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CALCIO E STORIA – Settimo comandamento

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Settimo comandamento: non rubare

Nel calcio e nello sport in generale, si sono spesso verificati eventi che poco hanno a che fare con la lealtà e con l’onestà.

Fin dall’antica Grecia, infatti, abbiamo esempi e tracce di questi “illeciti”.

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Al tempo delle olimpiadi, non c’erano premi in denaro o cose materiali ma solo una bella corona di alloro, simbolo divino dell’atleta che aveva vinto. Non venivano create targhe celebrative.

Le uniche opere materiali venivano fatte solo in caso di gare truccate o di corruzione sportiva. Per ricordare a tutti e per punire i malfattori, veniva costruita una statua a loro immagine.

Ancora oggi se vi recate in Grecia, ad Olimpia, potrete scorgere i resti dei basamenti su cui venivano poste queste statue, che venivano realizzate con la somma che era stata impiegata dal corruttore. Le dimensioni di tali opere erano direttamente proporzionali all’entità della truffa: più grande era la statua, maggiore era stata la frode sportiva.

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Il calcio italiano ha avuto diversi illeciti. Per necessità di sintesi ne elencheremo solo alcuni.

Il primo risale al 1927, quando Alleman di, terzino della Juventus, ricevette una somma per favorire la vittoria del Torino nel derby della Mole.

L’allora dirigente granata Nani promise, attraverso uno studente universitario, tale Giovanni Gaudioso, la somma di cinquantamila lire, da ricevere in due tranche. Dopo la partita, il difensore juventino, reclamò il pagamento della seconda tranche in un incontro avvenuto in un albergo torinese.

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Ad ascoltare il colloquio, ci fu un giornalista, Ferminelli, che denunciò il fatto con diversi articoli.

La Federazione aprì un’indagine che portò alla revoca dello scudetto del Torino (anche se quel campionato, nel corso degli anni, è stato oggetto di domanda di riassegnazione). Allemandi fu riabilitato a distanza di un solo anno di squalifica.

Nel 1948 il Napoli fu punito con la retrocessione in B, dopo la combine per una partita col Bologna. Il presidente bolognese Dall’ara denunciò dopo che gli fu segnalato che alcuni suoi giocatori ricevettero una proposta da alcuni dirigenti del Napoli per perdere la partita.

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Per la cronaca, il Napoli vinse la partita ma la vittoria non servì comunque a salvare i partenopei dalla retrocessione. La Federazione italiana decise di relegare il Napoli all’ultimo posto e fu il primo caso nel calcio italiano di retrocessione decretata per illecito. Inoltre vennero squalificati a vita il presidente del Napoli Muscariello e il giocatore napoletano Ganelli.

Nel 1959 il Genoa fu condannato con una pesante penalizzazione di 18 punti, per un tentativo di illecito ai danni dell’Atalanta.

Nel 1974 la partita Verona – Napoli, su imbeccata di un giornale napoletano che riportò una telefonata tra il presidente del Verona Garonzi e l’attaccante Clerici del Napoli, avente per oggetto un presunto favore di natura imprenditoriale (il massimo dirigente scaligero promise il suo aiuto per fargli aprire una concessionaria FIAT in Brasile), fu oggetto di un’indagine federale. Al termine dell’indagine, il Verona venne condannato alla retrocessione in serie B.

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Nel 1980 scoppiò il caso clamoroso del calcio scommesse legate al totonero, al termine del quale vennero retrocesse il Milan e la Lazio mentre altre squadre come il Bologna e il Perugia furono penalizzate.

Diversi giocatori, tra cui Giordano e Wilson della Lazio e Morini e Albertosi del Milan, vennero addirittura in un primo momento arrestati ma assolti successivamente, solo perché mancava una legge penale ad hoc. Tuttavia vennero squalificati pesantemente a livello sportivo, con diversi anni di squalifica.

Per non farci mancare nulla, abbiamo avuto anche il caso del presunto illecito per un gol segnato per errore.

