Angolo del tifoso
ANGOLO NAPOLI – Napule è… una mano aperta che tende all’infinito
Cinque gol all’Udinese dopo averne segnati quattro sabato allo Spezia, venti giorni dopo averne regalati altri cinque alla Lazio. Tolto l’inspiegabile pareggio col Cagliari e quello con l’Inter, da aprile in poi il Napoli ha cambiato marcia.
“Credere in qualcosa e non viverla”, per Mahatma Gandhi, “è disonestà”.
Quella che si appresta a giocare gli ultimi 180 minuti della stagione è una squadra in salute, che gioca di prima, costruisce con personalità e finalizza con qualità.
Il lavoro di squadra, come è noto, divide i compiti e moltiplica i successi.
Nessuno può dire, a due partite dalla conclusione, come andrà a finire il campionato del team di Gattuso, tutti – però – con onestà intellettuale potranno confermare che Insigne e compagni giocano ormai da settimane un altro sport.
Contro i bianconeri friulani ha dominato in lungo e in largo Victor Osimhen, capace di mostrare nelle ultime due partite un repertorio vastissimo e di dare l’idea, a chiunque mastica calcio e riconosce virtù, di essere dinanzi ad un protagonista assoluto ed indiscutibile del tempo che verrà.
L’assenza di pubblico imposta quest’anno ha mortificato certamente i tifosi, ma ha anche tolto ai calciatori l’emozione grande di avere il giusto merito per giocate di qualità e prestazioni superiori alla media.
Nel palcoscenico inimitabile del Diego Armando Maradona applausi a scena aperta avrebbe infatti meritato la superiorità fisica del numero 9, la pennellata artistica di Fabian Ruiz, la perfezione prestata al pallone di Zielinski, la determinazione di Lozano, capace di recuperare un primo tempo ricco di scelte sbagliate e, più in generale, la prova corale di un’orchestra intonata che ha composto e suonato l’inno più bello.
Anthony Robbins invitava, in generale, a “non alzare la voce”’ ma a “migliorare le argomentazioni”.
Ha seguito il consiglio alla lettera la squadra azzurra, capace di segnare in tutti i modi possibili e di regalare giocate di grandissima qualità.
Chi commenta il calcio e riesce a far di questo addirittura una professione si ostinerà, da adesso in poi, a cercar di capire a chi somiglia per davvero la gazzella nigeriana. Fatica sprecata, perché nei margini enormi di crescita di Victor Osimhen ci sono la profondità di occhi che hanno visto sofferenza, il cuore grande di chi conosce il sacrificio, le gambe lunghe che inseguono i sogni e i sorrisi estesi di chi sa di potercela fare.
La trasferta d’andata era stata decisa al fotofinish da Bakayoko, buon protagonista anche al ritorno.
Nella gara di casa, invece, il Napoli ha brillato col collettivo, preciso in difesa, puntuale a centrocampo, con prove sontuose di Fabian Ruiz e Zielinski, incontenibile in attacco.
Vivere tutta la vita seduti sul terreno consente di non correre rischi, ma è solo arrampicandosi che può provarsi ad arrivare in alto.
L’ultima parte del campionato giocato dai ragazzi allenati da Gennaro Gattuso sarà, per molti, giudicabile solo alla luce del raccolto e del risultato finale. Chi, invece, è abituato a guardare oltre l’orizzonte, sa che contano molto di più i semi che si piantano nella terra, specie quando danno idea e conto di tanti frutti da cogliere in futuro.
Sorride, corre, suda e si diverte la squadra azzurra. Con una mano aperta che tende all’infinito.
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