Approfondimenti
#LBDV – Rafa Benitez, dal Real Madrid al Real Madrid: una meteora durata 15 anni
Il 16 aprile di sessant’anni fa nasceva uno dei migliori e più vincenti allenatori di calcio: Rafael Benítez Maudes, o più semplicemente Rafa Benitez. Nel fare i nostri migliori auguri, riviviamo insieme la vita calcistica, i successi e le imprese che hanno valso a Rafa l’appellativo di ‘Re di Coppe’.
DAL REAL MADRID AL… REAL MADRID
La sua carriera da allenatore si può racchiudere in queste due parole: Real Madrid. O almeno l’inizio e la fine, il traguardo che chiude il cerchio, l’arrivo che di fatto ‘chiude’ la sua carriera da allenatore vero.
Ma andiamo con ordine.
GLI INIZI DA CALCIATORE
Rafa muove i primi passi nel mondo del calcio all’età di dodici anni proprio nelle giovanili dei Blancos. Poi nel Castilla fino al 1981, anno in cui approda all’A.D. Parla, squadra nata appena otto anni prima. Rafa lì ci resta per quattro stagioni, bazzicando tra Tercera Divison e Segunda Division B, rispettivamente il quarto ed il terzo livello del calcio spagnolo. Poi il passaggio al CD Linares per un anno, l’ultimo della sua breve carriera da calciatore, ancora in Segunda Division B.
Rafa si ritira dal calcio giocato, a causa di vari infortuni, all’età di ventisei anni.
Se da calciatore non è stato di certo un fenomeno, non si può dire lo stesso per la carriera da allenatore.
I PRIMI PASSI DA ALLENATORE
A ventisei anni riparte proprio dal Real Madrid, nello staff tecnico delle giovanili dall’86 al ’91, da quell’anno, e fino al ’93, allena gli under-19 del Real e dal ’93 al ’95 il Real B. Nel 1995 la sua prima vera esperienza da allenatore di una squadra che non sia giovanile, da un Real ad un altro: il Real Valladolid. Non è un successo. Rafa viene esonerato dopo ventitre partite con la squadra all’ultimo posto della Liga e con appena due vittorie conquistate. L’anno successivo riparte dall’Osasuna in Segunda Division, ma anche in questo caso viene esonerato dopo appena nove gare. L’anno successivo sembra essere la svolta. Rafa viene ingaggiato dall’Extremadura in Segunda Division ed ottiene la promozione in massima serie. Ma l’anno dopo retrocede e Benitez lascia la squadra.
A quel punto, l’allenatore spagnolo fa un passo indietro, si fa un esame di coscienza, guarda i suoi errori e da lì vuole imparare. Resta fermo un anno, per poi ripartire in Segunda Division dal Tenerife ottenendo la promozione in massima serie.
VALENCIA: L’INIZIO DI UNA NUOVA VITA
Valencia rappresenta per Rafa la svolta della propria carriera che, da lì in poi, sarà tutto un crescendo di emozioni, vittorie e trofei.
Con Los Murcielagos, l’allenatore spagnolo mette in atto il modulo che lo renderà famoso: il 4-2-3-1. Grazie a questi dettami tattici, Rafa vincerà la Liga al primo colpo. E’ il suo primo trofeo, e Valencia può tornare a festeggiare dopo ben trentuno anni dall’ultima vittoria del campionato.
L’anno successivo, il Valencia partecipa alla Champions League uscendo solo ai quarti contro l’Inter, in campionato non riesce a bissare, terminando solo al quinto posto. L’anno ancora dopo arriva la clamorosa accoppiata. Rafa non solo riesce a riportare il Valencia sul tetto di Spagna, ma addirittura conquista il secondo trofeo più prestigioso d’Europa (il primo per il club): la Coppa UEFA.
LIVERPOOL: UNA SECONDA CASA
Liverpool rappresenta per Benitez una seconda casa. Ben sei gli anni trascorsi in Inghilterra, tante le vittorie ed i trofei.
