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Auguri Paolo Maldini, buon compleanno Leggenda
Se dici Maldini dici Milan. Se dici Maldini dici calcio. Se dici Maldini dici Il Difensore. Di padre in figlio, sempre con la stessa maglia, sempre con lo stesso spirito, sempre con la stessa fame di VITTORIA.
Il Difensore
Paolo Maldini, nato a Milano il 26 giugno 1968, professione: Leggenda.
‘Etichettare’ Maldini come calciatore è banale, misero e quasi irrispettoso. Uno dei difensori più forti della storia del calcio, se non il più forte, non può essere ricordato come semplice ‘calciatore’.
Chi era Paolo Maldini? Paolo Maldini era Il Difensore. Punto, fine del discorso. Non si possono dare spiegazioni. Quasi nessuno ha fatto ciò che ha fatto lui, in un ruolo e… nell’altro.
Una carriera fuori ruolo
La grandezza, l’unicità e la rarità di un campione come Maldini sta in ogni aspetto che lo circonda. Dagli occhi azzurri alla scivolata con recupero. Ciò che più di ogni altra cosa lo ha contraddistinto e lo rende fuori da ogni logica è il ruolo.
Destro naturale, pur di giocare nel Milan decide di cambiare ruolo. In un’intervista con Federico Buffa, Paolo, alla domanda ‘Come si fa a diventare sinistri se si è nati destri ?’, rispose:
“Sono sempre stato destro e sempre lo sarò, ma al Milan c’era quel posto libero (quello da terzino sinistro, ndr) e l’occasione la dovevo prendere”.
In questa frase c’è buona parte dell’essenza di Paolo Maldini. Ovvero: pur di giocare, cambio ruolo. Si, cambio ruolo ma divento lo stesso il più forte. Ecco, sta tutto qui. Nessuno nella storia ha costruito una carriera giocando ‘fuori ruolo’ a piede invertito con questi risultati. Tralasciando il fatto che Maldini resta il calciatore con più finali di Champions League disputate, Otto. Cinque le vittorie.
Una piccola parentesi la merita l’ultima delle otto finali, quella vinta 2-1 contro il Liverpool nel 2007. Si, 2007, a 39 anni suonati, giocando come centrale di difesa. Ennesima metamorfosi, ennesima vittoria, ennesimo record.
Leadership
Un solo episodio, anzi due, spiegano alla perfezione la leadership che aveva Paolo Maldini. Finale di Champions, Milan – Liverpool 3-3, i rossoneri perdono ai rigori dopo essersi fatti rimontare da 3-0.
Tornando negli spogliatoi Paolo dice ai compagni di squadra: “State calmi, in questa finale ci torneremo e la vinceremo”. Due anni dopo, 2007, di nuovo Milan contro Liverpool. Doppietta di Inzaghi, 2-1, la Champions League è rossonera.
Ritorniamo un attimo al 3-3. Di ritorno da Istanbul, sede della finale, in aeroporto un tifoso inveisce verso i calciatori dicendo: “Vergognatevi, dovete chiedeteci scusa”. Tutti fermi, nessuno ribatte. Nessuno tranne Paolo.
”“Io do l’anima, io posso anche morire in campo, però, una volta che lo faccio, non mi devi dire ‘Impegnati’ o ‘Sei un… poco di buono’. Sono andato davanti a questo tifoso. Come capitano non potevo accettarlo. Non potevo accettare che un ragazzino di 22 anni – io giocavo da 20 anni al Milan – dopo una partita del genere, mi dicesse qualcosa. Solo io sono andato a ‘parlare’, per modo di dire. Non ero solo, ma sono andato solo io. Mi sentivo toccato”.
Auguri Paolo, il calcio ti ama e ti amerà sempre. Grazie ancora per tutto, Difensore.