I nostri Social

News

Lazio, Immobile: “Vorrei chiudere qui la carriera”

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 5 minuti

L’attaccante della Lazio, Ciro Immobile si è raccontato nel corso di una diretta Instagram con Damiano Er Faina. Di seguito le parole del bomber biancoceleste raccolte e riportate da lalaziosiamonoi:

“Il calcio manca a tutti, è fonte di distrazione. Purtroppo in questo momento non possiamo fare niente. Io sono partito da Sorrento, che era una società seria e sana. Mi voleva anche il Messina, che all’epoca era in Serie A. Quando arrivò la Juventus, pensai fosse uno scherzo. Ritrovarti una chiamata del genere è incredibile. Me lo disse mio padre, la mia famiglia nemmeno aveva mai preso l’aereo e dovevamo andare a Torino. Fu molto difficile ambientarmi, ti dovevi subito mettere al livello degli altri e tutto era frenetico. Il primo anno ho fatto fatica, poi gli altri due anni andarono alla grande. Subito dopo sono andato a Siena, ero giovane e la squadra era molto forte. Ho sofferto il salto di categoria ma mi ha aiutato tanto. A Grosseto, invece, ho imparato tante cose, che poi mi sono ritrovato a Pescara. Devi stringere i denti quando va male; anche al Genoa non fu facile, poi andò bene a Torino. Sono step necessari per crescere. Il calciatore deve avere testa, non deve mai pensare di non essere all’altezza”.

Il salto di Pescara: “Da lì è partito tutto. C’era un mix che ti dava una spinta in più. Se non hai un gruppo forte, non puoi lottare per un obiettivo importante. Quando siamo partiti ci davano per spacciati, anche questa cosa ci ha dato forza. Zeman è stato bravo a tenerci uniti, compatti, a darci tutto quello di cui avevamo bisogno a livello tattico. Andavamo fortissimo, eravamo velocissimi, indemoniati. Quando abbiamo vinto il campionato non ho pensato di essere arrivato, di essere veramente forte. Conoscevo bene il calcio, sapevo di dover dimostrare qualcosa in più anche quando ero al massimo. Mancava qualcosa per dare il massimo in Serie A, per me è stato un punto di partenza”.

Pubblicità

L’Europeo Under-21: “Abbiamo perso la finale con la Spagna, era proprio l’anno in cui ero al Pescara. Tutti quelli che giocavano in quella Nazionale ora giocano in club importanti. Nella Spagna molti giocavano già in Champions League, alcuni di noi in Serie B. A noi mancava l’esperienza giusta, dovevamo fare la partita della vita perchè erano incredibili. Ho fatto il gol del pareggio con un pallonetto a De Gea, poi abbiamo avuto una grande occasione con Florenzi. Il loro secondo gol ci ha uccisi, ma siamo usciti dal campo consapevoli di aver dato tutto e sperando di prenderci una rivincita. Fu un Europeo davvero bello, il gruppo era fantastico”.

Le esperienze con Genoa e Torino: “Con il Genoa ero partito bene, nel girone di andata segnai molto. Poi ci sono stati tanti cambi di allenatore, mi hanno destabilizzato. La squadra lottava per non retrocedere e sono andato in difficoltà. Quell’esperienza mi ha fatto crescere tanto. A Torino mi sono consacrato, è stata un’annata bellissima. Abbiamo fatto cose incredibili, e ho iniziato a segnare solo dalla settima giornata. Vincere la classifica marcatori a 22 anni è incredibile. Mi ha dato tanta motivazione. Giocavamo bene a calcio e ci divertivamo, da lì è iniziata la mia storia in Serie A”.

Le due avventure all’estero: “Sono andato all’estero perché avevo due proposte: Borussia Dortmund e Atletico Madrid. Mi piacevano entrambe, però avevo già un accordo con i tedeschi e non mi andava di ritirare la parola data. Il Borussia aveva Klopp, aveva giocato la finale di Champions e vinto un campionato. Era uno squadrone. Quell’anno non è andata come volevo, ma neanche male. Ero uno straniero in una compagine abituata a vincere, e quello era un periodo di difficoltà per loro. Non potevo trascinare la squadra intera, era difficile. Ho fatto 10 gol in totale, in Champions ne ho fatti 4. Era complicato, il mister si fidava solo dei senatori per risalire la china ed era giusto che si affidasse a loro. I giovani e gli stranieri sono stati messi un po’ da parte, visto che si lottava per la retrocessione a dicembre. Mi trovavo bene, anche con i compagni: mancava solo quel qualcosa in più che i risultati potevano darci. Klopp? Fortissimo, intenditore di calcio. Mi piaceva lavorare con lui, ho sempre detto che mi sarebbe piaciuto stare con lui nel mio momento migliore. Parliamo di un mister completo, ha tutto. Noi abbiamo Inzaghi e dico che è un allenatore europeo per questo motivo, perché è completo proprio come Klopp. Loro due si somigliano per quanto riguarda la motivazione, anche se agiscono in maniera diversa. A Siviglia, invece, è andata proprio male, non mi sono trovato con l’allenatore. Sono andato lì per giocare la Champions, avevo bisogno di rilanciarmi e in Italia non avevo offerte. Il gruppo non era il massimo, già a gennaio volevo andare via e ne parlai con Emery. Il ritiro invernale andò bene, alla ripresa del campionato feci un paio di gol ma mi rimise fuori dalla rosa. Non mi sentivo parte integrante del gruppo”.

