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LEVA CALCISTICA ’68 – Uomo per Amore

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Da ragazzino a pallone con gli amici, quando mi toccava andare in porta, spesso dopo una parata mi sorprendevo a gridare: “Il grande Astutillo Malgioglio!”. Discreto estremo difensore che, a quei tempi, spesso sedeva in panchina ma che, alla bisogna, si faceva sempre trovar pronto.

Mi ha sempre incuriosito e fatto sorridere il nome proprio di quest’uomo, portiere per passione e Uomo per amore.

Nasce il 3 maggio del 1958 a Piacenza. Adolescente cresce tra i Dilettanti del San Lazzaro per poi completare la maturità calcistica nel vivaio della Cremonese.

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Nel 1977 passa al Bologna e lì esordisce in serie A subentrando al portiere titolare Mancini durante una partita all’Olimpico contro la Roma. Ma è anche in quell’anno che Astutillo, dopo una visita ad un centro per disabili di Brescia dove giocava prima del trasferimento alla società felsinea, decide di fondare una associazione per il recupero di portatori di handicap e bambini distrofici nella sua città natale. L’associazione prende il nome di ERA 77, dalle iniziali dei nomi di sua figlia, sua moglie e ovviamente la sua.

Di tasca propria acquista macchinari e offre terapie gratuite, aveva vent’anni e il suo grande cuore resta colpito dalla sofferenza degli sfortunati e dall’indifferenza dei cosiddetti normali. Si laurea in medicina, specializzandosi nello studio dei problemi motori dei bambini.

Vive serenamente la sua carriera senza mai inseguire effimeri sogni di gloria personali, trascorrendola per la maggior parte del tempo sulle panchine come dodicesimo di diversi team. Ne sfrutta però gli ingaggi per sostenere sempre più la sua associazione e trovare la gioia nell’aiutare i bambini con disabilità, sempre gratuitamente. A Roma, con la Lazio, vive, professionalmente, il suo momento peggiore, quando la tifoseria biancoceleste lo accusa di scarso impegno dovuto alla sua seconda attività.

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Continuamente insultato e minacciato dall’ignoranza umana che trova il tempo anche di dedicargli un ignobile striscione – che qui non riporterò – Astutillo, dopo una brutta prestazione contro il Vicenza, reagisce levandosi e gettando a terra la maglia della Lazio, dopo avergli sputato sopra. Una brutta reazione, sicuramente, da parte di un uomo che ne stava subendo di tutti i colori da persone che offendevano da mesi i suoi affetti più cari e la sua caritatevole passione. Da quel momento ha tutti contro, società e compagni compresi e, da uomo fiero quale è, decide di rescindere il contratto e pensa di smettere col calcio.

Ma è un altro uomo d’onore che, conoscendo il suo privato, gli fa cambiare idea chiamandolo a fare il secondo a Walter Zenga.

“Un uomo come te non può smettere così” gli dice Giovanni Trapattoni e con i nerazzurri si trova a vincere Coppa Uefa, Campionato e Super Coppa. L’ambiente oramai è a conoscenza della sua associazione; la FIGC indice una colletta tra tutti i calciatori, raccogliendo sole settecentomila lire.

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Un bel giorno, incuriosito dalla fretta che Astutillo ha al termine di ogni allenamento per tornare dai suoi bambini, Jurgen Klinsmann lo accompagna per vedere di persona. Il giorno dopo gli staccherà un assegno di settanta milioni di lire.

Nel 1992, Malgioglio, bersagliato da problemi fisici, si ritira dall’attività agonistica. Qualche anno dopo, la sua Associazione chiude i battenti per mancanza di fondi. Solo e dimenticato dagli ex colleghi miliardari, e con gravi problemi di salute, Astutillo ancora oggi usa le sue mani, questa volta senza guanti. Continua a far volontariato e a curare i bambini “per un disegno di Dio” dice, e noi gli crediamo.

Perché se esiste davvero un Dio, solo lui sa quanto bisogno ci sia al mondo di persone come te.

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Buona fortuna Astutillo Malgioglio, portiere per passione e Uomo per amore.

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