I nostri Social

Esclusive

Euro 2020: l’Italia in cerca di tiri Mancini

Pubblicato

il

Tempo di lettura: 4 minuti

Scusate il ritardo. Euro 2020 parte dodici mesi dopo, causa Covid 19, la pandemia che ha ribaltato la vita del mondo intero. A inaugurare gli Europei sarà domani sera all’Olimpico di Roma l’Italia contro la Turchia, sulla carta un debutto tutt’altro che proibitivo. Per alzare la coppa l’11 luglio a Wembley bisognerà giocare 7 partite, esattamente come un Mondiale. Un viaggio lungo e difficile, che solitamente premia chi parte piano e gestisce le energie con sapienza.

Inutile negare che attorno agli azzurri ci siano un grande entusiasmo e parecchie aspettative. Sembra di rivivere la vigilia del Mondiale di Germania ’74, quando ci presentammo da grandi favoriti e finimmo eliminati al girone di qualificazione, nonostante un patetico tentativo di “ammorbidire” la Polonia, effettuato durante l’intervallo.

La verità è che noi italiani siamo più bravi quando partiamo sotto traccia, quando abbiamo un sacco di problemi: ecco, come si dice di solito, siamo i migliori al mondo a esaltarci nelle difficoltà. Accadde a Spagna ’82, quando avevamo una squadra che ruminava calcio e che superò il primo girone senza vincere una partita, forse (secondo Oliviero Beha e Roberto Chiodi, che ci scrissero un libro) “ungendo” il Camerun per farci segnare quel gol che risultò poi decisivo per farci superare il turno. Poi l’esplosione inattesa della Nazionale di Bearzot, facendo fuori l’Argentina campione uscente, forse il miglior Brasile di sempre e sullo slancio Polonia in semifinale e Germania in finale.

Pubblicità

E l’impresa si ripeté a Germania 2006, quando arrivammo con una squadra dilaniata dalle polemiche e in piena Calciopoli. Lippi seppe creare un gruppo granitico che ci portò al titolo mondiale battendo la Francia in finale ai calci di rigore.

Dunque, per tornare all’Italia di Mancini, andiamoci piano. Il CT ha avuto molti meriti in questa ricostruzione partita dal disastro della mancata qualificazione a Russia 2018: ha dato fiducia ai giovani, ha ricreato l’orgoglio di indossare la maglia azzurra, ha puntato non sul blocco di una squadra ma su giocatori funzionali al suo progetto, ha dato un’identità di squadra e un gioco riconoscibile. Con questi presupposti, facili a posteriori ma difficilissimi nel momento in cui è arrivato Mancini, ha dominato il girone di qualificazione vincendo tutte le partite e giocando un buon calcio. Certo gli avversari non erano irresistibili (Finlandia, Grecia, Bosnia Erzegovina e Armenia), ma in passato non era mai stato così facile.

Ora viene il bello: in una fase finale degli Europei non ci sono squadre materasso, l’asticella si alza e il livello sale man mano che si avanza nella competizione. Anche qui il girone non appare proibitivo: Svizzera, Turchia e Galles sembrano alla nostra portata. Ma dagli ottavi in poi la musica cambierà, perché arriveranno le corazzate del calcio continentale. E qui si capirà davvero quanto vale la nostra Nazionale.

Pubblicità

L’entusiasmo, si diceva: si parla di semifinale, qualcuno si spinge addirittura a profetizzare l’Italia sul tetto d’Europa l’11 luglio a Wembley.

Ora, è il caso di andarci cauti. Molto cauti. Ci sono almeno 5 nazionali sulla carta più forti della nostra: la Francia campione del mondo (forse addirittura migliore di quella capace tre anni fa di completare la campagna di Russia, laddove aveva fallito Napoleone un paio di secoli prima), il Belgio che guida la classifica FIFA, la Spagna, la Germania, l’Inghilterra, forse il Portogallo campione europeo in carica. Naturalmente, come da tradizione, qualcuna di queste grandi fallirà e allora potrebbe inserirsi qualche outsider tipo l’Italia.

Sia chiaro: non sono scettico a priori sulle chance degli azzurri di ergersi a grandi protagonisti di Euro 2020. Sono curioso di vedere dove sapranno arrivare. Personalmente ho qualche dubbio, che proverò a esporre, senza pretendere di trovare consensi unanimi (ci mancherebbe..).

Pubblicità

La difesa si affida ai due centrali della Juventus Bonucci e Chiellini. Sul primo ho parecchie perplessità dal punto di vista tecnico, sul secondo la preoccupazione è di tipo fisico, data l’età del capitano e la sua propensione ad accusare spesso infortuni muscolari. Escluso che Chiellini possa giocare tutte le partite, il problema sarà gestirlo, toccando ferro. Bene i due laterali, Florenzi, reduce da un’ottima stagione al Paris Saint Germain, e Spinazzola, insieme al milanista Theo Hernandez il miglior esterno sinistro del campionato. Ma purtroppo anche lui ha i muscoli di cristallo e bisogna augurarsi che regga per un mese.

Il centrocampo è probabilmente il reparto migliore di questa nazionale: Jorginho, Verratti, Locatelli e Barella garantiscono un’ottima qualità. Sono tutti giocatori dai piedi buoni, eccellenti palleggiatori, ma manca forse un vero mediano, un cacciatore di palloni. E poi Barella e Verratti sono piccoletti e sarà interessante vederli al cospetto di giocatori di grande fisicità come Pogba e Kroos, tanto per fare due nomi.

L’attacco presenta una buona varietà: Immobile non si discute e accanto a lui Insigne e Berardi o Chiesa appaiono in grado di creare problemi alle difese avversarie. Non abbiamo un bomber devastante tipo Lukaku del Belgio o Benzema della Francia, ma questo passa il convento.

Pubblicità

E allora venerdì tutti davanti alla tv per gustarci l’esordio degli azzurri in un Olimpico ben lontano dallo spettacolo di folla delle Notti Magiche di Italia ’90, ma sicuramente i 16.500 spettatori consentiti dalle norme anti Covid si faranno sentire. Un pronostico? Diciamo l’Italia in semifinale. E vi assicuro che sarebbe un eccellente traguardo. Sognare qualcosa di più sembra davvero difficile, ma nel calcio nulla è impossibile. Buon viaggio Italia.

 Follow us!

FacebookFacebookYoutubeTwitterTwitch

Pubblicità

in evidenza