Angolo del tifoso
ANGOLO JUVE – Antistress
Io sono sempre agitata durante le partite della Juventus. La giornata in cui riesco ad apprezzare le trame di gioco tranquillamente appollaiata sul divano è rara, e non fate facili ironie sulla penuria di tali trame. Fatto sta che riuscire a vivere una partita senza un antistress diventa una croce vera: non si contano le partite guardate correndo sul tapis roulant, del resto non ci riesce Allegri a star fermo, perché mai dovremmo riuscirci noi tifosi?
Il Picco è pieno a La Spezia, gli improperi dai cugini di colori non si contano in ogni attimo del match. Ma ci sta, il più forte è antipatico, peccato che la forza sia lentamente passata al livello cucciolo di panda, è più una tenerezza, di quelle che fanno bene ai cuori di chi per nove anni si è dovuto sorbire una classifica monocorde, un la bemolle fisso che sapeva di requiem per un lato del Paese e di fanfara per l’altro.
Il rischio dell’appuntamento con la squadra di Thiago Motta è molto semplice: non essere in grado di rialzare la testa, non portare a casa i primi tre punti, camminare su un baratro che ci avrebbe probabilmente condannati alla lotta per un posto che di certo non sarebbe stato il primo. È ancora settembre, sì, siamo forniti di calendario. Ma una Juve senza una vittoria nella prime cinque partite forse sarebbe stata più rara di un colpo di fulmine. Di quelli veri però, non c’entra affatto l’amore qui.
I primi venti minuti sono fatti per prendere le misure, con buona pace di chi si aspettava una juve cinica e spietata arrivata col rullo compressore. Con Chiellini a casa febbricitante, la linea difensiva passa al totem olandese De Ligt coadiuvato da Bonucci, con Danilo e De Ligt a fare da compagni di merende agli esterni. Chiesa, quello che dovrebbe convincere Allegri, tutela la fascia con Rabiot al suo diretto opposto e McKennie e Bentancur mai davvero in forma. La seconda prima volta di Moise Kean da titolare rinasce con un goal al ventottesimo, uno splendido tiro che tocca il palo e insacca alle spalle di Zoet.
Una volta sarebbe entrato Barzagli, per mettere tutto in ghiaccio, o in barrique vista la vecchia passione per la vigna. Ma probabilmente nemmeno Max avrebbe pensato che lo Spezia avrebbe potuto pareggiarla nei cinque minuti successivi, con uno splendido tiro di Gyasi che supera Szcescny e va a piazzarsi sotto la traversa. Calma predica l’allenatore livornese, agitazione e tentazione di attaccare la riserva di patatine per gli aperitivi per la sottoscritta.
Si illumina Dybala, leggermente defilato, verso la fine del primo tempo. Al ritorno dagli spogliatoi, deve esserci una divinità che impedisce alle mandibole di masticare in momenti di tale marasma interiore: lo Spezia ribalta la situazione con un goal di Antiste che supera Bonucci e tradisce di nuovo il portiere polacco. Ci sono ancora quaranta minuti, sapete quante cose si fanno in quaranta minuti? La gente si sposa a Las Vegas, a Masterchef si prepara un piatto con ventisei ingredienti, in quaranta minuti di aperitivo capisci se una storia può nascere o se il prossimo te lo bevi sul divano in solitudine, magari davanti ad un’altra partita.
Perché questa signori, è una fatica vera. La Juve ci prova da ogni angolo, con Kean, Mckennie, ma poi alla fine ciò che viene fuori è la rabbia. Magari anche solo per il fatto di aver subodorato l’idea che non sia poi così tanto da Juventus, Federico Chiesa si mette l’intera squadra in spalla e decide che non è affatto il caso di continuare questo terribile trend negativo. E lo fa con un tunnel prima, e da terra poi, mettendo in rete un pallone che sa di ancora in mezzo all’Oceano Atlantico.
All’ennesimo calcio d’angolo del match, Jack risale su quella maledetta porta sull’acqua congelata, e si piazza accanto a Rose. Alla fine c’era posto per questi tre punti, e ci pensa proprio De Ligta portarli a casa, depositando la palla in rete di destro.
Il tempo si dilata? Sì, quando c’è da vivere altri venti minuti di partita e questa non è di certo la migliore Juve degli ultimi dieci anni. Siamo tornati tranquilli? Nemmeno per sogno, è già sensazione comune il ragù di domenica prossima fermo sull’epiglottide, quando sarà la Samp a farci visita per il lunch match.
Venite mangiati.
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