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LEVA CALCISTICA ’68: SPECIALE EURO ’80 – L’ italiano di Stoccarda
La Germania Ovest affrontò la Grecia – rivelazione delle qualificazioni – conoscendo già il risultato di Olanda/Cecoslovacchia. Era quindi già certa di giocarsi la finalissima di Roma e scese in campo tranquilla e con la mente libera. Gli Ellenici erano pura formalità, e le squadre diedero vita ad un match privo di tatticismi, con l’attenzione rivolta ai gesti tecnici.
In quel contesto emerse una figura in particolare che mi colpì per tecnica, classe ed eleganza: Hans-Peter, detto Hansi, Müller.
Colonna portante di un grande Stoccarda, nel 1982, poco dopo i Mondiali di Spagna, venne ingaggiato dall’Inter. Ricordo gli entusiasmi di qualche amico interista, ma ricordo anche i dubbi di chi capiva il pallone. Mi ero perso per ragioni anagrafiche quello Rivera-Mazzola e quindi per la prima volta, forse, sentii parlare di dualismo. Il mancino fantasioso e talentuoso tedesco non avrebbe convissuto granché bene con un altro con le stesse caratteristiche in squadra, e all’Inter c’era già Evaristo Beccalossi, idolo indiscusso dei nerazzurri.
In effetti i due in campo contemporaneamente si pestavano i piedi, creando non pochi problemi alla manovra e alle finalizzazioni di Spillo Altobelli. Il Becca avanzò il suo raggio d’azione ma non era una punta, bensì un fine dicitore, uomo da ultimo passaggio, proprio come Hansi, che in più non rese come ci si aspettava, complice anche un ginocchio delicato come uno Swarovski.
“È più facile giocare con una sedia che con Hansi, almeno sei sicuro che la sedia ti restituisce la palla!”
– Evaristo Beccalossi –
I due che “sportivamente” si odiavano. In realtà erano grandi amici, complice anche il comportamento e l’aspetto più italiano che teutonico del nostro eroe. In barba ai natali, Hansi non aveva baffoni o fluente chioma bionda, ma fisico esile, carnagione e capelli mediterranei ed era amante del buon cibo, delle belle donne. È stato, peraltro, un precursore di quello che è oggi un calciatore: attento all’immagine e alla cura della propria estetica. Insomma, quello che oggi sarebbe un’icona metrosexual con migliaia di followers sui social, non si fece mancare nemmeno l’esperienza in passerella con Armani. Del resto, quella Milano, era “la Milano da bere”.
Pur di restare in zona, poi, si fece un anno in riva al lago di Como, a lottare per la retrocessione, prima di andare a svernare in Austria. Un italiano nato per caso a Stoccarda insomma.
Quella sera il match fini’ zero a zero, con la Germania Ovest a giocarsi il titolo e la Cecoslovacchia a giocarsi il terzo posto.
L’Europeo iniziava a volgere al termine.