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Angolo del tifoso

ANGOLO NAPOLI – Napule é…. un pareggio subito e poi difeso

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Niente da nascondere, tanto da proteggere.

Avrà pensato questo David Ospina nel momento in cui si è tuffato sulla sua sinistra ed ha neutralizzato, con l’aiuto salvifico del palo dello stesso lato, il rigore ingenuamente provocato da un Bakayoko apparso poco in palla.

Il Napoli formato Europa League è quest’anno squadra difficilmente inquadrabile, capace di alternare, anche nello stesso match, rendimenti diametralmente opposti.

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Che si trattasse di una partita tutt’altro che semplice si era capito sin dai primi minuti di gioco, quando i giovanissimi olandesi avevano da subito dato l’impressione di voler indirizzare l’incontro.

Molto bella la manovra sul primo gol azzurro, con Di Lorenzo (in ripresa) abile nell’assist a Mertens a chiusura di un intreccio partito a sinistra, continuato a destra e… finito in porta.

Il pareggio finale riflette, in ogni caso, correttamente l’andamento del match, nel quale a tratti entrambe le squadre hanno dato l’impressione di poterla vincere, ma anche di poterla perdere.

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Il verdetto finale del girone è, in ogni caso, rinviato alla settimana prossima, vale a dire all’ultima giornata. Nulla di nuovo, dunque, per gli azzurri. Succedeva ai tempi del Borussia, del Manchester City o del PSG, accade anche con Rijeka, Az e Real Sociedad. Perché c’è per forza una qualche forma di sadismo in un club che cresce, accelera, si ferma, riparte e… chissà.

In terra d’Olanda, sotto una pioggia battente e continua, il Napoli è parso tutto sommato solido nel primo tempo, ma fortemente ingenuo ed impreciso nel secondo, coi cambi non troppo capaci di recuperare slancio ed idee.

Giocare ogni tre giorni non facilita certamente la continuità nel gioco e nelle prestazioni, ma i turni infrasettimanali europei dovrebbero favorire (impresa ancora non riuscita, pur se tentata) le apparizioni virtuose di coloro che trovano meno spazio in campionato.

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E’ il caso di Andrea Petagna, ad esempio, utilissimo in difesa sui calci d’angolo, con buona personalità nella difesa del pallone e nei cambi di passo a centrocampo, ma troppo impreciso e goffo sotto porta, esattamente non un grande biglietto da visita per un attaccante.

Analoga riflessione può farsi per Elmas, Mario Rui e Lozano, capaci di farsi desiderare in campo, salvo poi rimpiangere quelli usciti anzitempo per far loro posto.

Quando non si gioca bene, si sa, meglio comunque pareggiare che perdere.

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L’1-1 nella pioggia di Alkmaar non passerà agli annali come una partita indimenticabile e si scoprirà solo tra sette giorni se il brutto gol subito al volo di piede da calcio d’angolo (evento non proprio usuale) potrà catalogarsi tra i dispiaceri innocui o tra le ferite mortali.

Si torna in Italia con la consapevolezza che la strada è lunga e che, anche se c’è poco tempo per pensare, gli azzurri hanno bisogno di lavorare sulla testa, prima ancora che sulla condizione fisica.

Le sole risposte utili”, amava ripetere Vittorio Foa, “sono quelle che propongono nuove domande”. Il problema vero di questo lungo inizio di stagione, però, è che mentre si discute di modulo e di uomini, di strategie ed approcci, è già tempo di prepararsi per andare a Crotone e poi rientrare per ospitare gli spagnoli capolisti in casa loro, capaci sinora di tenere molto a distanza Barcellona e Real Madrid.

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Il segreto, nella vita, si sa, è farsi trovare pronti.

Non si deve né può chiedere altro, per adesso, agli uomini di Gennaro Gattuso.

Di esserci con la testa, innanzitutto.

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E poi anche un po’ coi piedi.

Per inanellare risultati, per collezionare vittorie, per fare punti e quanta più strada possibile.

I bilanci si tirano alla fine.

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E con essi arrivano elogi o tirate d’orecchie. Domenica sera si è abusato, forse, dei primi. In Europa League servirà, probabilmente, la seconda.

La sentenza, poi, sarà arduo compito dei posteri.

Perché non c’è motivo, quasi mai, di trarre giudizi affrettati.

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Il pareggio in terra d’Olanda va in archivio, per tutto il resto… si è appena cominciato.
Il Napoli non ha niente da nascondere, ma tanto – davvero tanto – da proteggere.

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