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Inter, Marotta: “Il modello di calcio nazionale ed europeo è superato”

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Giuseppe Marotta, amministratore delegato dell’Inter, ha rilasciato alcune dichiarazioni ai microfoni di Sky Sport prima della sfida contro lo Spezia. Ecco le sue parole sulla Super League: “Questa iniziativa è stata portata avanti dai 12 proprietari dei club, alla luce delle difficoltà di ogni singolo club. Legata principalmente al Covid, i costi sono certi e i ricavi no. Alla luce di questo è che il modello di calcio nazionale ed europeo è superato, quindi bisognava trovare la possibilità per valorizzare meglio le risorse. Questo è stato fatto, alla luce di un sistema calcio a rischio default. Gli stipendi sono al 65-70%, nessuna azienda può sopravvivere”.

“Il management dell’Inter non è entrato attivamente, anche se le informazioni ci arrivavano anche se tutto si è consumato negli ultimi giorni. In una struttura aziendale i compiti vanno anche divisi. Siamo davanti al rischio default, se non intervengono le istituzioni dello sport e del calcio, per creare un modello di continuità e stabilità”.

“Scuse? I proprietari ritengono di fare il bene del proprio club. La situazione a tutti i livelli è a rischio default, siamo davanti a una situazione paradossale. Serve che le istituzioni creino un modello, altrimenti non si va avanti. Milan, Inter e Juventus hanno speso un miliardo di euro negli ultimi sette anni per i calciatori, ora non si può. Va a discapito della competitività. Gli sponsor a loro volta sono delle aziende, l’azione ha un principio di buona fede. Si sono verificate delle lacune è scontato, ma i principi vanno salvaguardati. Serve il rispetto della meritocrazia e dei propri tifosi, un club ha dei valori da portare avanti, lo sport è uno strumento di emulazione positivo”.

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Quando avete detto no ai fondi eravate già d’accordo?
“I fondi non c’entrano proprio niente, in questo progetto sono entrate tre leghe. Il dissenso verso i fondi è nato da altre società, ma non sono assolutamente in relazione. Il principio del dissenso è un attimo democratico, ma non capisco l’attacco violento di Cairo abbiamo ricevuto minacce pubbliche e private, è un fatto molto grave. Uno può chiedere a un dirigente di dimettersi, ma io non sono un giuda, ho principi morali e sono innamorato di questo sport. Assolutamente, essere il consigliere federale è un’attività di servizio faticosa, lo faccio per amore dello sport. Avremo una riunione e rimetterò il mandato, se la maggioranza delle società non vorrà che io continui farò un passo indietro. Inutile parlare di strumenti finanziari, parliamo anche di calcio”.

(Foto: sito ufficiale Inter)

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