Approfondimenti
LEVA CALCISTICA ’68 – Direttore d’Orchestra
Il mitico Tonino Carino da Ascoli e Giorgio Bubba da Genova.
Marcello Giannini da Firenze e Gianni Vasino da Milano.
Luigi Necco (e qui si entrava in fase tachicardica) da Napoli.
Ferruccio Gard da Verona e Franco Strippoli da Bari.
Nomi e volti che ai più giovani forse non dicono niente ma che per decenni hanno riempito le domeniche pomeriggio degli italiani.
Improbabili e datati look, voci caratteristiche che stimolavano spesso la verve di abili imitatori, tutti bravi e professionali anche se con qualche garbata vena campanilistica che non guastava mai. Tutti collegati da un filo ideale con un comune denominatore: colui che li orchestrava con eleganza e maestria.
Il grande Paolo Valenti.
L’umiltà e la modestia prestata al giornalismo. Una figura rassicurante che entrava nelle case italiane per donare mezz’ora di relax prima dell’inizio di una nuova settimana di studio o di lavoro.
Novantesimo Minuto, la sua creatura, era divenuta un caposaldo del Costume italiano. La sigla iniziale con immagini e musica entrava prepotentemente nei meandri del cervello per non uscirne più. L’organizzazione dei collegamenti calcolata al centesimo di secondo con gli inviati sopra menzionati era poi il capolavoro che si ripeteva ogni domenica.
E le nostre domeniche erano scandite da riti e consuetudini. Come la gimcana motoristica nel traffico del dopo partita per arrivare in tempo per l’inizio della trasmissione, avidi come eravamo di immagini, suoni e soprattutto gol. Oppure, quando la squadra del cuore giocava in trasferta, i laocoontici e inverecondi pranzi domenicali fuori porta che tassativamente dovevano aver termine in un tempo giusto per far rientro a casa entro le diciotto punto zero zero, cosa che nel meridione alle volte appariva impresa improba.
Poi nel 1990 Paolo ci lasciò in una domenica di novembre. E Novantesimo, almeno per chi vi scrive, non fu più lo stesso.
Senza nulla togliere ai pur bravi Maffei e Galeazzi che lo sostituirono negli anni a venire, la signorilità e l’eleganza del lessico, l’educazione e i toni pacati che adoperava Paolo Valenti restano inarrivabili. Come restano scolpite le discussioni tra gli amici del bar sulla squadra del cuore del bravissimo giornalista. Un mistero durato decenni data la sua onestà e imparzialità. Fu l’amico Nando Martellini a svelare, dopo la sua morte, la sua passione per la Fiorentina.
Avrà fatto un sorriso beffardo Paolo da lassù, l’ultimo suo dono per chi credeva che tifasse Napoli, Juve o Milan.
Tanti tuoi colleghi oggi dovrebbero rivedere quelle trasmissioni domenicali per capire come andrebbe fatto un lavoro che in tv tocca le anime e le passioni di milioni di italiani.
Eh sì caro Paolo, obiettività e imparzialità oggi sembrano essere merce rara da queste parti, sei andato via trent’anni fa ormai e forse le tue lezioni sono state dimenticate, o forse no.
La cosa certa è che tantissimi di noi non ti hanno mai dimenticato, non possono dimenticarti.