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ESCLUSIVA #LBDV – Baldini #ACasaConVlad: “Grande rapporto con Del Piero. Napoli: che impatto!”

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Secondo ospite di giornata #ACasaConVlad è Francesco Baldini, ex difensore di Napoli e Genoa, tra le altre, ed attuale allenatore.

Nativo di Massa, la sua carriera nasce nella Lucchese. “Sono andato a Lucca a dodici anni nel settore giovanile ed il mio provino lo feci col grandissimo presidente Maestrelli. Quella Lucchese era una grande società, molto seria, e la mia fortuna fu che il presidente mi prese sotto la sua ala protettiva. Feci il mio esordio con Lippi in B, a diciassette anni, poi arrivò Orrico, che praticamente non mi considerò. Fu poi Franco Scoglio a schierarmi titolare”.

Esperienza che lo porta alla grande occasione Juventus. “Quando Maestrelli mi informò che mi avevano venduto alla Juventus già pensavo a come ritagliarmi il mio spazio. Pensai subito che fosse in realtà un punto di partenza: questa tenacia fa parte del mio carattere. Lì ho avuto un grande rapporto con Del Piero: insieme sfiorammo il triplete con la primavera e ho condiviso con lui anche l’appartamento. L’anno dopo, Moggi mi disse che non avevo spazio e allora ebbi modo di tornare alla Lucchese in prestito”.

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Dopo di che arriva la chiamata del Napoli. “Questa chiamata arrivò nel momento giusto. Volevo crescere e mostrare il mio valore. A Napoli sono arrivato a casa mia, mi sono ambientato subito rispetto a quanto successo nell’anno di Torino. Con Boskov l’impatto fu davvero positivo, era una grande persona e quando a fine anno ci disse che doveva andar via, piansi“.

Dopo Boskov, arriva Gigi Simoni e l’anno è un po’ particolare. “Da gennaio, Ferlaino cominciò a capire che l’allenatore sarebbe andato all’Inter, e al primo momento difficile lo esonerò. Quel fatto provocò un terremoto all’interno dello spogliatoio. La finale di Coppa Italia persa contro il Vicenza fu uno spartiacque: andare in Coppa delle Coppe sarebbe stato diverso. Ferlaino si trovò a gestire una situazione completamente inedita perchè non poteva più autofinanziarsi col mercato. Ma la passione che ho visto in lui, non l’ho rivista da nessuna parte”.

L’anno dopo, la clamorosa retrocessione in B. “Si iniziò a parlare di questioni extracalcistiche e nonostante venne messo su un gruppo di buoni calciatori, non si trovò la quadra. Tutti sbagliammo e tutti fummo colpevoli di quella situazione”.

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E da qui i primi problemi: “In B fu il mio primo anno difficile. Subii un grosso infortunio e per accelerare i tempi ebbi una ricaduta. Quell’anno ci fu l’ennesima rivoluzione e quando ti devi adattare a diversi contesti inizi ad andare in difficoltà”.

Sull’anno della promozione in A. “La società iniziò ad andare in crisi. Zeman era un allenatore con idee particolari e distanti da Novellino. A fine anno subentrò Mondonico, che non fece altro che ristabilire gli equilibri. Alla fine si retrocesse per un punto, con dinamiche che tutti ricordiamo”.

Sull’anno con la Reggina: “Ci furono problemi a Napoli e decisi di andare a Reggio. Lì incontrai proprio il Napoli in una delle partite più importanti della stagione e disputai una grande partita. Ma con la città partenopea ho avuto sempre un grande rapporto e ci ho messo sempre la faccia. Anche quando ci fu l’episodio dell’aggressione, rimasi fino all’ultimo per una questione di principio”.

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Baldini è stato anche capitano con il Genoa. “E’ una piazza molto simile a Napoli ed il campionato vinto in B lì nessuno me lo può togliere. E da buon tenace, decisi di rimanere anche quando si è ripartiti dalla C”.

Infine, qualche considerazione sulla sua carriera d’allenatore: “Amo un certo tipo di calcio e mi sono innamorato del calcio di Guardiola, nonostante venissi da un altro tipo di gioco. Bisogna studiare per mettere in atto certe cose. Adesso sono ancora sotto contratto col Trapani e non posso dire più di tanto, ma abbiamo trovato difficoltà nel mettere insieme una squadra con ritardo. L’allenatore non ha la bacchetta magica. Comunque abbiamo cercato di crescere tutti insieme, abbiamo fatto il massimo in una categoria difficile, seppur il lavoro è stato massacrante. Lavoravo anche quindici ore al giorno nello spogliatoio. Mi auguro che il Trapani si salvi perchè vorrebbe dire che questo percorso fatto insieme, seppur interrotto, è servito a qualcosa”.

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