Approfondimenti
ÇA VA SANS DIRE – Maledizione
Howard Carter praticò un foro nella porta che sigillava la tomba. Dietro di lui George Herbert, Conte di Carnarvon, finanziatore della spedizione.
Vedi qualcosa?
Oh sì, cose meravigliose!
All’inizio del XX secolo sembrava che non ci fosse più nulla da scoprire, nella Valle dei Re. Lo scavo del 1922 portò alla luce, dopo più di tremila anni, il sarcofago di Tutankhamon.
All’ingresso, una non equivoca iscrizione:
La morte verrà su agili ali per colui che profanerà la tomba del Faraone.
Interdetto, peggio ancora intimidito dall’anatema, Carter s’arresta, tentenna, cede il passo. Inebriato dai sicuri proventi, Herbert minimamente si cura della maledizione: inspira, si fa spazio ed incede.
Quattro mesi dopo il conte di Carnarvon improvvisamente muore.
Sbagliare è dell’uomo, perseverare è del Diavolo.
Calciomercato di Gennaio 2019: Higuain al Milan ha fatto schifo, mentre al Genoa s’è messo in luce uno straordinario centravanti polacco. La pazza idea si concretizza con la regia della Juve, la compiacenza di Sarri, i milioni (tanti) sborsati a Preziosi. Via il panzone, dentro Piatek. Tra una cosa e l’altra, i due trasferimenti vengono perfezionati con un paio di giorni di distanza. Non c’è tempo di fare il cambio maglia: a Piatek va la 19. Un dono di Dio: come la tocca, segna. E poi, rispetto al Pipita, molto più giovane. Un affarone.
Calciomercato di Gennaio 2020: Piatek al Milan ha fatto schifo, mentre dagli Usa s’è svincolato un quarantenne sul quale puntare. Raiola tira un po’ sull’ingaggio, ma alla fine Zlatan IZback. Rispetto a Piatek, miracolosamente sbolognato in Germania, molto più vecchio. Altro affarone. In dodici mesi, al Milan hanno completamente smentito se stessi sebbene, allenatori a parte, tutti siedano ancora al proprio posto.
Come sia possibile l’involuzione del Pistolero nessuno se lo spiega. Nessuno che non conosca la storia di Tutankhamon.
Maggio 2012. Massimiliano Allegri mostra un bidone della spazzatura al posto del cuore e, indifferente agli ultimi dieci anni di Storia Rossonera, costringe Filippo Inzaghi ad abbandonare il calcio. L’addio di SuperPippo alla gloriosa maglia da centrattacco milanista è intriso di eleganza e gratitudine: il bomber la prende bene e saluta affettuosamente società e tifosi.
La morte verrà su agili ali per colui che profanerà la nove del Milan.
Che tradotto dall’Antico Egizio, più o meno sta per: Fanculo Allegri e Fanculo Tutti! Senza di me, scordatevi dei gol.
Parole dettate dalla rabbia, chi vuoi vi dia peso. Anzi, per esorcizzarle in fretta, in estate il Milan cambia maglia a Pato: via la 7, con la quale il Papero s’era preso SanSiro ancora bambino, avanti colla 9.
Madonnina!!!
Pato smette di segnare, smette di giocare, smette di camminare e, stando a Barbara Berlusconi, smette di fare un sacco di altre cose. Coincidenza?
Dopo Pato: Matri, Mattia Destro, Fernando Torres, Luiz Adriano, Lapadula, Andre Silva, Higuain. Tutti con la 9 sulle spalle, tutti miseramente falliti.
Vai tu a credere alle maledizioni…
Nel 1953 il Milan esonera Arrigo Morselli ed affida la squadra ad un personaggio romanzesco del quale – una prossima volta – finiremo fatalmente per raccontare le gesta. Dopo un lungo girovagare per l’Europa, dribblando miseria, guerre e campi di concentramento, approda in Italia mister Bela Guttman.
Comincia alla grande, nove vittorie su dieci, poi cade a Roma ed infila un po’ di pareggi. Resta primo, ma ad inizio girone di ritorno perde male contro Triestina e Samp: complice la squalifica di Schiaffino, la flessione è netta. La notizia dell’esonero di Guttman sorprende un po’ tutti, tuttavia la squadra vince il campionato e la società rimane in ottimi contatti col genio ungherese.
Allena un anno in Brasile, Guttman, poi torna in Europa, in Portogallo: vince al Porto, per soldi tradisce e va al Benfica. Dove riesce nell’impresa di conquistare due Coppe dei Campioni: consecutive! In occasione della seconda, però, il Benfica non onora il premio pattuito. Guttman, ebreo di nascita, non può accettarlo: lascia la panchina e pronuncia la maledizione.
Da qui a cento anni il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni.
A cominciare dall’anno dopo e fino ad oggi, il Benfica ha perso sette finali europee: due di esse, proprio contro il Milan.
Prima della finale di Coppa dei Campioni del 1990 giocata a Vienna contro i Rossoneri, Eusebio andò sulla tomba di Béla Guttmann pregando affinchè cancellasse la maledizione. Il pellegrinaggio va avanti da anni: ogni volta che il Benfica gioca in Europa da quelle parti, i tifosi portano dei fiori sulla tomba, sperando di liberare la squadra dal maleficio.
Ad oggi il sortilegio non è sciolto.
Che la dirigenza del Milan ignori Tutankhamon passi. Che se ne infischi delle maledizioni, atteso Guttman, non è concepibile. Per quale dannato motivo, questa estate, Piatek abbia cambiato numero di maglia non è dato sapere. Ma dal momento che ha scelto la 9, è chiaro il perchè oggi, mestamente, se ne va.