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Intervista a Felice Antignani (70 pillole azzurre): “Vi racconto la mia lotta contro il ‘Tram in faccia’ “
“La mia è una storia normale per molti versi, perché è la storia di una persona normale”. La vita, la malattia, lo sport ed il sociale: tutto mescolato nella vita di Felice Antignani, una persona normale che costantemente combatte contro il tram in faccia. Insieme al fratello Filiberto, da anni porta avanti il progetto 17su24, che si occupa di sport, ma con uno sguardo al sociale ed a ciò che esso rappresenta.
Buongiorno Felice, parlaci della tua storia.
La mia è una storia normale per molti versi, perché è la storia di una persona normale, con una bella famiglia, composta da quattro figlie e, di recente, anche un cane.
Ho la fortuna di avere un bel lavoro, grazie al quale riesco a viaggiare su tutto il territorio italiano; ho una vita senza particolari problemi o necessità.
Certo, è anche una vita segnata da un evento sconvolgente, come quello di perdere mio padre quando ero molto giovane, precisamente a 16 anni; ma, tirando le somme, è stata una vita piena di cose positive: il lavoro, la carriera, una moglie ed una splendida famiglia.
Quand’è che cambia realmente la tua vita?
Come detto, la mia era una vita normale, felice, fino a quando, però, non arrivò il cosiddetto “tram in faccia”, come scrivo nel mio ultimo libro (70 pillole azzurre), cioè quell’evento che ti sconvolge e che ti cambia radicalmente ed inevitabilmente.
Tutto ciò che fino a quel momento sembrava normale, bello, se vogliamo, apparve diverso; quando arriva “il tram in faccia”, cambi totalmente, com’è successo nel mio caso e, dunque, diventi un’altra persona, forse migliore. Cominci a dare priorità e a goderti tante cose che ti sembravano normali, ma che sono realmente importanti.
Cosa rappresenta questo famoso “tram in faccia” che spesso ripeti?
Il “tram in faccia” è un’importante malattia ematologica che mi è stata diagnosticata nel 2016 e che mi ha portato in un percorso ospedaliero molto importante, che mi ha portato a conoscere le realtà del mondo ospedaliero, del mondo del volontariato, del mondo che gira attorno alle associazioni, come, ad esempio, l’AIL che sono attive nella ricerca contro queste patologie.
Dopo due trapianti di midollo posso dire di star benino e posso essere molto contento, perché ciò mi ha permesso di continuare a fare il mio lavoro, di godere, a maggior ragione, della mia splendida famiglia e, inoltre, mi sono scoperto scrittore e “giornalista fai da te”, visto che mi diverto a scrivere simpatiche ed ironiche pagelle sulle partite del Napoli su un blog che ho creato insieme a mio fratello per divertimento.
Proprio da questo blog abbiamo fatto partire delle iniziative solidali con il Santobono ed altri ospedali, proprio attraverso la passione per il calcio e per il Napoli.
Come nasce il tuo bellissimo progetto e cosa ti ha realmente spinto a metterlo in atto?
Quando, nel 2016, entrai in ospedale, con la diagnosi di tumore del sangue, io venni trasferito nel reparto di Ematologia al Moscati di Avellino; lì trovai una struttura all’avanguardia e delle persone eccezionali da un punto di vista medico, ma soprattutto umano, che si presero molta cura di me, che in quel momento ero vulnerabile, terrorizzato.
Sempre lì, conobbi tantissime persone che soffrivano quanto, se non più, di me. Fu esattamente in quel momento che pensai che, una volta uscito dall’ospedale, avrei voluto fare qualcosa per queste persone. Volevo davvero dedicarmi agli altri e non più solo a me stesso e alla mia famiglia.
Il progetto dei libri, in realtà, nacque, quindi, come desiderio di fare qualcosa di buono per queste persone e cominciai, allora, aiutando le suddette associazioni. Ma, inoltre, in ospedale, durante i miei ricoveri, i miei trapianti e le mie degenze, per esorcizzare le paure, cominciai a scrivere miei pensieri, su un telefonino praticamente ‘scassato’; da qui mi venne l’ispirazione di raccogliere questi pensieri sparsi e, grazie a ciò, sono riuscito ad esaudire un mio sogno, che era proprio quello di scrivere un libro. Naturalmente, per questo lavoro devo ringraziare un mio amico, un bravissimo grafico.
