Approfondimenti
Auguri Wojciech Szczesny – Secondo (portiere) a nessuno
Ammettiamolo: per imparare a scrivere correttamente il suo cognome ci abbiamo messo tempo. E mica possiamo farcene una colpa, noi poveri italioti abituati ai Buffon, ai Donnarumma, ai semplici ed immediati Zoff. Che poi avessimo già minima esperienza in materia grazie alla breve esperienza con la Fiorentina di Jakub Błaszczykowski (copiato e incollato, chiaro) contava poco.
Eppure questo ragazzone di nome Wojciech, alto e biondissimo, nato a Varsavia proprio oggi esattamente trent’anni fa, si è fatto largo nei nostri cuori con sole tre lettere: Tek, così ama chiamarlo Gigi Buffon, il più prestigioso compagno di voli molto poco pindarici che potesse desiderare.
Ma partiamo dall’inizio. Il giovane Tek è figlio d’arte, suo padre Maciej è stato a sua volta l’estremo difensore della nazionale d’origine, quella polacca. Ed è proprio da una delle squadre in cui ha militato Szczesny senior che Tek comincia la sua carriera, il Legia Varsavia. Tuttavia, il percorso in patria dura poco: è il 2006 quando il portiere spicca il suo primo vero volo, per andare a Londra ad unirsi alle giovanili dell’Arsenal.
Dopo una breve parentesi al Brentford in prestito, Wojciech torna all’Arsenal, a cui resterà legato dal 2011 al 2015. Cinque anni, due Coppe d’Inghilterra e una Community Shield, per poi approdare finalmente nel Belpaese.
È la Roma ad assicurarsi per prima le prestazioni del portiere polacco, siglando un prestito con l’Arsenal nel 2015, che verrà poi rinnovato fino al 2017. Sembra destino per Tek avere alle sue spalle riserve di lusso: alla Roma è la volta di Alisson, che poi lo scavalcherà subito dopo il suo addio ai colori giallorossi.
A Torino c’è bisogno di aria nuova tra i pali, il tempo di Gigi Buffon sta per scadere. Mai frase fu più bugiarda.
Di certo c’è che Tek si è fatto amare con i colori bianconeri, nell’anno in cui per Gigi Buffon si sono aperte le porte del Parco dei Principi, in quell’unica stagione lontano dalla Continassa, nei giorni in cui il polacco cominciava a vestire la maglia numero uno.
Cosa vuol dire trascorrere parte della propria carriera come secondo di Gigi Buffon? Non so se il paragone è calzante, ma sarebbe come perfezionare le proprie qualità di chitarrista con Eric Clapton.
Non che Wojciech avesse però così tanto da imparare, faccia da esempio un episodio su tutti: Dicembre 2017, Juventus-Roma, si viaggia sull’uno a zero con Benatia che ha timbrato il cartellino, come nelle migliori tradizioni degli ex.
Il tanto bistrattato Patrick Schick s’invola solitario verso la porta, ricordo come fosse adesso il vuoto che si venne a formare nella mia anima intorno al novantesimo, certa di dover subire quel pareggio dell’ultimo secondo.
Invece quel giorno, dopo l’indimenticabile urlo di delusione “Li mortanguerieriii!” del telecronista romanista che fece il giro dei social, decisi di imparare a scrivere il nome dell’allora secondo portiere della Juventus, Wojciech Szczesny. Sz, cz, esny, facile. Quello che ha parato un goal fatto, un pareggio che ci sarebbe potuto costare molto caro visto il prosieguo della stagione, testa a testa col Napoli dell’allora adorato Mister Sarri, per quell’anno probabilmente più amato all’ombra del Vesuvio del casatiello a Pasqua.
Il secondo episodio che mi viene in mente l’ho vissuto in prima persona sugli spalti dello Stadio Olimpico, spettatrice dell’ormai ennesima debacle contro la Lazio di Mister Inzaghi, ormai vera bestia nera della formazione bianconera, viste le passeggiate di salute che sono invece i match contro l’Inter. Insomma, Immobile sul dischetto.
Immobile di nome e non di fatto, tranne che per quella partita. Tek non solo para il rigore intuendo con una facilità assoluta la traiettoria del tiro dell’attaccante laziale, ma tira fuori un’incredibile forza esplosiva nel parare anche la ribattuta. Ricordo il settore ospiti ammutolito da tale prodezza, e ricordo me stessa a spellarmi le mani per gli applausi.
Gli stessi che gli ho fatto a distanza un paio d’anni fa per la sua incredibile ironia mostrata su Instagram, nei confronti dei suoi compagni di nazionale Milik e Skorupski, rispettivamente classificatisi secondo e terzo nella personale Serie A a tinte polacche di cui Szczesny si autoproclamava vincitore con un bel cono gelato a fare da coppa.
Mai una parola fuori posto, nemmeno quando Gigi Buffon è tornato a Torino, a fargli da spalla, nemmeno quando ha capito che a volte gli sarebbe toccato sedersi in panchina perché il suo secondo è probabilmente il portiere più forte del mondo e toccherà far giocare titolare anche lui.
La tenerezza con cui si allena, in questi tempi difficili con il figlio Liam, due anni scarsi, avuto dalla sua compagna Marina, cantante molto nota in patria.
L’affetto con cui si rivolge alla sua seconda spalla, Carlo Pinsoglio, indiscusso idolo dell’intero spogliatoio bianconero.
Insomma, Tek non ci ha fatto e non ci fa sentire la mancanza di Buffon titolare. Ci abbiamo messo tempo, abbiamo avuto delle incertezze a causa di abitudini troppo positive radicate negli anni, siamo stati abituati bene. Ma è solo merito suo se sono ormai sicura che, dopo questi tre anni, ogni juventino che si rispetti sia perfettamente in grado di sillabare, anche al contrario volendo, il nome di Wojciech Szczesny.
Per gli amici, semplicemente Tek.