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SATYRIGOL – Il peso delle parole
Il peso delle parole. Anche un libro di Olimpia Petruzzelli si intitola così. «Il peso delle parole dipende da chi le dice» risponderebbe un fan di Fabri Fibra o Fibra stesso. L’era dei social media: in cui la parola assume la forma di un’arma e l’oratore ha sempre il coltello dalla parte del manico. Che se i sofisti fossero nati nel ventunesimo secolo avrebbero approfittato del vuoto intellettuale in questo burrone chiamato internet. Che se Protagora fosse nato negli anni ’70 potrebbe avere già un legame con un determinato partito politico. E con ciò non intendo dire che Protagora sia un razzista, quanto piuttosto che un certo razzista, ad oggi, sia Protagora. Immaginiamo una tavola imbandita, la cui portata principale sia un linguaggio lordo: lardo che cola. E che il pezzo più semplice da afferrare sia una coscia di pollo rivestita di pelle di insulti. Chi non darebbe un morso?! E quando anche il mondo spettacolare – dal latino spectaculum; spectare, dunque fatto per guardare – del calcio, il cui contatto fisico, che dagli albori delle società, è intrattenimento per l’essere umano, viene inondato dal trash talking qual è la differenza tra esso ed uno squallido reality show?
Che il trash talking è un’arte. L’uomo per sua natura, in quanto incompleto e venale, va alla ricerca di lotte e di sangue: rabbia e guerra. Dunque sta principalmente qui la differenza. Ma il peso delle parole non è detto a caso. Perché spesso l’associazione tra trash-talking e razzismo viene posta come due cose simili divise da una sottile linea. Ma tra esse non bisogna frapporre un muro di cartongesso, quanto piuttosto un enorme pilastro. Ibrahimovic ha costruito una carriera, un personaggio, un brand sul suo carattere. E negli ultimi vent’anni il suo modo di esporsi ha aiutato anche mediaticamente sé stesso ed il calcio. Lapidarlo significherebbe rinnegare quanto l’Italia ed altri paesi hanno gongolato sul suo essere pungente. La giornata di squalifica resta sicuramente l’unica giusta soluzione ad una vicenda che nata in campo, doveva morire in quell’istante.
Con ciò non va sminuita la tematica del razzismo. Per permettere a tutti di vivere allo stesso modo, dobbiamo tutti relazionarci allo stesso modo. Al contempo, però, chiedo che la si smetta di collegare tutto al razzismo quando due persone fatte della stessa carne ma con gradi di melanina diversi discutono. Il peso delle parole. È importante, ma non troppo.
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