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DIVERSO PARARE – L’importante (non) è vincere?

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La scelta dei due saltatori in alto, Tamberi ed il qatariota Barshim, di non andare avanti nella sfida a due e quindi portare a casa una medaglia d’oro ex aequo, ha suscitato reazioni entusiastiche che, per carità, possono starci tutte: si è vista, in tale scelta, la sublimazione dei valori e dello spirito olimpici, un fulgido esempio di amicizia, di condivisione, si direbbe quasi di fratellanza agonistica.
Si può, però, essere sicuri che quella decisione, che a chi scrive ha dato gioia perché ha permesso ad un italiano di vincere l’oro in una gara di atletica leggera, sia davvero coerente con lo spirito olimpico?
Citius, altius, fortius, sono in fondo tre comparativi avverbiali forse difficilmente compatibili con l’idea di fermarsi pur potendo andare più velocemente, o più in alto, o con più forza.
E poi – che il copyright spetti a De Coubertin o a Ethelbert Talbot, poco importa – il motto secondo il quale <<l’importante non è vincere ma partecipare>> viene da sempre associato ai giochi olimpici, quasi ne trasli in parole lo spirito. Ora, cosa hanno fatto Tamberi e il suo collega? Si sono fermati per vincere entrambi l’oro? Se è così, non hanno forse tradito lo spirito del motto di cui sopra? Competere non significa andare insieme verso un obiettivo il cui raggiungimento presuppone però, negli sport individuali, il superamento dell’avversario, di tutti gli avversari? Se i due atleti avessero continuato a gareggiare, come si sarebbe valutato il loro non essersi fermati pur di arrivare alla vetta? Un discorso analogo, ma al tempo stesso opposto, può farsi per l’Inter, ormai prossima, sembra, alla cessione di Lukaku, dopo quella già avvenuta di Hakimi e quella, si vocifera, possibile di Lautaro. E dopo, non lo si dimentichi, ciò che forse aveva preparato la strada alle cessioni, vale a dire l’addio di Conte. Perchè l’Inter sta dismettendo il proprio patrimonio tecnico? Perchè è piena di debiti. Cosa ha fatto l’Inter per arrivare a vincere il tanto agognato scudetto? Attraverso una serie di operazioni finanziarie tutte legali, certo, ma forse un po’ discutibili, la società nerazzurra ha arricchito il proprio portafoglio tecnico, salvo poi doverlo svuotare a fine stagione, gettando nello sconforto i tifosi. Questi ultimi hanno ben ragione di chiedersi se sia valsa la pena di costruire un colosso dai piedi d’argilla, mettere su una squadra vincente salvo poi doverla smantellare quando si era appena ritrovato il gusto della vittoria. In questo caso, l’importante per Suning, ma solo per un biennio, è stato esclusivamente vincere: bisogna capire come prenderanno i tifosi il fatto di dover tornare, probabilmente, ad accontentarsi di partecipare.

 

 

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