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Atalanta, quando la fantasia si muta in invidia

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E’ così complicato tacere e dare meriti e plausi agli avversari? Parrebbe di sì, dando uno sguardo a parte dell’opinione pubblica e della carta stampata. Per carità, ognuno è libero di portare avanti la propria tesi, discutibile o meno, ma non bisogna mettere in secondo piano una realtà inconfutabile. Perchè un’Atalanta che macina punti ed avversari è bella da vedersi ed è un valore aggiunto per il calcio italiano, al netto di come la si possa pensare in termini di fede calcistica.

Il capolavoro di Gian Piero Gasperini, che piaccia o meno come persona, ha aperto un’era impensabile anche ai più, per una squadra che fino a qualche anno fa faceva la spola tra massima serie e cadetteria. Oggi invece la Dea è diventata addirittura una realtà europea, con i quarti di Champions raggiunti al primo tentativo della propria storia, consolidandosi sempre più tra i confini nazionali. Ma a molti fa comodo mettere su la solita teoria del complotto, che rischia di far perdere di vista i risultati di quella che oggi è una macchina con giri di motore elevatissimi.

LA TEMPESTA PERFETTA

L’Atalanta è una vera e propria tempesta perfetta per gli avversari. Basti pensare a quanti punti ha tolto in queste ultime quattro stagioni alla Juventus, dominatrice del calcio italiano da quasi un decennio. E non è bastata nemmeno la sua prima partecipazione alla Champions League per ‘indebolire’ la morsa dei nerazzurri, che invece ha rinvigorito ancor di più i ragazzi terribili di Gasperini.

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E l’ultimo match contro il Napoli al Gewiss Stadium, vinto per 2-0, è la dimostrazione che ormai la squadra bergamasca non è più una sorpresa, ma una solida realtà. Ha sofferto e ripiegato quando si è reso necessario, e ha punto non appena la squadra di Gennaro Gattuso ha mollato la presa nervosa con un uno-due micidiale.

Non solo quindi una certa intensità fisica, ma anche una mentalità da grande squadra. Checchè se ne dica degli allenamenti duri in settimana, dello strapotere fisico e di una resistenza diesel che ormai sono soltanto alcune tra le tante prerogative.

Tuttavia, come detto in precedenza, laddove sconfinano i meriti iniziano a moltiplicarsi ragionamenti complottistici, pur di motivare una superiorità inspiegabile per molti e giustificata, d’altro canto, dal lavoro e dall’organizzazione di gioco.

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QUANDO LA FANTASIA SI MUTA IN INVIDIA

E’ chiaro che un modello del genere fa gola a tanti, ed è per certi versi una novità per il modo di concepire calcio in Italia, rimasto a decenni addietro su non pochi aspetti. Criticare e puntare il dito alla controparte, anche a costo di ragionamenti senza base di ragione, fa parte di questa mentalità ormai superata e che alimenta le chiacchiere da bar e quella da social. Insomma, pane per i denti per chi fa di tutto ciò il proprio cibo quotidiano.

Quante volte in queste settimane ci siamo ritrovati ad ascoltare frasi del tipo: “Quanto corrono questi?”, o meglio ancora: “C’è sicuro qualcosa di strano sotto”? Fin troppe, considerando che nel calcio i risultati contano più di qualsiasi ragionamento oggettivo. Confondendo soprattutto il ‘correre troppo’ con il ‘correre meglio’.

L’Atalanta corre, e anche tanto, ma non più di tutte. Se si va infatti a spulciare le varie statistiche, spunta un dato che fa riflettere.

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Fonte: Lega Calcio

I bergamaschi risultano addirittura noni nella classifica della media per km percorsi a partita. “Come è possibile?”, diranno in molti. La spiegazione è quasi elementare per chi il calcio lo osserva minuziosamente, e sta nella perfezioni negli schemi targati Gasperini. Coralità nella fase di possesso (ed i difensori goleador ne sono una valida dimostrazione) e l’ossessionata ricerca del gioco in verticale. Ma potremmo aggiungere tanti altri marchi di fabbrica, come il cross dall’esterno verso l’altro, che spesso e volentieri si trasforma in gol, e la regia a tutto campo del Papu Gomez, per citarne qualcuno.

Insomma, il copione è noto a tutti e ciononostante l’Atalanta continua a stupire (qualora ce ne fosse ancora bisogno) e ad essere imprevedibile come poche in Italia ed in Europa. Purtroppo, tutto ciò rappresenta per molti un peso. Un concetto fin troppo onesto, intellettualmente parlando, da riconoscere. La riconoscenza: un fardello per molti, un privilegio per pochi. Questa è la dura legge del nostro calcio, valevole anche per chi ha dalla sua parte la ragione del campo.

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