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#LBDV – Taglialatela a ‘Ricomincio da tre’: “Maradona: che ricordi! Su Meret e Ospina…”

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È partito quest’oggi “Ricomincio da tre”, appuntamento a cura del dottor Alfonso De Nicola ed in collaborazione con Le Bombe Di Vlad.

Alla prima diretta – realizzata attraverso il profilo ufficiale Instagram del dottor De Nicola (qui le sue dichiarazioni) – è stato ospite Pino Taglialatela, estremo difensore, protagonista negli anni ‘90 con la maglia del Napoli. Di seguito riportiamo le sue dichiarazioni.

Sul rapporto con il dottor De Nicola: “Ci siamo incontrati a Bari nel ‘92 e Alfonso è stata la prima persona che ho conosciuto. Credo sia stata un’amicizia a prima vista. Ho incontrato un fratello maggiore, ancor prima che un addetto ai lavori. Da subito, siamo entrati in sintonia. Questa amicizia è una delle cose più belle che il calcio mi ha dato. Nel ‘93 ho subìto un grave infortunio e se ho continuato a giocare negli anni successivi, lo devo a lui”.

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Su Maradona: “Ci sarebbe da parlare per ore e ore di Diego. Quando sono arrivato a Napoli ho trovato Luciano Castellini, così come altri portieri validi anche in seconda squadra. Dopo i primi mesi dall’arrivo a Napoli, Castellini mi chiamò in prima squadra e pensare di essermi allenato con Maradona è emozionante ancora oggi. Se ho avuto queste esperienze, lo devo sia a Luciano che allo stesso tecnico Ottavio Bianchi. Una volta eravamo a Soccavo, dove il Napoli all’epoca si allenava a porte aperte, ed ero a metà campo. Durante l’intervallo della partitella, Maradona si mise a palleggiare a centrocampo, facendo impazzire i tifosi presenti. In una porta c’era Garelli appoggiato sul palo e gli gridò: “Claudio ti faccio goal!”. Maradona continuava a palleggiare e, nonostante Claudio si fosse messo al centro della porta, lo sorprese, facendo impazzire tutti i quattromila di Soccavo. L’ho visto palleggiare anche con la traversa e con l’uovo, tra le altre cose, e questo fa capire quanto fosse incredibile Diego. La forza che ti dà il tifoso del Napoli è speciale e non l’ho trovata altrove. Alcune prestazioni erano proprio dovute dall’adrenalina che la tifoseria sapeva trasmettere“.

Sull’evoluzione del ruolo del portiere: “Quando ho cominciato a giocare a calcio c’era ancora il retropassaggio al portiere. Prima si giocava così. Oggi, invece, gli estremi difensori non utilizzano quasi mai le mani. Un’evoluzione c’è stata ma, essendo della vecchia generazione, preferisco lo stile precedente, anche se la mia è solo un’opinione e posso sbagliarmi ovviamente. Oggi preferiscono avere i portieri bravi con i piedi. Esempio lampante è ciò che sta succedendo a Napoli: è davvero un peccato vedere un portiere forte come Meret in panchina soltanto perché Ospina ha più capacità con i piedi. Meret è un talento e rappresenta l’evoluzione del portiere”.

Differenza tra scuola italiana e spagnola?: “Prima le differenze erano più marcate tra le varie nazioni, oggi credo che siano tutti uguali e non vedo grosse differenze. Credo che gli allenamenti siano equi per tutti e spesso, purtroppo, si rischi di trascurare anche il talento. A me piace moltissimo Cragno, che para come da scuola italiana, così come Donnarumma, che è una forza della natura sia dal punto di vista tecnico che fisico”.

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Sull’evoluzione del calcio: “Prima, se eri una persona per bene, se ne accorgevano e contava moltissimo nel calcio, a differenza di quanto accade oggi in molti casi“.

Sull’anno della retrocessione a Napoli: “Diciamo che l’anno della retrocessione è stato negativo ma ne conservo il ricordo come un’importante esperienza professionale. Sinceramente non mi aspettavo mai succedesse, però sono cose che possono capitare. Fu un periodo complicato e ne passammo di tutti i colori. Nel 93-94 c’erano ancora calciatori ed anche un allenatore importante e non pagavano stipendi (addirittura per otto/ nove mesi consecutivi) però la squadra andava in campo ugualmente e giocava alla grande. Quando sei professionista, e ci tieni a questa passione, sei consapevole della fortuna di giocare a calcio. Così andavamo in campo fregandocene del mancato stipendio. Oggi sento addirittura che c’è la polemica sul dimezzare gli stipendi. Giocare a calcio è una fortuna, la maggior parte dei protagonisti guagnano quel che guadagnano e bisogna dare anche dei segnali. In questo momento, più che mai, bisogna essere più seri perché ci sono tante persone che stanno piangendo i propri cari”.

Su Imbriani: “Mi rattrista la storia di Carmelo perché aveva davanti una vita ed una famiglia meravigliosa. Sapeva quello che voleva nella vita e grazie alla sua grandissima educazione, oltre che ai suoi mezzi tecnici, entrò subito nel cuore di tutti a Napoli. Ho la fortuna di far parte della sua famiglia. Sono persone uniche e, per questo, Carmelo non poteva che essere una bravissima persona. Stava iniziando un’altra carriera da allenatore e mi voleva con lui nello staff ma io faccio questo mestiere per pura finalità sociale, così come oggi ad Ischia”. 

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Sui grandi rigori parati in carriera: “Sicuramente c’era uno studio particolare. Noi eravamo un gruppo molto affiatato e studiavamo di continuo gli avversari. Facevamo delle percentuali riguardo i calci piazzati e, quando andavo in campo, mi attenevo a queste informazioni. Ad esempio, Baggio per un periodo calciava quasi per l’80% a destra e, prendendo spunto da questo dato, gli parai il rigore a Milano. Oggi è più facile prendere informazioni attraverso le tecnologie ma allora ci riunivamo tutti ed in campo mi comportavo tenendo conto dei pareri degli altri”. 

Sogno nel cassetto?: “In carriera fortunatamente non mi è mancato nulla. Il mio sogno è quello di entrare, seppure per un solo minuto, in questo nuovo San Paolo, prendere il pallone e anche poi uscire subito. Rimarrà un sogno, ma nonostante ciò  continuo a coltivarlo”. 

Sul coronavirus: “Non sono in grado di dare consigli rispetto a quanto possa fare un esperto ma, se rispettiamo le direttive e vogliamo bene ai nostri cari, restiamo a casa. Io capisco che ci siano delle restrizioni non semplici da gestire, ma bisogna anche comprendere i singoli cittadini. Non è semplice per chi sta in un condominio o in un palazzo, però è necessario tenere duro e fare un sacrificio. È una situazione complicata per tutti”.

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