Approfondimenti
UN CALCIO AL SUPERSANTOS – L’amore è in curva
Che bello guardare le giocate dei grandi campioni.
Quanto è interessante guardare le mosse tattiche dei grandi allenatori.
E non dimentichiamoci di quanto sia straordinariamente emozionante vedere l’attaccante della propria squadra insaccare la palla in rete.
Si. Tutto bellissimo ed entusiasmante.
Ma, pensate ciò che volete, il vero calcio, quello romantico per davvero, sta in un solo posto.
Non in campo. Non nei distinti o nelle tribune.
Il vero calcio sta in curva.
La passione che trasmette una tifoseria (a prescindere da quanto possa essere calda) rappresenta l’essenza dello sport e del vivere di sport.
Mettiamo il caso che, tornando a qualche decennio fa, si gioca di domenica pomeriggio (che bella cosa..), la partita non comincia alle 15, ma già dalla mattina.
Sveglia, tendenzialmente sul tardi perché sabato è sabato ed è assolutamente sacro.
Ti svegli un po’ rincoglionito per i bagordi di poche ore prima, ma la prima lavata di faccia ti riporta alla realtà: tra qualche ora c’è la partita!
Tua mamma o la tua ragazza (se, magari!) vi prepara amorevolmente un caffè bello forte, che appena butti giù il primo goccio ti sembra quasi di diventare the mask e allora tutto assume una sembianza “spumeggiante”.
Sigaretta, doccia rapida e sei pronto.
Scendi di casa con i tuoi jeans da stadio, la tua maglietta (la solita, per scaramanzia) e il felpone (perché d’inverno fa veramente freddo allo stadio, quel freddo che va dritto nelle ossa).
Accessorio fondamentale: la sciarpa! Se sei fortunato non hai quella da bancarella ma, per vie traverse, sei riuscito ad averne una dai “gruppi”.
Scendi le scale eccitato e in fibrillazione: ci siamo quasi.
Moto, macchina, metro o a piedi, poco importa. Il pensiero ormai è fisso là, alla partita!
Qualche bestemmia per il traffico, arrivi in prossimità dello stadio e ti incontri col tuo gruppo (si, se sei fortunato hai anche un gruppo) birretta e panino insieme e “ragà, ma secondo voi oggi chi gioca?”.
Sul panino avrei un aneddoto: domenica pomeriggio, 45 gradi all’ombra, mi giro verso il sediolino dietro al mio, trovo un ragazzo paffutello (e so’ stato gentile).
Lo vedo addentare un panino (panino?! Era occhio e croce 80 cm di panino), con dentro niente popo di meno che parmigiana di melanzane, braciola con tanto di salsa, melanzane fritte e patate al forno.
Si, avete letto bene. Domenica è domenica pure allo stadio.
Comunque, torniamo a noi.
Si son fatte le 14 circa. Si entra, finalmente!
Sali quelle scalette e la sensazione è sempre la stessa, quella della prima volta, quando avevi solo sei anni.
Scala dopo scala ti senti sempre più innamorato. È come una sorta di spogliarello della donna dei tuoi sogni.
L’ultimo tassello mancante però è il campo, gli sleep della situazione.
Vedi lo stadio, il tuo stadio, la tua casa.
Senti l’odore dell’erba bagnata fin da lì, nonostante tu sia lontanissimo.
Le casse che rimbombano musica a tutto spiano e ti sale un’adrenalina che manco un esame all’università.
Canti, balli, aspetti, fumi, borghetti e ancora borghetti.
Entrano le squadre. Naturalmente prima gli avversari e giù fischi assordanti! Li vorresti annientare stesso tu e stesso in quel momento.
Ecco, poi, la tua squadra: applausi ed emozione.
Si, emozione. Perché? Perché nonostante siano ragazzi come te, stanno indossando i tuoi colori e quelli sono la cosa più importante in quel momento e per sempre.
Si torna giù negli spogliatoi e, intanto, che fai? Non lo bevi un altro borghetti?
Ecco le formazioni. Chi ha mentalità non le recita, non le grida al cielo, ma negli 11 titolari c’è sempre quello che ha preso il tuo cuore e per cui vuoi far sentire la tua voce.
Si comincia. E non la partita in campo, ma quella sugli spalti.
Tifi, urli, bestemmi, ti arrabbi disperatamente, offendi gli avversari in campo e (se va bene) anche quelli sugli spalti arrivati in trasferta.
Come va la partita è fondamentale, certo. Ma in quei 90’ la cosa più importante è tifare, seguire i cori, fischiare ed incitare.
A prescindere da come andrà la partita, tu devi fare il tuo, perché vittoria o sconfitta sarà anche per merito o causa tua.
Sinceramente, non trovo nulla di più romantico, in questo sport, della tifoseria, della curva, degli abbracci che ti dai con sconosciuti al gol della tua amata.
Sfido chiunque a non pensarla così.
Il calcio senza curva, senza ultras, non esiste!
No al calcio moderno, no alla pay tv.