Angolo del tifoso
ANGOLO NAPOLI – Napule é… tutto nella testa
Il Napoli è una squadra – attualmente – che toglie la salute e che mina il fisico.
Costruita per giocare in un modo, si è ritrovata – da un mese e mezzo ormai – a giocare in tutt’altro, evidenziando una serie di problemi divenuti dapprima equivoci tattici e poi punti persi in modo sanguinoso.
Perché il dogma della costruzione dal basso ha senso con Koulibaly o con un regista basso come Diego Demme, ma manifesta tutti i suoi limiti quando si pretende di farla con gente come Hisaj e Maksimovic.
Pochi metri più avanti, poi, in campo si vede da un pò un centrocampo impresentabile, incapace di fare filtro e men che meno di costruire, con Bakayoko [gol (fondamentale) a parte, peraltro realizzato sull’unica punizione non battuta dal capitano] lentissimo nello svolgere, a stento, il compitino.
Male a Udine anche Lorenzo Insigne, troppo sufficiente ed ancora impreciso in un paio di occasioni davvero propizie.
Da salvare in Friuli solo – a tratti – Zielinski e, come d’abitudine ormai, Lozano, l’unico – già da diverse partite – a dare l’idea di poter davvero cambiare in ogni momento l’inerzia della partita.
L’assenza di Osimhen ha fatto danni enormi, anche nella testa.
L’auspicato recupero di Koulibaly e Mertens (e – speriamo – anche di Manolas) sarà salvifico, sperando che entrambi tornino integri e pieni di sana voglia di rialzare la testa.
Le urla del belga da bordo campo sembrerebbero deporre per una soluzione affermativa.
Tutto sarà completo, però, col rientro a pieno ritmo del giovane attaccante nigeriano, l’unico capace di regalare alla squadra di Gattuso un modello di gioco fatto di costruzione in verticale con movimento della palla rapido ed in profondità.
L’Udinese vista domenica pomeriggio in tv, è sembrata squadra quasi equivalente, con prestazioni di Mandragora e De Paul utili a giustificare che starebbero davvero bene in maglia azzurra.
Match, in generale, fortemente esemplificativo e foto vivida e reale del problema più grande che in questo momento tarpa le ali della squadra allenata da Gennaro Gattuso.
E’ forse soprattutto carenza di leadership in campo, evidente ogni qualvolta un errore (quello di Rrhamani sull’1-1 è da matita blu e da 4 in pagella, purtroppo, ed ha macchiato indelebilmente un esordio comunque incolore) vanifica un vantaggio raggiunto o mette a repentaglio il risultato.
Da quel momento in poi, infatti, gli azzurri si spengono, soprattutto mentalmente, vagando sul prato verde in balia di loro stessi.
“Il più grande sbaglio nella vita”, si sa, “è avere paura di sbagliare”. Aveva ragione Elbert Hubbard, scrittore, filosofo ed artista statunitense.
E gli uomini di Gattuso, in questo, paiono eccellere.
Al di là del match da recuperare, mancano ancora due partite alla fine del girone d’andata. Saranno in casa con la Fiorentina ed in trasferta contro il Verona. 180 minuti utili a capire davvero a cosa può ambire l’altalenante Napoli di quest’anno.
Intanto Udinese – Napoli va in archivio con una vittoria al novantesimo, che dà sempre un’emozione particolare. Merito d’un colpo di testa indirizzato con precisione nell’angolino alla destra del portiere.
Importante, peraltro, che in un momento di difficoltà anche psicologica, la parte superiore del corpo venga utilizzata anche per colpire un pallone vagante e scagliarlo con ingegno nella rete avversaria.
Perché dietro l’attualità informe della squadra partenopea c’è tanto da approfondire e da studiare, ma farlo con tre punti più in classifica è senza dubbio molto meglio.
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