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Angolo del tifoso

ANGOLO MILAN – Così non va

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Ore 16:00. Estrazione del molare. Due punture di anestesia, giù anche la terza, ma non appena lo scalpello va a premere sul dente, Giove, Marte, Saturno e tutta la galassia di Andromeda. Niente da fare, c’è un infezione, cinque giorni di antibiotico e ci si vede fra una settimana. A casa. Col dente che avrà la sua vendetta e tornerà a fare male non appena svanirà l’effetto dell’anestetico.

Ore 21:30. Genoa-Milan. Il gioco del Milan frammentato, impreciso, senza mai una verticalizzazione, che riesce a subire due gol da un attaccante quasi in pensione, somiglia molto ad un brutto mal di denti.

Il Genoa si chiude a riccio, linee vicine, pressing portato con tanta corsa e fisicità. Tanta fisicità. Il Milan accusa quest’atteggiamento dei padroni di casa, non riesce mai ad essere pericoloso perchè non riesce mai a ragionare.

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Ma se così fosse, la Serie A non sarebbe quel campionato sempre ostico che ci piace raccontare. Quando non si ha tempo di fare i ricami, si deve andare di sciabola, ma le verticalizzazione veloci mancano nel menù da troppo tempo e si vede. Il centrocampo genoano alza la diga con Sturaro e Lerager, un filtro che intercetta ben 17 passaggi, passano pochi palloni e sempre tutti molto sporchi, difficili da domare e ripulire, soprattutto se manca chi lo sa fare.

Kessie lavora anche per compensare la poca fisicità del compagno di reparto e alla lunga poi cala. Tonali ci mette tanta volontà ma alla fine non riesce mai ad emergere e naufraga anche lui, in mezzo ad un mare di passaggi, 517 di cui solo il 79% riusciti. Una delle percentuali più basse di questi 25 risultati utili consecutivi. Eppure l’impressione che si ha è che non manchi la benzina, ma l’intero albero motore.

5 partite senza Kjaer, 4 senza Bennacer e ben 7 senza il fuoriclasse della compagnia, assenze che metterebbero fuori gioco qualunque squadra e il Milan che l’anno scorso incassava 5 gol dall’Atalanta proprio a dicembre, non può non accusare. Per i miracoli ci stiamo lavorando.

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Masiello dà alla difesa del Genoa cattiveria e mestiere, ma il lavoro gli viene anche semplificato da un attacco avversario davvero evanescente. Leao è perennemente sotto tono, nel primo tempo rimane troppo schiacciato su la linea del fallo laterale di sinistra e nel secondo da centrale anche peggio. Rebic è una prima punta maladattata e il solito Castillejo per la poca qualità che offre, pare più un terzino aggiunto che un ala di attacco.

Non puoi pensare di scalare non una montagna ma neanche una collina dolce del Chianti, guidando un suv con le gomme lisce. E quando i due gol li segnano due difensori, allora vuol dire proprio che li davanti si è fatto poco o nulla.

L’attacco del Genoa invece, all’opposto, ha avuto grip. Un redivivo Destro, autore di una doppietta, e un sorprendente Shomurodov hanno davvero costruito gioco, facendo salire bene la squadra, subendo molti falli, offrendo molte sponde per gli inserimenti dei compagni da dietro. Dove non arriva la classe, deve arrivare il lavoro e l’olio di gomito.

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Le note positive certo non mancano ma cominciano ad essere una consolazione anzichè un motivo di fiducia. Quattordicesima partita consecutiva nella quale il Milan ha segnato due gol, mai accaduto nemmeno ai tempi del Grande Torino, venticinquesimo risultato utile consecutivo e un ottimo Kalulu che, al netto di qualche leggerezza figlia di un ruolo non suo, ha segnato un gol decisivo e non ha mai commesso davvero errori enormi, considerata anche la sua giovanissima età, ventun’anni a fine giugno prossimo.

Forse è saggio tornare coi piedi per terra e riprendere anche a correre. Se non altro per darci nuovo slancio. Non bisogna dimenticare quale fosse l’obiettivo di partenza. Certo è anche vero che non ci si può più nascondere nel gioco delle parti e forse qualcuno lassù, fra Dio, Singer e Gazidis, devono davvero convincersi che serve un mercato di gennaio saggio ed efficace come quello dello scorso anno.

Una brutta partita, giocata male concedendo punti preziosi. È la vendetta del mal di denti. Non c’è altra spiegazione.

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