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Dal “metrosexual” allo “spornosexual”: le evoluzioni del maschio

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Capita a volte di imbattersi in parole straniere che irrompono nella quotidianità e che spesso non si comprendono realmente o del tutto. Una di queste è “metrosexual“, utilizzata già da diversi anni per descrivere alcuni calciatori e non solo. Non si tratta di un termine mutuato dalla psicologia. Il neologismo, infatti, nasce con l’intento di spiegare come siano cambiati i gusti estetici e le abitudini di acquisto degli uomini delle grandi città.

A causa della desinenza “sexual“, può erroneamente indurre a pensare che si tratti di un concetto legato all’orientamento sessuale. In realtà non è così perché non ha nulla a che vedere con la scelta dell’altro e quindi con aspetti di relazione ma con lo stile di vita di un soggetto. Il termine indica una generazione di uomini, eterosessuali, che vivono nelle grandi città e che dedicano grande attenzione al proprio aspetto.

Metrosexual‘ è una parola composta dall’unione tra «metropolitan» ed «heterosexual». Fu coniata dal giornalista  inglese Mark Simpson che, nel 1994, ne parlò per la prima volta. L’uomo metrosessuale rispondeva orientativamente, a suo dire, all’uomo giovane, con un alto reddito a disposizione, che vive o lavora in una città.

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Successivamente, ad inizio 2000, il giornalista ha aggiunto dettagli alla sua definizione ed ha individuato anche il modello di riferimento nel calciatore David Beckham. Spesso a questo proposito si fanno anche i nomi di altri sportivi quali Cristiano Ronaldo e Rafael Nadal. Il metrosexual tipico, secondo lo scrittore, sarebbe dunque un giovane uomo benestante, che vive o lavora in una metropoli (dove ci sono negozi, club, palestre). Il fatto che possa essere gay, etero o bisessuale, poco importa se si considera il forte interesse verso se stesso come oggetto d’amore e piacere.

Questa parola quindi indica un uomo lontano dagli stereotipi classici della virilità.  Il metrosessuale è attento al suo corpo in vario modo. Narcisista e salutista, cura il proprio fisico in maniera a volte spasmodica, ricorrendo anche a prodotti di cosmesi: fitness, abbronzatura a raggi UVA, depilazione parziale o totale del corpo. Tendenzialmente agiato, può e vuole concedersi abbigliamento alla moda e un’alimentazione attenta. In qualche modo il metrosexual incarna la versione moderna del ‘dandy’ inglese di fine ‘800. Il concetto di metrosexual, però, varia anche seconda del contesto di riferimento e dei canoni culturali del paese in cui ci si trova.

Nel 2016, in un’intervista, Mark Simpson ha descritto la mutazione del “metrosexual“, diventato poi “spornosexual” nel corso degli anni. Tra lo ‘sport‘ e il ‘porno‘, si coltiva un corpo atletico per trasformarlo in un oggetto del desiderio, da mostrare pubblicamente attraverso i media e i canali social aumentando l’audience sessuale.

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Il prototipo dell’uomo moderno è individuato in Cristiano Ronaldo: diviso tra la cultura del proprio corpo e la voglia di essere desiderato. Come dimenticare, ad esempio, le sue numerose autoesaltazioni non per essere soltanto e semplicemente osservato, ma proprio per essere desiderato da un pubblico sempre più vasto.

Anche il ‘metrosexual’ era un uomo che ‘desiderava essere desiderato’. Ma lui si muoveva in un ambito legato alla moda, al fitness, alla cosmetica, territori considerati fino a poco tempo prima di esclusiva pertinenza femminile. Oggi le cose sono cambiate fortunatamente e l’uomo eterosessuale ha potuto affermare la propria volontà di essere anche un oggetto passivo del desiderio.

In ogni caso, che si parli di metrosexual o spornosexual poco conta. Alcuni termini servono solo ad orientare e comprendere più che a definire. E le definizioni limitano sempre. Anche perché, come sosteneva Pessoa: “la bellezza è il nome di qualcosa che non esiste, che io do alle cose in cambio del piacere che mi danno“.

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