe ed eleganza a scavalcare Castellini. Uno a zero per loro e il dieci viola che corre a prendersi l’abbraccio dei suoi tifosi.
Il loro dieci si chiamava Giancarlo Antognoni.
Durò un istante la mia rabbia, poi ripensai a quella domenica passata con l’orecchio incollato alla radiolina in attesa di notizie di un giocatore che ammiravo molto e che molto aveva rischiato, e nacque spontaneo l’applauso mio e di tutto lo stadio.
Era il 22 novembre 1981 quando al Comunale di Firenze era di scena Fiorentina-Genoa e, al decimo della ripresa, Antognoni fu lanciato a rete da un tiro di Daniel Bertoni, quando si scontro’ col portiere genoano Martina in uscita scomposta.
Impatto ginocchio contro tempia.
Compagni ed avversari che richiamarono subito l’intervento sanitario, alcuni con le mani nei capelli, altri convinti fosse già morto. Lui aveva la bava alla bocca e gli occhi che roteavano in modo innaturale.
Per trenta lunghissimi secondi, il suo cuore cessò di battere, il suo corpo disteso per terra, soccorso dai medici che cercarono di rianimarlo con la respirazione bocca a bocca. Il massaggiatore gli tirò fuori la lingua dalla bocca, impedendo così il soffocamento. Gli fu riscontrata, tra le altre, una frattura del lobo temporale sinistro.
Antognoni restò fuori per quattro o cinque mesi. Il tempo di riprendersi ed aiutare la sua Fiorentina a tirare la volata per lo scudetto alla Juve, passando per la vittoria di Napoli e le polemiche arbitrali che non mancano mai.
Giancarlo Antognoni lo scudetto quell’anno non lo vinse, ma ritornò alla vita, dopo essersi fatto un giretto nell’aldilà.
E scelse il pubblico delle grandi occasioni.
Grazie Gianca’.