Approfondimenti
Milan primaverile: la settimana rossonera
Spesso il mese di maggio ha sorriso al Diavolo. Il Milan in piena primavera ha scritto pagine della sua gloriosa storia. Storia che, inevitabilmente, richiama il ricco palmares composto negli anni.
I tifosi rossoneri, nell’attesa di uno sperato ritorno ai fasti di un tempo, possono ancora emozionarsi e gioire su ciò che è stato compiuto in passato dai rossoneri.
Effettuiamo un throwback, un tuffo piacevole nel passato europeo dei meneghini; trattando tre, tra i più grandi, successi dell’intera storia del club.
LA PRIMA ATENE
Ogni 18 maggio cade un anniversario che pochi tifosi del Milan dimenticano. In questo giorno si ricorda la vittoriosa squadra di Capello. Ventisette anni fa, nel 1994, i rossoneri contro ogni pronostico travolgono il Barcellona degli Dei guidato da Johann Cruijff. Diversi sono i motivi per ricordare tale evento, tra questi la sicurezza ostentata dai blaugrana alla vigilia. Clima festoso tra i catalani che considerano “già vinta” la Coppa. Tutti ne sono convinti, ma il più convinto è proprio Cruijff. L’olandese, alla vigilia, rincara la dose con frasi del tipo: “Non vedo proprio come possiamo perdere la Coppa dei Campioni”. Gli azulgrana sono più che convinti dei propri mezzi, il tecnico confida nell’enorme qualità della squadra; in particolare, della coppia stellare in attacco: Romario-Stoichkov. In riferimento a Romario, l’allenatore degli spagnoli attacca, nuovamente, gli avversari:
“Il Milan ha avuto per tre mesi nelle sue mani Romario, rinunciando infine ad acquistarlo. Ne abbiamo approfittato subito noi, versando quattrocento milioni di pesetas al PSV. Loro, poi, hanno pagato al Marsiglia una cifra quasi doppia per un giocatore come Desailly”.
I rossoneri, da sfavoriti quali sembrano, sono chiamati a sopperire le dure assenze di Baresi e Costacurta. I due centrali titolari, infatti, sono squalificati per la finale. Capello prova, quindi, diverse soluzioni; optando, poi, per la coppia Filippo Galli–Paolo Maldini. Col senno di poi, le scelte del tecnico friulano si riveleranno giuste. In attacco c’è la strana coppia Savicevic–Massaro. Il montenegrino è imprevedibile, tant’è che viene ribattezzato Il Genio. Il secondo, invece, è tutt’altro che un protagonista e fuoriclasse assoluto, è semplice e concreto. Animo operaio al servizio della squadra. Lui viene chiamato Provvidenza e, ancora una volta, dimostra il perché.
Il Milan ad Atene gioca una partita ai limiti della perfezione. In difesa non si rischia nulla, il centrocampo è conquistato e si va al riposo sul 2-0 grazie alla doppietta di Provvidenza Massaro. A inizio ripresa, Il Genio si accende definitivamente e decide di regalare un’autentica perla. Il montenegrino, infatti, al 47’ sigla il 3-0 con un favoloso pallonetto dal vertice alto destro dell’area di rigore avversaria. Il pallone, accarezzato dal sinistro vellutato del rossonero, si alza per poi terminare in rete sorprendendo Zubizarreta.
A calare il definitivo poker è il tanto bistrattato, alla vigilia, Marcel Desailly. Il francese si riprende la rivincita personale su Cruijff siglando il definitivo e roboante 4-0 al 58’ con un destro a giro.
È il trionfo di Capello che, allo Stadio Olimpico, impartisce una vera e propria lezione di calcio al collega, il quale viene cercato insistentemente dalle telecamere dopo ogni gol rossonero. L’espressione del suo volto diventa una delle immagini simbolo di quella notte.
