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De Nicola si racconta a LBDV: “La mia esperienza al Napoli e su un possibile ritorno…”
L’ex medico sociale del Napoli, dottor Alfonso De Nicola, è stato ospite della puntata speciale de Il Calcio Nel Mercato. Presenti nel corso della diretta anche il nostro direttore editoriale, Daniele Garbo, ed il fondatore de Le Bombe Di Vlad, Francesco Romano. Di seguito, le parole del dottore rilasciate nel corso della trasmissione:
“Con i vaccini cambieranno anche i protocolli, credo. Adesso è un disastro. Non so come si faccia con chi deve giocare ogni tre giorni. Il giorno prima della gara vanno fatti i tamponi, bisogna poi aspettare la risposta ed i laboratori hanno i loro tempi. Il problema fondamentale è che purtroppo, e per fortuna, ci sono delle varianti che sono state scoperte. La situazione non è delle migliori, non solamente per il calcio ma per tutto il mondo dello sport. Soprattutto per sport che sopravvivono grazie alla presenza del pubblico. Ognuno di noi è abituato ad una certa economia e dobbiamo ritornare indietro perché le società di calcio incassano di meno. Dovrà esserci un ridimensionamento da parte di tutti. La ricerca doveva essere fatta più seriamente. La ricerca in tanti anni per alcune patologie si è praticamente fermata.
Tensioni in casa Napoli. Gattuso si sente in qualche modo messo in discussione. Lo spogliatoio come vive questo tipo di situazioni?
“Ciò che crea maggiori difficoltà è l’aspetto mediatico. Sono stato trent’anni nel calcio, e quello che succedeva prima nello spogliatoio era sacro. Adesso si sa tutto, grazie ai social e ai nuovi mezzi di comunicazione. Ho avuto con me degli atleti – come Marek Hamsik, così come altri – che sono stati esemplari e non vivevano con il cellulare acceso negli spogliatoi. In fondo la gente vuole vincere e vuole anche farlo per bene. Vorrebbe dominare le partite così come si faceva con Sarri.”
De Laurentiis in questo momento cosa sta pensando? Cosa serve per fare in modo che De Nicola ritorni in società?
“Aurelio pensa al futuro della società perché se la sente sua. Sicuramente non è facile avere un interlocutore diretto e franco come Gattuso.
Non so se hanno bisogno di me. Hanno sicuramente bisogno di una persona che si è comportata come me in questi anni. Ho lasciato perdere tutto di me stesso per dedicarmi esclusivamente alla società. Sono sempre disponibile a tornare, ma è chiaro che adesso sono una persona diversa. Vengo due anni di sofferenze atroci. E’ stato molto complicato stare lontano dall’ambiente Napoli per due anni”
E’ vero che alcuni calciatori del Napoli ancora la chiamano?
“Non è vero. Anzi, sono rimasto anche male che non ci si sia stata alcuna telefonata in questi anni. Forse è stato un volere anche di altre persone. Con alcuni avevo un rapporto profondo, non ho mai trascurato nessuno. Quando un calciatore veniva a Napoli, ci instauravo sempre un ottimo rapporto.
Il direttore Garbo interviene, e chiede a De Nicola: “Ho la sensazione che il presidente, grande produttore cinematografico, creda di agire nel calcio come nel cinema. Cosa ne pensa?”
“Se tu sei proprietario di una cosa, fai semplicemente ciò che ti pare. Il problema è che bisogna capire se la proprietà di un club è del presidente o dei tifosi…”.
Si è mai accorto che c’era qualche lacuna a livello di organigramma societario?
“Anche se me ne accorgevo, cosa potevo fare? Se la società fosse stata mia, avrei potuto prendere un direttore generale o un’altra figura di collante. Parlandoci chiaramente, è difficile trovare un altro Pierpaolo Marino. De Laurentiis lo sa questo, perché è uno che capisce le persone.”
Sul rapporto con il presidente:
“Ci sentiamo ogni tanto, è l’unica persona con cui mi sono sentito.”
Sull’infortunio di Mertens e le cure in Belgio:
“Dries è un nazionale belga e quindi è libero di fare tornare al suo Paese per farsi curare. Ma noi abbiamo delle professionalità in Italia difficili da trovare altrove. La riabilitazione vera si fa in Italia.”
La società può imporsi nell’impedire un calciatore a farsi curare all’estero?
“Quando ero al Napoli, mi è capitato spesso di far seguire alcuni calciatori individualmente da miei collaboratori. Giovanni D’Avino ad esempio seguì Pepe Reina in occasione di un suo problema fisico. In occasioni come queste, il collaboratore mi teneva informato dettagliatamente, anche perché io avevo da seguire il resto del gruppo”
Secondo lei che lo conosce bene ADL ha davvero chiamato Sarri?
“Forse si sono sentiti, ma non credo lo abbia chiamato per un suo ritorno. Ho i miei dubbi a riguardo. Le minestre riscaldate non piacciono a De Laurentiis, e questo è uno dei suoi limiti. Io sono dell’avviso che bisogna mettere dentro la società chi è capace di aver scritto la storia di quel determinato club, come il Milan con Maldini o l’Inter con Zanetti. Il Napoli chi ha? Però noi avevamo bisogno di un presidente così. Avrà sicuramente i suoi limiti, ma chiunque di noi li ha.
Sull’ipotesi Benitez:
“Forse è più facile che si sia sentito con lui, piuttosto che con Sarri.”
E’ vero che lei è stato contattato da diversi club alla fine della sua esperienza al Napoli?
“Sì. Ma anche prima che il mio rapporto con il club arrivasse al capolinea. Ci sono state 3 o 4 società importanti che mi hanno chiamato all’epoca, nell’ambiente già si sapeva del mio addio al club. Mi sono pentito amaramente di lasciare il Napoli. Ci sono cresciuto con questa società, la sento in qualche modo anche mia. Non mi ci sarei mai visto da altre parti”
Anche la Juventus l’ha contattata?
“Sì, è vero. Ho pensato sempre che lo facessero non con una certa convinzione. Lo dissi a mio figlio che mi disse ‘papá ma dove vai?’. Non sarei mai andato alla Juventus.”
Sulla lotta Scudetto:
“Io credo nel Napoli. Abbiamo un grande allenatore secondo me, ha grandi doti umane. Gli azzurri stanno giocando quasi da fermo e vince comunque le partite. Mettiamo caso che il Napoli dovesse vincere la partita da recuperare contro la Juventus… Ci credo veramente”
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(foto: Spazio Napoli)
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