SERIE A
Napoli, Insigne: “Ammutinamento un errore, non lo rifarei”
Il capitano del Napoli, Lorenzo Insigne, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere della Sera. Dall’ammutinamento alla stagione azzurra ecco le parole del ventinovenne attaccante partenopeo.
Insigne, perché è così difficile imporsi nella propria città?
«Le aspettative sono sempre alte e al minimo errore paghi. A me non sono mai stati fatti sconti, ma da un paio d’anni ho capito che dovevo migliorare anche fuori dal campo. E va molto meglio».
Contro l’Atalanta non una delle sue migliori partite.
«Sinceramente no, non è stata una prestazione all’altezza di tutta la squadra. Probabilmente abbiamo pagato un po’ di stanchezza. Però mi lasci dire una cosa».
Prego.
«Quindici punti tra il Napoli e l’Atalanta sono troppi. La partita fino a un certo punto è stata equilibrata, la nostra qualità non è venuta fuori ma non abbiamo incontrato avversari irresistibili».
Il Napoli paga l’inizio di stagione deludente.
«Sì, è un grande rimpianto. Un peccato, soprattutto per quello che stiamo facendo adesso. Abbiamo fatto un recupero importante con Gattuso, ma resta l’amarezza».
Capitano nella notte dell’ammutinamento, rifarebbe la stessa scelta?
«Evidentemente no, ma adesso è anche inutile pensare a ciò che poteva essere e non è stato. Fu un errore, abbiamo pagato e per fortuna ci siamo ripresi».
Gattuso ha restituito dignità alla stagione del Napoli, qualcosa da imputare alla gestione di Ancelotti?
«Non sono nessuno per giudicare Ancelotti, allenatore che ha vinto tutto e soprattutto quasi ovunque. Il mister è abituato a grandi campioni, io gli dicevo sempre che noi avevamo bisogno di essere messi sotto pressione, anche bacchettati se era il caso».
Con maniere forti, intende?
«Mi rendo conto che la mia è un’autocritica: siamo professionisti, dovremmo camminare da soli, ma noi forse in quel momento avevamo necessità di sentire il fiato sul collo».
Gattuso ha interpretato questa esigenza?
«Sì, il mister esige tantissimo e ci motiva ogni secondo. Con lui mi sono sentito al centro del progetto, mi ha attribuito responsabilità e fiducia e il rapporto è autentico, spero di ripagarlo».
La sconfitta con l’Atalanta ha di fatto chiuso la possibilità di recuperare posizioni Champions, teme un effetto-rilassamento?
«Impossibile con Gattuso! Si è arrabbiato a Bergamo e ci ha avvisati: bisogna dare il 200 per cento in tutte le partite che mancano. È un nostro dovere, ma anche un modo per arrivare pronti all’appuntamento con il Barcellona».
Si sente un punto fermo della Nazionale?
«Con Mancini ho un buon rapporto, mi ha dato fiducia. Ma, vale per tutti, bisogna restare sul pezzo per essere a certi livelli».
Il suo idolo è Del Piero, ma nell’immaginario è considerato il Totti di Napoli. A quale dei due si sente più vicino?
«A Del Piero, a lui mi ispiravo da ragazzino: il tiro a giro nasce guardando e riguardando le sue perle».
Totti durante una diretta social ha detto: chiamo Insigne e gli propongo di essere assistito da me. Lo ha fatto?
«Sì, mi inviò un messaggio. Gli dissi serenamente che avrei fatto altre scelte».
Era il periodo in cui decise di lasciare Raiola. Un rapporto durato poco.
«Non c’entra il calcio né, come ho sentito dire, perché con lui dovevo andar via da Napoli. È stata una decisione personale».
Ogni estate si parla di lei come possibile partente, ma per il Napoli è incedibile. Ha mai pensato di andar via?
«Mai. Giocare nella propria città è il sogno di chiunque. Non dipende, certo, soltanto da me. Vediamo cosa dice De Laurentiis».
Le proporrà il rinnovo?
«Sono tranquillo, ho altri due anni di contratto. Non c’è un problema di questo tipo, se vuole sono qui».
Che rapporti ha il capitano del Napoli con il suo presidente?
«Tra noi c’è un confronto autentico e leale. Con qualche scontro, ma come è normale che sia».
Torno alla città che non le perdona niente: sua moglie le ha regalato una Lamborghini, in un secondo è scoppiata la polemica sull’opportunità di pubblicizzare un acquisto così costoso in un momento di crisi mondiale.
«Mia moglie non mi ha regalato la Lamborghini, anzi a lei non piacciono le auto. È uno sfizio che mi sono concesso. Una colpa? Non ho pubblicizzato né questo, né altro».
Si riferisce ai 100 mila euro dati al Cotugno durante il lockdown?
«L’ho fatto in silenzio, ma con i social non esistono più segreti».
È nato in una famiglia umile, da ragazzo lavorava per comprarsi le scarpette: è cambiato il suo rapporto con i soldi?
«Che siano pochi, tanti o anche tantissimi serve rispetto per i soldi. Questo è un valore che insegno ai miei figli».
Domani la Roma, Gattuso non perdonerebbe altri errori.
«Daremo il massimo, lo dobbiamo a lui e alla città».