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CORNER CAFE’ – Il grido bergamasco che sgonfia il pallone

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“Esultare ora per un goal di Gomez non ha più senso”: chiaro, semplice, puntuale uno dei capi ultras della Atalanta, che ha deciso di scrivere al presidente del club, Percassi. Un grido che ha squarciato il cielo, disperato; un grido ed una sola richiesta: il campionato finisca qui.

“Bergamo e la sua gente vengono prima della squadra”. Comincia così la propria lettera Claudio Galimberti, più noto come Bocia. Un uomo da sempre innamorato della Dea, sempre al fianco della squadra per tutta la  penisola; con l’Atalanta ha gioito, pianto, sorriso e disperatosi; c’è stato sempre, nei momenti di felicità che in quelli di difficoltà. Ed è per questo che ogni parola è un colpo al cuore, una pugnalata di cesaricida memoria.

Bocia chiede di fermarsi. E capirete che, per un uomo come lui, una presa di posizione del genere ha dell’assurdo. Eppure, ci son cose che vengono prima del pallone, come Bergamo, come il coronavirus, le vittime e i sopravvissuti. La città vive una tragedia storica, tra strade deserte piene di veicoli militari – poco – mimetici e persone schive, isolate nelle proprie abitazioni. Contano i minuti, le ore che mancano alla fine del virus o, nella peggiore delle ipotesi, alla chiamata da parte dell’ospedale più vicino. C’è poco da pensare al calcio, in questo momento. 

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 “Non pensiamo che tornare all’Atalanta equivalga al ritorno alla normalità. Vorrebbe dire non rispettare chi non siamo riusciti a piangere e chi per Bergamo ha dato la vita.”: parole di un uomo stanco, distrutto. Parole di uomo che ama l’Atalanta, ma che non può far altro, ora, che guardarla da lontano, mettendo mano a faccende più impellenti. Bocia chiede all’Atalanta di fermarsi: basta con il campionato, basta con la Serie A; la disperata richiesta di un uomo che, in qualche modo, sgonfia il pallone, perché parole del genere non possono non arrivare ai cuori di chi ama questo sport. E perché in fondo, come dice Claudio, per ritornare all’Atalanta c’è sempre tempo. 

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