Rafa parte subito col botto. In campionato è solo quinto, ma è in Champions che si consuma il capolavoro tattico, battendo in finale il Milan di Ancelotti. La prima Champions di Benitez, la quinta del club inglese dopo ventuno anni di astinenza. Un successo grandioso che rende Benitez il primo allenatore a conquistare due coppe europee differenti consecutive con due squadre diverse. E’ storia.
L’anno successivo, il Liverpool porta a casa Supercoppa Europea ed FA Cup. Arriva la sconfitta, invece, in Coppa del Mondo per Club. In campionato non va oltre il terzo posto ed in Champions esce agli ottavi.
L’anno dopo, i reds riescono a vincere la Community Shield ed a conquistare la finale di Champions, ancora contro il Milan. I rossoneri, però, riescono a vendicare la sconfitta subita due anni prima.
Da qui in poi, la sensazione è che la magia sia svanita. Certo, il Liverpool gioca un gran calcio ma i trofei non arrivano. Il rapporto tra Benitez ed il Liverpool si chiude consensualmente il 3 giugno 2010.
In sei anni, Rafa porterà a casa, nella sua esperienza inglese, 1 Community Shield, 1 FA Cup, 1 Champions League ed 1 Supercoppa Europea.
«Quando vado a scuola a prendere le mie figlie, i padri mi fermano e mi chiedono pareri, consigli e mi danno aggiornamenti. Questa è Liverpool. Non un interesse passato, ma una passione duratura. Non avrei mai immaginato che mi avrebbe adottato, che qualcuno nato a migliaia di chilometri di distanza possa stare nel cuore a tal punto, anche se ho lasciato il club, da essere ricordato con tanto affetto.»
INTER: 2 BOTTE E VIA E LA PARENTESI CHELSEA
A Milano, sponda nerazzurra, Rafa prende la pesante eredità lasciata da Josè Mourinho, che appena pochi giorni prima aveva perfezionato, con la vittoria della Champions, il famoso Triplete.
Benitez in nerazzurro vive una delle sue esperienze più veloci ed in percentuale più vincenti della sua carriera. La sua avventura con l’Inter dura appena sei mesi durante i quali riesce a portare a casa una Supercoppa Italiana e un Mondiale per Club. In campionato, le cose non vanno bene e, a pochi giorni da Natale, l’Inter decide di esonerare il tecnico spagnolo. Il cammino nerazzurro di Rafa è finito ancor prima di cominciare.
Il tecnico spagnolo riparte due anni dopo dall’Inghilterra e precisamente da Londra.
Il Chelsea è la sua seconda squadra inglese. Con i blues, campioni d’Europa in carica, esce dalla Champions ai gironi: è la prima volta nella storia che la squadra campione in carica non raggiunge gli ottavi. In campionato non va oltre il terzo posto. Rendere il Chelsea l’unica squadra con la quale non abbia vinto alcun trofeo sarebbe stata una macchia troppo grande nella carriera dell’allenatore. Così, il 15 maggio, conquista l’Europa League battendo in finale il Benfica e diventando, insieme a Trapattoni e Mourinho, l’unico allenatore a vincere il trofeo due volte con due squadre diverse.
I DUE ANNI A NAPOLI DA RE DI COPPE
Rafa riparte da Napoli e dimostra anche lì che, al primo anno in un club, si parte sempre col botto.
Con i partenopei, infatti, a fine stagione porterà a casa la Coppa Italia, un terzo posto in campionato ed esce clamorosamente da un girone di ferro di Champions con Arsenal e Borussia Dortmund, pur conquistando dodici punti (prima squadra della storia ad uscire dai gironi con questo punteggio).
L’anno successivo arriva il secondo trofeo targato Benitez, il decimo per lo spagnolo. Dopo quattordici anni, il Napoli torna a vincere la Supercoppa Italiana contro i rivali della Juventus. In campionato, le cose non vanno come dovrebbero e gli azzurri terminano la stagione al quinto posto. In Europa League, Rafa sfiora la finale uscendo contro il Dnipro in semifinale.
