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UN CALCIO AL SUPERSANTOS – Un giorno all’improvviso… si torna a tifare

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Ieri sera, al San Paolo, il Napoli è riuscito in un’autentica impresa (quantomeno se pensiamo alla stagione attuale): tornare alla vittoria in casa e contro una big dell’attuale campionato.

Napoli – Lazio ha rappresentato, forse, una svolta per la stagione dei partenopei. Un quarto di finale di Coppa Italia che, alle 20:44, pareva essere dall’esito scontato.

Pronti via e il capitano azzurro, Lorenzo Insigne, si inventa una perla assoluta: dribbling, sterzata e palla sotto le gambe del portiere laziale. Un urlo che non si sentiva da tempo, troppo tempo.

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La partita racconterà tantissime altre cose: espulsioni, rigori sbagliati, pali da una parte e dall’altra. Ma ciò che importa, quantomeno ai tifosi partenopei, è il risultato finale: 1-0 di grande sofferenza.

Si, sofferenza. Quella che aiuta a superare i momenti difficili, complessi. Quella che aiuta a raggiungere una compattezza di squadra e un affiatamento generale che ti permette di lasciare alle spalle i periodi più bui.

Un po’ come nella vita vera, no?

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Chi ha fatto la differenza, però, a parere di chi scrive, non è il solo Insigne, o i nuovi Lobotka e soprattutto un sorprendente Diego Demme.

La differenza, quella sostanziale, l’ha fatta il dodicesimo uomo in campo: ieri, dopo mesi, son tornate le curve.

La musica era cambiata ed è stato evidente fin da subito, fin dal calcio d’inizio.

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Uno stadio che ruggiva di rabbia, di passione, di fuoco.

Gli Ultras (e cioè coloro i quali vincono sempre e non perdono mai) son tornati, nonostante i vari dissidi con questura, società e quant’altro.

Proprio come una mamma amorevole, nonostante i litigi, nonostante la lontananza seppur momentanea, i tifosi, quelli veri, hanno capito il momento di difficoltà dei ragazzi (perché si, saranno pure molto ricchi e viziati, ma restano pur sempre ragazzi, alcuni dei quali molto giovani) che indossano la tanto amata maglia azzurra.

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Qualcosa è cambiato. Evidente.

Palese nello sguardo rabbioso di Insigne, al momento dell’esultanza per il bellissimo gol; palese nei tackle rabbiosi di un galvanizzato Manolas; evidente nella ricerca spasmodica degli azzurri dell’appoggio dei propri tifosi, incitati in ogni momento utile.

Attenzione! Non stiamo affatto dicendo che tutto ciò rappresenta la panacea per tutti i mali. Il Napoli è un paziente malato, molto malato; possiamo dire, quasi in fin di vita. Ma certamente, il ritorno degli Ultras può rappresentare un’importante medicina per condurre questo paziente ad una clamorosa e miracolosa ripresa.

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I giocatori napoletani, compreso l’allenatore – un passionale come Rino Gattuso – hanno un bisogno disperato ed esasperato dei propri tifosi.

Nessuno mi toglie dalla testa che la partita di ieri, il Napoli, senza i cori incessanti delle curve, non l’avrebbe mai vinta.

Ma è il termine della partita che necessita di una grandissima attenzione.

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Al triplice fischio, il protagonista è diventato uno ed uno soltanto. Il coro alto, altissimo di una Curva B che nella sua totalità ed in massa ha deciso di far paura nuovamente a tutta la nazione, in primis ad una Juventus che a giorni verrà a far visita al Vesuvio.

Tutti sotto la Curva, tutti! A cantare e a saltare con la propria gente, guidati da un capitano che non vuole più esser lasciato solo, ma che ha, appunto, un estremo bisogno della sua gente.

Un giorno all’improvviso. Si, perché il 21 Gennaio è esattamente un giorno all’improvviso, che però rappresenta tutto l’amore che una tifoseria può provare per la propria maglia.

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Napoli sono loro: il Napoli è dei napoletani. Che nessuno, NESSUNO, si permetta più di cacciarli dalla loro casa, perché non esiste nessuno che meglio di loro possa “difendere la città”.

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