Angolo del tifoso
ANGOLO SPEZIA – Fino all’ultimo respiro
Tre minuti da vivere tutti d’un fiato, con il cuore in gola.
Un minuto per non morire.
Un minuto per sperare. Un minuto per gioire.
Nel mezzo, due goal che ribaltano il risultato e fanno esplodere di felicità una città, mai cosi in sintonia con una squadra per la quale non sa più che aggettivi trovare.
Prepartita tra amarcord e incitamenti dei tifosi
Di fronte c’era un vecchio “ nemico”.
Quel Serse Cosmi incrociato in tante battaglie, fin dai tempi della serie C 2, nella finale di Pistoia contro l’Arezzo degli anni novanta, e che tante volte si è messo di traverso sulla nostra strada.
Una partita sentita, fondamentale per centrare una vittoria importantissima in chiave salvezza.
Lo sapevano anche i tifosi, che prima della partita hanno incitato i giocatori nel loro passaggio in pullman verso lo stadio.
Cori, fumogeni, torce e uno striscione che recitava: “più forti di chi ci vuole morti”, con il chiaro riferimento agli ultimi minuti dell’Olimpico arbitrati in maniera a dir poco fantasiosa.
Mente contratta
Non è stato il solito Spezia. Non la squadra sciolta, con un gioco fluido e veloce che tante volte abbiamo ammirato in questo campionato.
Sembravano contratti, infatti, i ragazzi di Italiano. Troppo importante la posta in palio: evidentemente sentivano la pressione. Il Crotone trova il vantaggio che aumenta il livello di ansia. Subentra la paura di non farcela. L’unico che riesce a giocare con una certa vivacità è Verde, ma è da solo. Non riesce a trovare in Nzola e Gyasi una valida collaborazione per impensierire la difesa dei pitagorici.
Verve Carioca
Italiano non ci pensa due volte e manda subito in campo i brasiliani Leo Sena e Farias.
La manovra si fa subito più efficace.
Lo Spezia adesso attacca in maniera avvolgente e pareggia con Verde che si libera e segna col destro, lui che è un mancino di nascita.
Sembra un’altra partita adesso. Ci crede di più lo Spezia, ha le sue occasioni per segnare ancora. A passare invece è ancora il Crotone.
Tutti a vedere il cronometro. Ci sarebbe il tempo, anzi di tempo ce n’è e come.
Ma è difficile, tremendamente difficile. Non è possibile. Cosmi ci ha incartato, ci frega di nuovo.
Ultimo respiro
Ci pensa ancora lui, Vincenzo da Ribera, il paese famoso per le arance e che per noi spezzini è il paese del Mister più bravo d’Italia.
Decide di gettare nella mischia Galabinov, tentando il tutto per tutto.
La fatica si fa sentire, ma non molliamo, anche se adesso c’è maggiore fisicità in avanti. Farias ci va vicino, Provedel ci tiene in vita. Erlic non ce la fa più, ha i crampi, ma corre ancora una volta a chiudere un Messias inesauribile. Poi, all’improvviso, il croato diventa l’uomo della provvidenza, in un finale di partita che molti di noi non dimenticheranno mai. Dapprima serve a Maggiore la palla del pareggio che ci riporta in vita.
Potrebbe anche andare bene così, in fondo il pareggio sarebbe un buon risultato per come si era messa. Ma il destino aveva in mente un altro finale.
Questa volta nemmeno la traversa ci ferma. Non è questa l’ora dei rimpianti e delle occasioni sprecate.
Erlic con una “gamba sola” emula il Padoin eroe di Torino, con un goal di testa all’ultimo tuffo.
Un goal che ci fa battere ancora una volta quel cuore che, ad un certo punto, non sentivamo più.
A molti di noi sarà scesa una lacrima. Tante volte volte abbiamo pianto per sconfitte incredibili, in serie C, sulla linea del traguardo, per un destino che si divertiva a perseguitarci, aspettando qualcosa che non sarebbe arrivato mai.
Stavolta no, la nostra gioia ci ripaga dei tanti bocconi amari che abbiamo ingoiato.
Grazie ragazzi, Vi abbracceremmo uno ad uno.
Per ora ci sentiamo solo di dire che siamo orgogliosi di voi.
Ps: Caro Serse, se vuoi la rigiochiamo, ma stavolta col pubblico (si spera presto).
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