Pubblicità

Poi arriva la Lazio: “C’è stata prima la parentesi del ritorno a Torino, in cui mi sono anche fatto male e questo mi ha penalizzato. Quando mi chiamò la Lazio ero a Siviglia, ero tornato lì dal prestito a Torino. Prima di partire per il ritiro mi ha chiamato il procuratore dicendo che tutto era fatto con i biancocelesti. Ero felice, volevo venire a tutti i costi. Per me era un’occasione, mi piaceva la squadra e il mister. Sono venuto dopo quel casino di Bielsa, sapevo già tutto quello che mi aspettava. Con questa maglia ho capito da subito di poter fare bene, mi sono trovato subito alla grande, integrato sin dall’inizio. Era come se quel gruppo mi conoscesse da tanto tempo. Era appena andato via Klose, ma non ho pensato a sostituirlo. Quando ero andato a Dortmund era andato via Lewandoski, non ho voluto pensare a quello per non rifare lo stesso errore. Non è sicuramente semplice sostituire uno come Klose, giocatore di caratura mondiale. Anche nel cuore dei tifosi era un idolo, si aspettavano qualcuno che potesse sostituirlo. Non ci ho pensato, il primo anno è stato bellissimo e siamo andati in Europa League”.

La svolta della stagione: “Nell’intervallo di Lazio-Atalanta, il mister si arrabbiò tanto e aveva ragione. Non stavamo in piedi, stavamo pensando ai fatti nostri. Non eravamo noi, ci ha dato una spinta incredibile. Il rigore del 3-3 pesava tantissimo, Gollini mi sembrava alto 3 metri e me lo stava pure parando, ma ho tirato una bella botta. Sarebbe stato un peccato sbagliarlo”.

I derby: “I derby del primo anno sono stati relativamente tranquilli per me. Poi ho capito veramente bene la situazione e c’è stata molta più tensione. È una partita speciale, i tifosi ti parlano di quella gara da subito. Tutti vogliono vincerla e per fortuna qualche soddisfazione me la sono tolta. Sono state tutte stracittadine combattute. Quello finito 3-0 con gol mio, di Caicedo e di Cataldi è sicuramente uno dei più belli in assoluto”.

Pubblicità

Il rapporto con Lotito: “Con lui ho un bellissimo rapporto, c’è massimo rispetto e stima. Stessa cosa con Tare e Peruzzi, con tutti i dirigenti. La Lazio per me è destinata a rimanere al vertice negli anni, è una società seria con tifosi fantastici. Anche nei momenti di difficoltà ho visto come ha reagito, come in una famiglia. Ti mandi a quel paese e torna tutto come prima; anche noi abbiamo avuto tanti problemi ma li abbiamo sempre risolti guardandoci in faccia”.

Il gol più bello: “Forse quello a Cagliari, anche per come si è concretizzato. Quello più facile che ho sbagliato? Ce ne sono tantissimi. Il rigore con il Napoli in cui sono scivolato, ma anche un possibile 3-2 contro la Dinamo Kiev. Ho rosicato tanto perché era facile da mettere dentro, su un bel passaggio di Milinkovic”.

Progetti futuri: “Sono stato vicino al Napoli e fino a quando non sono arrivato alla Lazio ho sperato di giocarci. Però mi sono trovato talmente bene qua che non ci ho più pensato, non sarebbe nemmeno stato corretto per i tifosi biancocelesti. Già sto pensando a cosa faremo con questa maglia nel futuro. Non so se chiuderò qua la carriera, magari a 33 anni la Lazio sarà talmente forte che avrà bisogno di giocatori importanti e non mi va di essere di peso. Fino a quando indosserò questa maglia darò il massimo. Mi danno spesso dello juventino perché non sono andato a giocare a Napoli, ma non è così”.

Pubblicità
Pubblicità

in evidenza