Venne, quindi, fuori questo primo libro, (destinato ad amici e parenti per raccogliere fondi per la ricerca. Mi sarei accontentato di mille euro, di vendere 50 libri, ma, in realtà, appena i Dottori cominciarono a leggerlo, ne rimasero entusiasti, tutti i miei amici lo vollero e ciò diventò un magnifico passaparola e le copie vendute, dopo 5 ristampe, diventarono quasi duemila e fu per questo che nacque anche il mio secondo libro.
Grazie a questi libri, tra enti, comuni, persone, siamo arrivati quasi a 35.000 euro di donazioni, inviati poi, quasi totalmente, all’AIL sezione di Avellino ed una parte all’Ospedale Pausilipon, all’interno di un progetto con il Rotary Club Napoli Ovest.
Felice, parlaci dei tuoi libri.
Come anticipato, ho scritto due libri, più due, nel senso che, come ti ho detto, su 17su24 mi diverto a scrivere le pagelle scherzose ed ironiche sulle partite del Napoli. Queste pagelle sono, poi, state raccolte, negli ultimi 2 anni, in due almanacchi. Questi sono stati, tra l’altro, portati a Dimaro e firmati dai calciatori del Napoli e poi messi all’asta; anche in questo caso il ricavato delle vendite è stato destinato alle donazioni per l’Ospedale Santobono.
I veri e propri libri sono due, intitolati 70 Pillole Azzurre (uscito nel Maggio 2017) e Pillole 2.Azzurro (uscito nel Febbraio 2018), che tra l’altro stiamo presentando ufficialmente proprio in questi giorni ad Avellino e Pomigliano.
Perché “Pillole”?
Premesso che, come ti ho raccontato, il primo libro nacque quasi per caso, come pensieri sparsi, scrivendo cose sfiziose, con l’ironia che caratterizza le stelle pagelle e che contraddistingue un po’ anche la mia persona. Solo con l’ironia nei momenti complicati della vita si può andare avanti.
In sostanza, il primo libro nasce così, con queste storielle, precisamente, appunto, settanta storie, le quali possono anche essere lette singolarmente, anche se di sottofondo c’è la storia centrale che comincia con episodi di quando ero ragazzo, raccontati come se fossi in pizzeria o in un bar, continuando con la parte centrale, che, appunto, riguarda il famoso “tram in faccia”, raccontato sempre con la solita ironia.
Lo stile di scrittura è particolare, perché le persone che leggono i miei libri mi dicono che è come se in quel momento mi avessero davanti e stessero parlando con me, suscitando in loro varie emozioni e questa è assolutamente una cosa voluta e che mi fa immensamente piacere.
Chi mi vuole bene dice che questo è un mio talento, io dico, invece, che è un pò di fortuna e che qualcuno da lassù ha voluto che io facessi questa cosa e concretizzassi questo mio sogno.
La sfortuna di questo “tram” mi ha regalato la possibilità di scrivere e di parlare di questo argomento molto delicato.
Il secondo libro rappresenta, in parte, un’evoluzione del primo. Un libro più pensato, più ragionato, con un contenuto più preciso.
Se nel primo ritroviamo la forza di una reazione per vivere, di una reazione ad un evento clamoroso, nel secondo c’è qualche pensiero in più, qualche elucubrazione mentale in più, il tutto, però, sempre in maniera molto ironica e con un filo conduttore che è quello di utilizzare questo mio talento, quale l’ironia, per far passare più facilmente messaggi su un argomento che, di per sé, è abbastanza difficile.
Parlando di Massimo Troisi, di Pino Daniele, di Maradona, di storie di calcio o di quando si era bambini, forse il lettore riesce a riflettere su argomenti delicati quasi senza accorgersene.
Sono libri scritti con cuore e sentimento, sensazioni di quel particolare momento, legate alle varie fasi di un percorso importante quale quello dell’evoluzione della mia situazione medica.
Le pillole sono azzurre perché l’azzurro è un colore ricorrente nella mia vita, perché a me piace il mare, tutto ciò che è la napoletanità, come il cielo di Napoli, che è di un azzurro intenso e, poi, anche un po’ per il Napoli stesso.
Oltre a tutto ciò, noi de LBDV siamo rimasti piacevolmente colpiti da un altro progetto, parallelo al tuo, che, come già hai accennato, nasce insieme a tuo fratello e viene portato avanti tramite la piattaforma 17su24. In cosa consiste?