LA PRIMA VOLTA NON SI SCORDA MAI
È ben risaputo che le prime volte siano indimenticabili e restino impresse per sempre nella testa e nel cuore. Tra queste fanno parte, certamente, anche le prime vittorie. Una vittoria non può non riempire l’animo di orgoglio e felicità, oltre a “causare” festeggiamenti e pianti di gioia. È il caso della finale dell’ottava edizione di Coppa dei Campioni, disputata il 22 maggio 1963 al Wembley Stadium di Londra. Ad affrontarsi due formazioni superlative, Il Milan di Altafini e Rivera contro il Benfica di Eusebio, campioni in carica. Infatti, l’anno precedente la formazione guidata da Béla Guttmann si aggiudica la Coppa ai danni del Real Madrid di Puskas e Di Stefano. La conquista del prestigioso trofeo induce il tecnico a chiedere il pagamento di un premio, ma la dirigenza glielo nega affermando che nel contratto non sia presente una clausola contenente tale previsione. Il tecnico ungherese non viene accontentato e, come conseguenza, pare lanci una maledizione ai danni delle Águias:
“Da qui a cento anni nessuna squadra portoghese sarà due volte campione d’Europa e il Benfica senza di me non vincerà mai una Coppa dei Campioni”.
Al Wembley la partita inizia con i rossoneri sulla difensiva e il Benfica in attacco, bastano diciotto minuti a Eusebio per sbloccare il match. Il Milan, in balia degli avversari, viene riorganizzato dal tecnico Nereo Rocco. La prima frazione termina con il risultato di 1-0 per i portoghesi.
Nella ripresa, la musica cambia, sale in cattedra il capocannoniere della competizione José Altafini. Il brasiliano ristabilisce la parità al 13’ minuto del secondo tempo. Passano poco più di dieci minuti e ancora Altafini, lanciato a rete nuovamente da Rivera, firma il 2-1 ribaltando, così, l’iniziale svantaggio.
Le reti dell’attaccante bastano al Milan per aggiudicarsi la prima Coppa dei Campioni della sua storia, risultando anche la prima squadra italiana a portarsi a casa tale trofeo. Ad alzare la Coppa al cielo è il capitano Cesare Maldini. Precisamente quarant’anni dopo sarà il figlio Paolo ad alzare l’ambito trofeo europeo, ripetendosi poi nel 2007.
Il Benfica, in seguito alla “maledizione di Béla Guttmann”, non trionferà più in Europa. Da quel momento la squadra lusitana perde tutte le finali disputate tra Coppa dei Campioni/Champions League, Coppa UEFA/Europa League, Coppa Intercontinentale, per un totale di nove finali in competizioni internazionali, nonché due finali di UEFA Youth League.
Questa, però, è un’altra storia.
LA SECONDA ATENE
Atene, 23 maggio 2007 – capitolo due. Come capita ai migliori film, anche per il Milan va in scena un secondo capitolo nell’arena assaporata tredici anni prima. La seconda battaglia nella capitale ellenica fa da epilogo allo scontro consumatosi due anni prima con il Liverpool a Istanbul. I rossoneri, due anni dopo, sono chiamati alla rivincita dopo la rocambolesca disfatta.
A fare da giustiziere è Filippo Inzaghi, grande assente nella precedente finale con i Reds. Pippo, con una doppietta, regala la settima Champions League; nonché sedicesima coppa internazionale.
Diversamente dal primo scontro, la partita è più tattica e meno spettacolare. Poche le emozioni nella prima frazione, tranne per il gol fortunoso siglato allo scadere del primo tempo. La punizione calciata da Andrea Pirlo, infatti, incappa nella fortuita deviazione di Inzaghi che spiazza Pepe Reina.
Nella ripresa, a meno di dieci minuti dal termine, un passaggio smarcante di Kakà permette ad Inzaghi di allargarsi sulla destra, evitare Reina e infilare per la seconda volta.
Inutile sarà, ai fini del risultato, la rete trovata da Dirk Kuyt all’89’.
Paolo Maldini, per la seconda volta dopo il 2003, alza la coppa da capitano. Si tratta, però, della sua quinta Coppa dei Campioni/Champions League.
(Foto: it.uefa.com)
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