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NUMERO 14 – Lancio dei dadi

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“Dio non gioca a dadi”.  Sarà anche vero, Esimio Professor Einstein, ma a giudicare da quanto è avvenuto nella vita di Paolo Rossi, sembrerebbe davvero che, almeno una volta nella sua infinita esistenza, il Padreterno abbia deciso di provare il brivido del gioco d’azzardo. E quanto diremo adesso farà in modo che questa affermazione non sembri soltanto una battuta blasfema.

Gli avvenimenti precedenti li trovate riassunti ai seguenti link, “Eppure faceva l’ala destra”, “Il contenuto della busta”, “Da Paolo a Pablito”.

Riprendiamo il filo del racconto, a partire da fine estate 1978.

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Paolo Rossi, anni 22 da compiere tra poche settimane, è già il calciatore più famoso d’Italia, e non solo per gli indiscutibili meriti sportivi: la sua valutazione sul mercato, più di cinque miliardi di lire, fa addirittura più notizia del suo titolo di capocannoniere del campionato con il Vicenza o delle imprese in Argentina con la maglia azzurra.

Con lui in squadra, dopo il secondo posto del campionato precedente, in Veneto si sentono in diritto di pensare persino allo scudetto e Giussy Farina, il suo presidente-mentore, culla l’idea di un Rossi lanciato sulle orme di Gigi Riva, eroe di uno storico titolo strappato da una provinciale alle tradizionali grandi.

La realtà, il nuovo lancio dei dadi, disegna un quadro ben diverso: in Coppa Uefa il Vicenza viene eliminato al primo turno dal Dukla Praga, con un Rossi ridotto all’impotenza dalla rude marcatura di un terzino avversario, mentre il campionato si conclude con una incredibile retrocessione in serie B all’ultima giornata.

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E tutto questo nonostante Rossi non abbia fatto mancare il suo consueto apporto alla causa, con ben 15 reti.

E’ evidente che il centravanti titolare della Nazionale non può tornare a giocare in serie cadetta ma è altrettanto vero che la sua alta valutazione restringe di molto il numero delle squadre che possono aspirare ad ingaggiarlo.

Senza contare che, a questo punto della sua carriera, Rossi aspira a gareggiare per vincere trofei e qualsiasi traguardo intermedio equivale per lui ad un declassamento.

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Il ritorno alla Juventus è decisamente improbabile, anche perché Farina, della somma che spetta alla squadra bianconera, ancora non ha pagato neanche la metà mentre il Milan neo campione d’Italia ha il gradimento di Rossi ma la cifra che i rossoneri intendono investire non soddisfa per nulla le necessità del Vicenza.

Resterebbe il colpo di scena, l’approdo al Napoli: il club partenopeo ha messo su una squadra di buon livello e ha sfiorato in più occasioni lo scudetto. Rossi sarebbe l’ultimo tassello di un mosaico che verrebbe assemblato con obiettivo finale il tricolore.

Ma il calciatore non è di questo avviso e non manca di farlo sapere al presidente Ferlaino: vuole una squadra forte, che possa subito competere per vincere lo scudetto e, dato che l’organico attuale non gli sembra in grado di dargli garanzie in merito, preferisce trovare altre soluzioni per il prosieguo della sua carriera.

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Alla fine, da questo lancio di dadi, viene fuori il vincitore che nessuno si aspetta: il Perugia, squadra di provincia ma forte di un secondo posto conquistato poche settimane prima alle spalle del Milan, riesce ad assicurarsi le prestazioni di Rossi.

L’operazione è resa possibile da una astuta strategia di marketing, inedita per l’epoca: il Perugia riceve in prestito per un anno il giocatore, pagando la cifra di mezzo miliardo più la comproprietà di due calciatori.

La somma, impossibile da raggiungere per le casse del club umbro, viene garantita da una agenzia pubblicitaria che, in cambio, riesce a piazzare il suo marchio sulle maglie della squadra, facendolo passare per sponsor tecnico, utilizzando il nome della squadra e del suo calciatore più celebre per fini commerciali.

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L’enorme visibilità ottenuta per l’azienda e il conseguente boom di vendite forniscono la liquidità necessaria per coprire l’investimento fatto e per i futuri ricavi.

Sembra che, dopo un anno difficile, il Destino sia stato di nuovo benevolo con Rossi: la squadra gira, lui continua a segnare con regolarità, si trova bene nel tranquillo ambiente perugino e per il futuro può continuare a sognare in grande.

Ma in questa storia i capricci della sorte, i lanci dei dadi,  i ribaltamenti delle situazioni non hanno mai fine e, questa volta, è qualcosa di assolutamente imprevedibile.

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Una sera come tante, un ritiro come mille altri e la solita tombolata tra compagni per ammazzare il tempo.

La squadra è nell’hotel di Vietri sul Mare, provincia di Salerno, in attesa del prossimo incontro contro l’Avellino.

Paolo viene invitato ad alzarsi dal compagno Dalla Martira, deve interrompere un attimo la partita, ci sono due persone che vogliono conoscerlo.

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Non sa ancora che sarà il più grande errore della sua vita.

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