Approfondimenti
Il Giuda di Londra
In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà, colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò.
Intinto il boccone, lo prese e lo diede al figlio di Simone, e Satana entrò in lui. Giuda Iscariota, traditore per denaro, passa per il greco ed il latino nella parola Iudas, da cui Giudeo. Sublima nell’archetipo dello spregio cui la teologia della sostituzione ha relegato l’Ebreo: avido, traditore, deicida. Chi dice Giuda, non necessariamente a un Ebreo, insulta anzitutto gli Ebrei.
Gli Dèi del Calcio sono beffardi.
Politico abietto, imprenditore senza scrupoli e massone convinto, Henry Norris nel 1910 rileva un club agonizzante in un postaccio verso Greenwich, fondato dagli operai del Royal Arsenal. Fallito il tentativo di fusione col Fulham, prende in affitto il terreno del St. John’s College of Divinity, ad Islingotn: zona popolosa e ben collegata, location ideale per il nuovo stadio. Highbury, a due passi dalla fermata della Piccadilly Line, rivoluziona la geopolitica calcistica londinese. North London è la nuova casa dell’Arsenal. C’è solo un piccolo problema…
È il 1882 quando Robert Buckle ed i suoi studenti cercano uno sport da praticare in inverno, quand’è impossibile giocare a cricket. L’Hotspur Football Club nasce nel nord est di Londra, confluenza dell’immigrazione ebraica: attorno a White Hart Lane, l’identificazione con la squadra di quartiere accelera il processo di integrazione. La sorte del club si lega alle vite dei nuovi arrivati: sfollati, ambiziosi, affamati giunti nel Tottenham per una vita migliore. Generazioni di Ebrei attraverso il club coltivano speranze e aspirazioni di riscatto: l’Hotspur è Tottenham.
Giusto lì in mezzo han piazzato l’Arsenal. Sole quattro miglia separano le roccaforti: un solco immaginario divide le anime a nord del Tamigi. Da subito ci si guarda in cagnesco. Poi il fattaccio.
La Prima Guerra Mondiale compromette la stagione 1914/15: Spurs ultimi in First Division e retrocessi, Arsenal solo quinti in Second Division. Cessato il fuoco, la massima divisione passa a ventidue squadre: sospiro di sollievo a White Hart Lane. Ingenui, non avevano fatto i conti col diabolico Norris.
Il presidente della Lega John McKenna appartiene alla più potente loggia massonica britannica: la stessa di Norris. Inspiegabilmente, perora il ripescaggio dell’Arsenal: l’espediente funziona e la Lega vota contro il Tottenham. Affronto mai più cancellato: l’ostilità latente sfocia nell’odio profondo. Dal 1919, nel nordest londinese non si temporeggia: o con noi o contro di noi.
La rivalità sportiva travalica subito il rettangolo verde e sfocia nella lotta di classe. L’Arsenal è cartolina ad alto reddito d’una Londra benestante ed architettonicamente evoluta. Tottenham riflette quartieri popolari, dove gli Spurs sono l’unica speranza in una vita burrascosa. Il Tottenham è religione, e proprio la regione fa da cornice alla dicotomia. Non è un club ebraico, ma ha sempre avuto un’immagine ebraica: i fans adottano il termine Yiddo quale provocatoria autodesignazione. Il ruggito poderoso all’ingresso in campo –Yids, Yids, Yids– è il più sconcertante quanto bizzarro grido di battaglia. La reazione all’antisemitismo sublima nell’adozione di una parola pesantemente razzista: dinanzi alle provocazioni abbracciano il termine e rendono impotente l’offesa. Se lo dicono da soli, sicchè non faccia male esser chiamati Judas..
Era destino, tuttavia, che un Giuda li tradisse per denaro.
La stazione di Plaistow serve un’area che definire orribile è indorare la pillola. East London. Attrattive: nulla. È uno di quegli angoli del mondo dove se non capiti è meglio. Blocco intriso d’angoscia, costellato di edifici di varia fattura senza apparente ordine architettonico. Grigiore ovunque. Wihelmina e Sewell Campbell hanno sfornato Sulzeer Jeremiah -per i fratelli Sol- dodicesimo frutto di un albero dell’amore esageratamente prolifico.
Mi isolavo da tutto, a casa non c’era spazio per crescere: tutto troppo stretto, era difficile persino respirare. Non mi era permesso di parlare, la mia unica espressione era il calcio.
Cresce negli stenti, poi la borsa di studio per Lilleshall e lo notano al West Ham: va sgrezzato ma è forte.
Sarai contento, Sol: le Indie Occidentali hanno battuto l’Inghilterra a cricket.
Il ragazzo ha il sangue giamaicano, la pelle nera ed il cuor di leone. La battuta imbecille del coach chiude l’esperienza agli Hammers ma è poco male: Eupalla aveva già previsto tutto.
Il 5 dicembre 1992 il Chelsea espugna White Hart Lane ma la data è da circoletto rosso: Sol Campbell esordisce in Premier League e segna. È l’epifania del predestinato. In un attimo assurge a Ministro della Difesa del Tottenham: con Gerry Francis la consacrazione e la fascia di capitano. È leader tecnico e spirituale, icona semidivina del popolo che s’avvolge attorno a White Hart.
Il 21 marzo 1999, contro il Leicester City a Wembley, è il primo capitano di colore a sollevare un trofeo nella storia del calcio inglese. North London declina l’epinicio dell’eroe immortale. Mai, nella storia ultracentenaria del Tottenham, c’è stata tale mistica identificazione col Campione.
Non mi trasferirò mai in quella fottuta squadra
Parole e musica del Capitano, la dedica agli odiati Gunners. Poi venne il giorno. Nulla che lasciasse presagire, nessun indizio, nessuna fuga di notizie.
È un pomeriggio di luglio del 2001, Wenger convoca la stampa: presenterà il nuovo portiere, si presume. Qualcosa non torna: troppa enfasi, troppa attesa, gatta ci cova. Dalla porta sbuca il sorriso coraggioso e strafottente di Sol Campbell: cosa dannazione ci fa il capitano di quei bastardi ad Highbury?
Ci sono linee immaginarie che, semplicemente, non vanno varcate. Il passaggio di Sol Campbell all’Arsenal, peraltro a parametro zero, gli garantì i trionfi e soprattutto i soldi che a casa sua non potevano permettersi. La sua carriera ne beneficiò, la sua immagine ne uscì devastata.
A novembre tornò a White Hart e fu l’inferno. Una pioggia di mattoni invase l’autobus dell’Arsenal, nel cielo volarono quattromila palloncini con la stessa scritta che campeggiò ovunque per l’intero pomeriggio.
JUDAS
L’insulto che qualsiasi Spur s’era visto sputare addosso almeno una volta nella vita veniva vomitato a lui, figlio prediletto che aveva tradito la sua gente, la sua religione.
Prima di Campbell il derby aveva smesso di essere un gran match. Anche i fan più accaniti degli Spurs s’erano calmati. Ma Sol ha cambiato tutto. Nick Hornby
Sol Campbell ha viaggiato a lungo con la scorta. A distanza di anni, tifosi del Tottenham hanno subito arresti e diffide per azioni contro la sua persona. L’odio per Campbel a vent’anni di distanza non è ancora sopito.
Da Campbell in poi, il vocabolario Yiddo ha arricchito Judas di una nuova accezione, se possibile più offensiva. Tutta riferita a Sol: infame paradigma dei trenta denari nei quali era intinto il boccone di Satana.