Tempo di lettura: 4 minutiUn giorno Winston Churchill disse che “gli italiani perdono le partite di calcio come fossero guerre e le guerre come fossero partite di calcio”.
Per gli italiani, si sa, il calcio viene prima di tutto e, qualche volta, riesce a far dimenticare eventi gravi e tragici come la guerra stessa, giusto per rimanere in tema con la battuta di Churchill.
Talvolta, però, la paura di morire fa venire meno quella che è la voglia di vincere su un campo di calcio. È il caso della partita di Sarnano, un paesino della campagna marchigiana, dove si affrontarono italiani e tedeschi.
Siamo nel 1944. L’Italia vive momenti di terrore e di angoscia. Tra occupazione tedesca, rastrellamenti e bombardamenti, la popolazione spera in una rapida avanzata delle truppe alleate appena sbarcate ad Anzio.
Protagonista di questa vicenda non è un calciatore, ma un arbitro italiano: Mario Maurelli, che abita a Sarnano.
Gli si deve essere gelato il sangue quando ha visto sulla porta di casa i soldati tedeschi. Hanno saputo che è un arbitro e gli chiedono di organizzare una partita tra i soldati della Whermacht e una selezione di italiani del paese. Maurelli all’inizio appare esitante. Teme che la partita possa rivelarsi una trappola o peggio ancora diventare un pretesto per un’esecuzione sommaria. Le fucilazioni di partigiani o ex soldati italiani sono all’ordine del giorno. “Mio figlio non giocherà per rischiare di essere fucilato!” “Nessuno uscirà dal proprio nascondiglio”. Devono essere state queste, più o meno, le parole dette da alcune madri a Maurelli. I tedeschi però vogliono giocare, giurano che nessuno verrà toccato. Organizzano pure una specie di merenda, da consumare alla fine della partita, per tranquillizzare i cittadini. Alla fine il buon Maurelli riesce a convincere i suoi giovani compaesani, dando come “garanzia” suo fratello Mimmo. Anche lui sarà della partita.
Al campo della Vittoria, dove si giocherà, si presentano in dodici, tredici ragazzi. Tutti poco più che ventenni o quasi. Come i loro avversari tedeschi.
Ad inaugurare il tabellino – perché come in ogni partita partita ufficiale, anche qui c’è un tabellino – ci pensa subito Grattini. Dopo pochi minuti: italiani 1 tedeschi 0. Grattini è originario di Macerata, anzi dovremmo dire scappato da Macerata, perché si è rifugiato sui monti Sibillini. Mai e poi mai si sarebbe immaginato di giocare contro i tedeschi.
Dopo aver segnato esulta, anzi no. Meglio non esternare troppo. Anzi meglio sarebbe se i tedeschi la pareggiassero subito sta partita. Lo pensano tutti.
Anche Maurelli che cerca da arbitro imparziale di non dare troppe chances ai suoi. Gli italiani arretrano, ma non per fare catenaccio e neanche per difendersi in trincea. Cercano in tutti i modi di far segnare i tedeschi. Ma non ci riescono. Sono veramente degli scarponari: non azzeccano un passaggio. Tiri pericolosi? Neanche a parlarne. Poi, a pochi minuti dalla fine, un lampo di genio. Un giocatore italiano scivola (volontariamente) e la palla finisce sui piedi di un tedesco che segna il goal del pareggio per la gioia di tutti, e quando diciamo tutti intendiamo proprio tutti. Maurelli tira un sospiro di sollievo. Teme infatti che un risultato negativo possa indispettire i soldati e che il banchetto promesso possa trasformarsi in una carneficina rabbiosa. Niente di tutto questo. La partita finisce in pareggio. Ma in meno di un minuto sul campo restano solo i tedeschi. Gli italiani scappano su per le colline. Hanno onorato la promessa di giocare ma non si fidano dei “lupi ” e, come caprette di montagna, spariscono in un batter d’occhio.
Dopo la guerra Maurelli diventerà arbitro di serie A, ma per oltre settant’anni nessuno saprà di questa sua direzione in una partita così particolare. Nessuno o quasi ricorda più i nomi dei giocatori. Hanno preferito dimenticare tutto: le orrende vicende di quella guerra e anche quel breve ma strano momento di svago. Un momento, un frammento di vita normale per dei ragazzi a cui la guerra aveva tolto molti dei sogni che avevano da bambini.
Però, ancora oggi, se andate in gita a Sarnano, potete vedere il campo della Vittoria. Su quel campo si è giocata una partita di calcio che solo di recente è emersa nei racconti di qualche anziano del posto. Una partita dimenticata che ora riaffiora tra le nebbie di un passato lontano, mai troppo rimpianto.
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