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Juventus, Sarri: “Si diventa gobbi perché sempre attaccati dall’esterno”
Maurizio Sarri, allenatore della Juventus, ha partecipato al format Jtv A casa con la Juve. Il tecnico toscano ha risposto alle domande dei tifosi. Ecco le sue dichiarazioni:
Mister a scaramanzia siamo messi bene tutti, ai tempi della Toscana aveva qualche aneddoto? “Facciamo un lavoro talmente legato a episodi e a prestazioni di altre persone che in queste situazioni le mente umana è scaramantica. Ma tutti gli addetti ai lavori li hanno. Quando allenavo in eccellenza in Toscana avevo la fissazione di mettere la macchina sempre nello stesso posto, i ragazzi se ne erano accorti e ogni tanto mettevano una macchina lì apposta. Mi ricordo che una volta entrai in spogliatoio e dissi al ragazzo che gli avrei dato tre minuti per spostarla altrimenti l’avrei fatto io in un’altra maniera. Lui non uscì, io misi la macchina dietro e gliela portai via. La partita poi è finita 2-0 per noi e non mi ha potuto dire niente”.
“Il primo viaggio dopo la quarantena? A Roma per la finale di Coppa Italia, poi qualsiasi tappa europea perché vorrebbe dire che saremmo andati avanti”.
“Vede calcio in questo periodo? “In questo momento non ho la testa completamente libera. Ho riguardato alcune partite nostre per schiarirmi le idee. Ora si deve pensare che l’estate la faremo, speriamo, giocando quindi penso sia giusto staccare un po’ ora. Anche perché faremo probabilmente fra questa stagione e la prossima 14-15 mesi di fila. Guardo qualche partita del passato e ogni volta che vedo il Milan di Sacchi mi rendo conto che erano vent’anni avanti. Leggo molto”.
Mai pianto di gioia per il calcio? “Ho pianto più per sofferenza visto che ho vinto poco a questi livelli. Mai pubblicamente però a volte mi sono trovato da solo in casa con le lacrime. Penso faccia parte della passione che ci metti. Quando sei da solo con te stesso possono esserci momenti di tristezza. Non è un segno di debolezza ma di passione e forza per ripartire”.
Cosa l’ha colpita di questo primo anno alla Juve? “Due cose mi hanno colpito. Noi siamo circondati da amore in qualsiasi posto di Italia ma anche da odio. Questa è una cosa che capisci solo quando vivi la Juve. Noi siamo quelli sempre favoriti dagli arbitri, poi guardi i numeri e capisci che vanno in un’altra direzione. Personalmente sono stato fischiato a Napoli dove sono nato e ho dato tutto, se non ho vinto è perché sono scarso ma io ho dato tutto quello che avevo. A Torino i tifosi della Fiorentina hanno fatto cori insultando mia madre e questo ti fa capire quanto odio c’è nei confronti di questa squadra. Quando vedi l’odio esterno ti attacchi all’interno e ti innamori della realtà. Se diventi gobbo lo diventi anche perché sei sempre attaccato dall’esterno. Va detto anche che in qualsiasi parte d’Italia abbiamo grandissimo affetto”.
Rimpiange qualcosa dell’Inghilterra? “Hai la sensazione che i ragazzi giovani abbiano più opportunità. Per quanto mi riguarda voglio vivere in Toscana e possibilmente voglio stare in Valdarno. Quando parlavo con Zola gli chiedevo perché viveva lì lui che era sardo e mi disse perché lo volevano i figli. Per quanto riguarda il calcio la Premier un po’ manca, il clima che si respira intorno allo stadio è fantastico. In un anno là non ho mai sentito un coro contro, solo a favore della propria squadra e questo si ripercuote su quello che vedi fuori dallo stadio, le tifoserie arrivano allo stadio insieme, chiunque ti chiede una foto, le strutture sono bellissime gli stadi tutti pieni. Non c’è differenza a seconda del torneo che giochi, il clima è sempre lo stesso. Dopo questa esperienza un po’ la Premier manca”.