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È il caso di Genoa-Inter del 1983, terminata col punteggio di 3-2 per l’Inter. Quando Salvatore Bagni segnò il gol del 3-2 a quattro minuti dalla fine, nessuno dei suoi compagni esultò, quasi fossero dispiaciuti, anzi alcuni sembrarono addirittura arrabbiati.

All’epoca in base ad alcune indagini giornalistiche (Ziliani su tutti) pare che l’inter o meglio alcuni suoi giocatori, non disdegnassero i guadagni facili del calcioscommesse del totonero (ecco spiegata la reazione sul campo dei giocatori dell’Inter dopo il gol di Bagni). Il Genoa era in lotta per la salvezza ed aveva disperato bisogno di punti, mentre l’Inter, in una stagione incolore, aveva altrettanto bisogno di muovere la classifica per agguantare almeno la zona Uefa. Alla vigilia della partita, si fece largo la voce che il pareggio sarebbe andato bene a entrambe. Nel dopo partita i genoani erano inviperiti: alcuni arrivarono a dire che evidentemente qualcuno non era stato “avvisato”. Tuttavia per evitare danni più seri i dirigenti cercarono successivamente di minimizzare.

Secondo la tesi Ziliani, la FIGC fu costretta ad aprire un’inchiesta, ma quando vide che il caso avrebbe creato un danno di immagine troppo grande al calcio italiano, complici gli stessi giornali sportivi italiani che avrebbero subito un calo nella tiratura delle copie, cercò di insabbiare il caso. E infatti la Commissione disciplinare assolse tutti.

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A distanza di anni, un giocatore dell’epoca ha confermato a chi scrive, che la partita potrebbe essere stata pianificata per farla finire con un pareggio.

Nel 1985 si ebbe il caso Padova: la squadra patavina, allora in serie B, fu retrocessa per illecito per la partita Taranto- Padova 1-2. Vennero squalificati il vice presidente Zarpellon e alcuni giocatori del Taranto, tra cui Sgarbossa ex giocatore del Padova, che convinse i suoi compagni a far vincere la partita alla squadra della città del santo, che aveva bisogno di punti per salvarsi.

Nel 1987 la tentazione delle scommesse illegali toccò un’altra squadra, l’Udinese, che ebbe 9 punti di penalizzazione

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L’anno successivo, fu la volta dell’Empoli che si vide infliggere un meno 5 in classifica per illecito sportivo.

Nel 2006 scoppiò calciopoli che portò alla penalizzazione in punti di alcune squadre come Lazio, Fiorentina e Milan, mentre le responsabilità maggiori furono a capo della Juventus che si vide revocare i titoli del 2005 e del 2006 e che fu condannata, dopo aver chiesto il patteggiamento, alla retrocessione in serie B con 9 punti di penalizzazione.

Il legale della Juventus chiese di patteggiare, dal momento che gli illeciti sportivi contestati avrebbero potuto condannare la Juventus alla serie C.

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Nel 2006 ci fu la vittoria della nazionale ai Mondiali che contribuì a riabilitare l’immagine del calcio italiano, così come avvenne nel 1982, dopo lo scandalo del calcioscommesse.

In questi anni non si sono verificati grossi episodi, tuttavia, sarebbe sempre bene tenere alta ​ l’attenzione, attenzione che dovrebbe essere manifestata in primis dagli stessi giornalisti e mezzi di informazione (come spesso è avvenuto in passato).

Tutto questo perchè non vorremmo trovarci, tra qualche anno, di fronte a una nuova calciopoli.

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Come ci hanno insegnato gli antichi greci ad Olimpia, più che vantarci del numero dei titoli vinti o dei trofei, dovremmo guardarci dall’infamia di averne conseguito anche solo uno illecitamente.

Perché quell’ ”uno” getterebbe ombre e discredito anche su tutti gli altri, e questo con o senza statue da tramandare ai posteri.

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