LEVA CALCISTICA ’68 – L’Ocho della Quinta del Buitre

José Miguel Gonzales Martin del Campo.

Un nome adatto ad una telenovelas ai più.

Un nome, o meglio un Poema, per coloro che, come il sottoscritto, negli anni ottanta dovevano, come unico modo per seguire il calcio europeo, sfogliare il Guerin Sportivo o sintonizzarsi il giovedì su Rai 2 per divorare EuroGol, a guida dei mostri sacri Giorgio Martino e Gianfranco De Laurentiis.

Il Poema era conosciuto con il semplice nome di Michel, numero 8 della Casa Blanca e di questa ultima leggenda riconosciuta universalmente.

Era membro e perno della famosa “Quinta del Buitre”, la nidiata di Canterani che venne su con Emilio Butragueno e che portò il Real Madrid a dominare la Liga per un quinquennio e a portare due volte la Coppa Uefa e svariate Coppe del Re a Concha Espina.

Oltre quattrocento presenze e più di cento gol nella capitale che per un centrocampista non erano male nemmeno per quei tempi in cui, per superare arcigne difese, votate alla distruzione più che alla costruzione, dovevi disporre di classe e tecnica, tanta. Per due volte (1986 e 1992) eletto miglior calciatore spagnolo dai quotidiani sportivi iberici.

Quando il gioco passava attraverso la sua testa, era come se si accendesse una luce sul rettangolo verde, sapevi che di lì a poco avrebbe inventato un cross liftato, un lancio calibrato (interno o esterno era lo stesso), un filtrante o una sediata all’incrocio. Insomma con il destro disegnava traiettorie e scriveva poesie e il mancino sciabolava, sempre a testa alta e con elegancia y carisma, qualità unanimemente riconosciuta.

Conoscenza universale del calcio e della sua tecnica, l’ocho blanco sfruttava tutti i centimetri del campo; la discesa sulla destra a cercare la linea di fondo per poi rientrare e rasoiare col mancino da posizione angolata era il suo marchio di fabbrica. Ma lui era anche molto, molto di più.

L’ocho blanco era la Classe e la Tecnica della Quinta, innovatore e mediocampista totale.

Michel El Poema.