Si, parallelamente all’attività riguardante i miei libri, c’è anche questo progetto “17su24”, anch’esso nato per caso circa 2 anni e mezzo fa. Si tratta di un’idea che nasce dalle pagelle di cui ti parlavo, scritte dopo ogni partita del Napoli. È un progetto nato su social, anche se io sono sempre stato contrario agli stessi, tanto è vero che c’è un capitolo del libro (70 Pillole Azzurre) che ho denominato ‘Fessbuc’.
Dunque, io queste pagelle le scrivevo e le inviavo ai miei amici per messaggio e gli stessi le diffondevano su facebook; in poco tempo divennero virali, e, dato che il numero di ‘ammiratori’ cresceva volta per volta, con mio fratello (Filiberto) decidemmo di pubblicarle prima su un blog (gli Ultramici) e poi abbiamo pensato di crearne uno nostro, dove scrivere queste famose pagelle, ma anche cose sul calcio in generale.
In ogni caso, il “mago di internet” è sempre stato mio fratello, visto e considerato, come detto, il mio quasi astio per i social, che, purtroppo, molto spesso, vengono utilizzati male.
Collegato strettamente a questo discorso è certamente l’ultima iniziativa di raccolta fondi, attivata mediante un grande personaggio di Twitter, quale Spud. Cosa ne pensi di tutto ciò che sta accadendo e della inaspettata risposta social?
Il merito maggiore va dato a mio fratello, il quale ha creato completamente dal nulla, proprio insieme a Spud, questa iniziativa. All’inizio non è che ci credessimo molto, invece tantissimi seguaci di Spud, qualcuno nostro, voi de LBDV e tanti altri hanno contribuito a raccogliere dei fondi. Non ho i dati aggiornati, ma da quel che so abbiamo superato abbondantemente i 3.000 euro e credo che sia una cifra destinata a crescere.
Una volta terminata la raccolta fondi, speriamo di donare una cifra molto importante alla fondazione Pausilipon, che sono carissimi amici, come la Direttrice Flavia Matriciano, il Presidente Annamaria Ziccardi, che conosciamo bene avendo, con loro, portato avanti altri progetti.
Quindi, anche su internet proviamo ad essere molto attivi, cercando di utilizzare i social in maniera intelligente, proprio inserendo il calcio come elemento di sottofondo, perché dopotutto il calcio rappresenta, soprattutto in Italia, un argomento di aggregazione, o almeno così dovrebbe essere.
Siamo riusciti a portare qualche calciatore del Napoli dai bambini ricoverati al Santobono, oppure, ancora, maghi, o comunque personaggi che hanno cercato di allietare le difficilissime giornate di questi piccoli angeli e delle loro mamme.
Sono attività complicate da portare a termine, ma qualcuno deve farlo e io mi sento di farlo, perché mi rendo conto che la nostra presenza, a volte, sia più importante di quello che pensiamo.
Come è nata la collaborazione con Spud?
È stata una cosa, possiamo dire, casuale. Spud, un giorno, come provocazione, scrisse di voler fare qualcosa per gli altri. Si parlava molto di Manolas e di James Rodriguez al Napoli, calciatori che lo stesso Spud da molto tempo aveva avvicinato al Napoli.
Lui fece un tweet e disse che sarebbe stato bello se lui e tutti i suoi follower avessero donato 1 euro una volta conclusi questi colpi di mercato, con la speranza di arrivare a 10.000 euro.
Non aveva, però, i mezzi per attuare una cosa del genere e per questo motivo chiese aiuto pubblicamente. Mio fratello, fan di Spud, allora, decise di contattarlo in privato e di spiegargli chi fosse e tutta la sua e la mia storia.
Spud, che poi abbiamo conosciuto, persona molto semplice e onesta, si fidò immediatamente di me e di Filiberto e nel giro di meno di un giorno contattammo la fondazione Pausilipon, chiedemmo loro come potevamo aiutarli e ci parlarono di questo progetto per le periferie di Napoli, che aveva ed ha bisogno di finanziamenti.
In maniera molto rapida si riuscì a mettere in moto questa bellissima iniziativa, con una carta dove effettuare versamenti, con Spud che pubblicizzò il tutto in maniera brillante.
Il primo giorno, dopo 3 ore, già avevamo raccolto 1.000 euro, una cosa clamorosa.
Spesso si parla male di social, ma a volte scopri che ci sono tante persone che riescono ancora a sorprenderti.
Un ringraziamento speciale a Felice e Filiberto Antignani.