Angolo del tifoso
ANGOLO DEL TIFOSO MILAN – Ibracadabra e il Milan vince
Su Udine domina un cielo coperto, uno spesso manto di nuvole grigio perla accolglie la formazione rossonera che entra da favorita e dovrà faticare parecchio per uscire vittoriosa.
Pioli schiera Leao e Saelemekers sulle fasce e Calhanoglu dietro Ibrahimovic, Gotti invece punta su Deulofeu e Pussetto che girano larghi intorno alla boa Okaka.
I padroni di casa partono con il freno tirato. Il Milan prende l’iniziativa, il giro-palla veloce è quello di sempre, Kessie rompe le trame avversarie e Bennacer smista palloni. I bianconeri non si rendono mai davvero pericolosi ma si intuisce che c’è poco da stare tranquilli, perchè il livello tecnico in avanti non è così scarso come potrebbe far pensare la posizione in classifica. Theo Hernandez, rinvigorito dalla pausa di giovedi, si sovrappone spesso e la catena di sinistra con Leao, sembra girare meglio di quello di destra, dove il marcatore Calabria non riesce a sopperire alla poca lucidità e pericolosità di Saelemekers, decisamente sotto tono e mai davvero entrato in partita. Già dai minuti iniziali, e sarà una costante per tutto l’incontro, dei rossoneri colpisce la frenesia incomprensibile in attacco. Vengono sbagliati passaggi elementari, triangolazioni non chiuse con errori troppo grossolani. Si capisce subito che questa partita domenicale, all’ora di pranzo, toglierà l’appetito a tanti.
Calhanoglu appare poco a suo agio nella ragnatela avversaria, Ibrahimovic riesce a fare poco, sempre stretto in mezzo ai due centrali, ma quando riesce a liberarsi, sono dolori. Come al diciassettesimo quando lo svedese, in veste di pivot offensivo, addomestica la palla di petto in area avversaria, la mette giù con quella calma che la sua classe e la sua mole possono infondergli, detta un passaggio arretrato per Kessie che si inserisce da dietro e la insacca, di piatto, sotto la traversa.
L’Udinese non subisce il colpo, forse al contrario si libera da timori e paure e riparte con più foga. Ma il Milan tiene bene dietro. Il grande sacrificio dei laterali d’attacco che tornano, Kessie uomo-ovunque e gli anticipi preziosi di Kjaer, sono i tre capisaldi della solidità che sta alla base della lunga sequenza di risultati utili consecutivi, conseguita dal post lockdown a oggi.
Il secondo tempo si apre così com’è finito il primo, Udinese in avanti e il Milan che cerca di contenere. E non sempre ci riesce. I friuliani trovano il modo per scardinare la difesa avversaria già al quarantottesimo minuto. Liberano il varco centrale sul versante di Romagnoli, costringendo il difensore milanista ad un fallo da rigore su Pussetto, lanciato da De Paul. Il pareggio, anzichè svegliare i rossoneri, amplifica la confusione in attacco. Aumentano le ripartenze gestite male e per il cambio di marcia significativo bisogna aspettare le sostituzioni.
Mr. Pioli, al minuto numero cinquantasei, richiama in panchina Bennacer, Saelemekers e Calabria e inserisce Brahim Diaz, Tonali e Dalot. Si alza il livello tecnico e la musica cambia. Il terzino portoghese garantisce un palleggio diverso e Diaz, a suo agio nello stretto, ha nel suo dribbling un chiavistello prezioso per aprire le difese avversarie e l’innesco giusto per mettere i rossoneri in costante superiorità numerica in area avversaria.
Un aspetto non così trascurabile, soprattutto quando il 10 turco non gira come dovrebbe. L’entrata di Rebic al settantunesimo chiude il cerchio e ricompone il mosaico originale.
Cresce la pressione per l’Udinese e al minuto ottantuno, proprio da un cross del croato, nasce il vantaggio del Milan con Ibra che gira in porta.
La partita si chiude qui. Il Milan, memore del finale contro la Roma, non lascerà nulla ai padroni di casa. Non esisteva un milanista che non sapesse quanto fosse importante e insieme delicata questa partita, non per una corsa scudetto che non esiste se non per i giornali e gli sfottò al bar, ma per confermarsi. Nelle ultime otti stagioni, a Udine, il Milan ha vinto solo due volte. Le altre sei volte siamo tornati a casa con zero punti. Zero.
Questo Milan è una squadra diversa da quella che il 25 agosto 2019, proprio qui a Udine, perse male, inaugurando un campionato che sarebbe proseguito anche peggio. Ma questo è il passato e vale la pena ricordarlo solo per non commettere gli stessi errori.
Il Milan degli Invincibili non esiste più, come quello smarrito e impaurito degli ultimi dieci anni.
Ce n’è uno nuovo, con la voglia di misurarsi e di scoprirsi molto più forte di quello che si potesse pensare solo qualche settimana fa. La big con l’età media più bassa d’Europa è troppo giovane per rimanere ferma a perdersi in romanticismi inutili e soporiferi. La stagione è solo all’inizio e ci sono ancora tante partite da giocare. E da vincere.
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