Approfondimenti
ANGOLO DEL TIFOSO ROMA – Game, set and match
Trentacinque anni che la Roma non vinceva in trasferta con 5 gol di scarto; la prima volta a Cremona e, nel 1935, ad Alessandria: l’unico 1 a 6 esterno dei giallorossi. La vittima stavolta è la povera SPAL, ufficialmente retrocessa una settimana prima dopo tre stagioni. La Roma è in palla e affamata: c’è bisogno di sommergere polemiche, oltre che tenere alta la concentrazione in vista dell’Europa League (col Milan dietro a minacciare le vacanze, con lo spettro preliminari).
Molti cambi doverosi, per far riposare soprattutto Veretout e gli “anziani” Dzeko e Mhkitaryan, ma il modulo non cambia più. La Roma vuole chiudere la pratica subito ed in tranquillità e al 10′ è già 0 a 1: bella azione corale che porta Spinazzola al cross, il rientrante Perez fa sponda per Pellegrini, mezza rovesciata che Letica non trattiene e Kalinic ribadisce in rete.
I giallorossi continuano con calma a cercare soluzioni anche da fuori, ma al minuto ventiquattro Valdifiori serve una bella palombella e Cerri vola in cielo a firmare il momentaneo pareggio. La statistica dei gol presi sulle marcature dirette di Kolarov è più o meno quella che il serbo detiene sulle punizioni, ma in questo caso lo spallino fa un bel gesto atletico.
Ma gli emiliani sono depressi e tecnicamente scarsi (dispiace dirlo), ma è Pau Lopez a tenere alta l’attenzione con due uscite agghiaccianti, entrambe col pallone perso e corsa risibile dietro all’attaccante, come un Benny Hill di DriveIniana memoria.
La risolve Carles Perez sul finale di tempo: fa a sportellate ne dribbla tre e insacca un bel diagonale, anche stavolta non impeccabile Letica.
Il secondo tempo la pratica si chiude. Kolarov si fa perdonare con un bel siluro da fuori che il portiere emiliano che, in giornata no, non trattiene. Pochi minuti e arriva il 4 a 1, cross del subentrato Zappacosta, sponda di Kalinic e Bruno Peres insacca.
BRUNO “DUE” PERES
Paradossalmente la SPAL si sveglia e comincia ad impensierire la difesa giallorossa con alcuni inserimenti e costringendo Smalling ad un salvataggio sulla linea. Quando Peres fa doppietta con un delizioso angolato sotto l’incrocio sono quasi svenuto: mi sono apparsi i corvi guitti e canterini di Dumbo con la loro “Ne ho viste tante da raccontar, giammai Bruno Peres doppietta far”…
A parte le mie cattiverie gratuite, un plauso a Fonseca per aver rigenerato il ragazzo, ma soprattutto al brasiliano, rientrato a Gennaio nel terrore dei tifosi. Dopo il lockdown è tornato in forma, a disposizione della squadra, sempre pimpante e qualitativamente presente. La difesa a tre lo disimpegna da obblighi difensivi e ed è stata un’arma in più in questa bella striscia giallorossa. La doppietta è un premio meritato per chi ha lavorato bene. La boutade di settimana sulla richiesta di nota azienda birraia di non associare più il loro nome al brasiliano avrà fatto effetto (a Roma, metropoli ma spesso paese, si era soprannominato Bruno Ceres, suggerendo una sua spiccata passione per il luppolo lavorato).
Finita qui? Manco per niente
Ricordate Zaniolo? Brutto, cattivo, sta male, sta bene, lo vendo, lo tengo: nessuno lo ama. Fonseca non lo convoca, poi Under si fa male e lo porta in panchina “per sicurezza”, anche se non sta bene. Non stando bene gioca 40 minuti, presente, aggressivo, tenta la via del gol un paio di volte e sul suono del gong parte da centrocampo, ne sdraia una cinquantina e marcato da tre difensori chiude il set. Cattivo Zaniolo, non si fa! E non credere di intortarci col selfie tuo e di Mancini… sappiamo che tutti ti odiano e non ti permetteremo con la tua classe di affossare la squadra! E’ sarcasmo, ovviamente: non fa mai male.
Tutto bello, davvero bello: di male solo Pau Lopez veramente svagato, ma in pratica mai operoso (Fonseca ci spiega che in settimana lo spagnolo aveva anche vomitato, allora forse stava correndo in bagno). L’avversario era quello che era, ma prosegue l’allenamento del 3-4-2-1. Fonseca è l’unico allenatore nel decennio americano che ha capito l’allergia per i terzini difensivi a Trigoria e, come più volte ripetuto, li ha rigenerati togliendogli obblighi di copertura: sempre meglio Spinazzola e Peres. Mancini nella difesa a tre è ancora più incisivo e Smalling è rientrato alla grande. Bene sempre Diawara ma un plauso a Cristante che, leggermente più avanzato, ha dato tutto, cercando contrasti e la via del gol anche da fuori. Buoni anche gli ingressi di Villar e Zappacosta.
Carles Perez è pedina del futuro, anche se ormai siamo ai saluti coi due folletti precedenti: di Kluivert non si hanno più tracce e Under è sempre più rivolto a guardare il Vesuvio, ma con la sua “incostanza” forse è un saluto reciprocamente valido, seppur il turco abbia i suoi numeri.
Bene Kalinic: chissà che giocando di più l’anno prossimo possa essere alternativa valida a…. non sappiamo a chi, speriamo sempre a Dzeko – al massimo qualcuno di più forte. Finalmente Pellegrini: gioca a tutto campo e tocca un’infinità di palloni; dopo le avulse prestazioni che gli hanno tirato addosso qualche critica, finalmente una buona prova. Purtroppo il ragazzo paga le aspettative altissime date dalle sue caratteristiche e forse dalle sue origini: nessuna delle due è in discussione, ma il prossimo anno bisogna tirare fuori il carattere.
GIGI DI BIAGIO
Piccola nota. Vedere Di Biagio così in difficoltà spiace. Per carità, il compito era improbo sin da quando è subentrato a Semplici, ma i ferraresi sono crollati tecnicamente e psicologicamente. Io sono fautore del “non fermarsi mai”, sia quando le ho date (poche) che quando le ho prese (tante); ma vedo Gigi disarmato, la Roma che ne fa 6 a casa loro e mi ricordo i Colantuono, i Cosmi e i Montella, in momenti di grande difficoltà giallorossa, girarsi verso i propri giocatori e predicare (umilianti)”calma e rispetto” per la loro ex squadra mai dimenticata. Stavolta Mamma Roma è stata più severa con uno dei suoi figli più amati, ma se vuoi crescere non bisogna guardare in faccia a nessuno. Scusa Gigi.