A fine stagione lascerà gli azzurri con due trofei in due anni. Con il Napoli è stato un do ut es, difficile stabilire chi abbia ricavato di più dall’altro. Gli azzurri, grazie al tecnico spagnolo, hanno ottenuto due trofei, uno dei quali mancava da più di un decennio; Rafa dagli azzurri ha ottenuto la chiave che, da lì a poco, gli aprirà le porte dello spogliatoio del Real Madrid.
REAL MADRID: IL CERCHIO SI CHIUDE
“Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano” cantava Antonello Venditti. Ed il giro immenso che ha dovuto compiere Benitez per ritornare dal suo primo amore è di ben 11.326 chilometri in linea d’aria. Passando, tra le altre, per Valencia, Liverpool, Milano, Londra e Napoli. Il cerchio, così come la carriera da Re di Coppe, si conclude proprio a Madrid.
“Nemo propheta in patria” è la frase che calza a pennello per Benitez. Una vita passata a vincere nei campi di tutta Europa con la speranza di tornare un giorno nella propria città per allenare la squadra della propria città e accorgersi che forse sarebbe stato meglio non tornare affatto. Si, perchè quello tra Benitez ed il Real è uno di quegli amori che, se vissuti troppo da vicino, troppo intensamente, possono bruciare, possono far male. E così è stato. Un amore tanto voluto, tanto sognato, finito dopo appena sei mesi.
Con i Blancos il cerchio si chiude in tutta la sua perfezione. Con il Real, infatti, Rafa si era avvicinato al mondo del calcio come calciatore prima e come allenatore poi e con il Real può definirsi chiusa, almeno per ora, la sua carriera da allenatore ‘vero’ e Re di Coppe. Con il Real si chiude il suo bottino di dieci trofei conquistati nelle coppe e con il Real si chiude il numero di dieci squadre allenate fino a quel momento. Rimane l’amaro di non aver potuto chiudere meglio quel cerchio, magari proprio con un trofeo. Resta, infatti, la macchia di aver reso il Real, il suo Real, l’unica squadra, tra quelle allenate nei quindici anni di vittorie precedenti, con la quale non abbia vinto alcun trofeo.
Poi ci sono i tre anni al Newcastle, tra retrocessione e promozione, ed un passo indietro clamoroso nella sua carriera, tanto da convincerlo a dire addio, almeno per ora, al calcio che conta, abbracciando il dio denaro con i tredici milioni e mezzo che il suo nuovo club, il Dalian Yifang, gli corrisponde ogni anno.
Una carriera che si può sintetizzare in quindici anni passati sulle vette di tutta Europa e terminati proprio nella sua città natale. Un allenatore che, a suo modo, ha rivoluzionato il mondo del calcio, al quale ha dato tanto e dal quale ha ricevuto altrettanto. Un allenatore non nato ma diventato vincente, che ha saputo scovare, in ogni club in cui è stato, le emozioni più sopite per renderle il proprio punto di forza. Quelle stesse emozioni, troppe, che a Madrid non gli hanno lasciato scampo. Un vincente che ora si è arreso al Dio denaro, che ha sostituito i trofei con i milioni, un allenatore che ha dato al calcio tutto quello che aveva. O forse no.
A tal proposito, vogliamo lasciarvi con degli interrogati ai quali forse solo il diretto interessato può rispondere. E’ mai possibile che un allenatore così vincente non sia all’altezza di allenare una grande squadra? E’ mai possibile che il Re di Coppe abbia terminato di riempire il suo palmares cinque anni fa a Napoli e abbia terminato di essere un vincente con la delusione inflitta dal club cha ha sempre amato? E’ mai possibile che non ci sia un grande club pronto a puntare su di lui?
Benitez è davvero finito?