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ANGOLO SALERNITANA – Senza Vergogna

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Tempo di lettura: 3 minuti

È arrivato Colantuono. È arrivato e deve essersi reso conto. Gagliolo, per dire, sarà pure valido ma di certo invalidante: fuori. Chi tengo da metter lì? Aya.
È arrivato Colantuono ed ha trovato giusto un paio di centrocampisti a disposizione: e allora bisogna giocare a tre dietro. Per forza: Jaroszyński.

Chi altri rimane, in piedi, a centrocampo? DiTacchio. Con Kastanos.

Più che una distinta, quella della Salernitana contro l’Empoli è disegno di legge sull’eutanasia.

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Poco dopo il fischio d’inizio Bandinelli butta un sasso nella stia e Pinamonti è volpe tra tre polli. Poco dopo Cutrone, uguale uguale. Poco dopo ancora Strandberg se la butta in porta.
Meno di quindici minuti sono stati sufficienti a porre il collo di Colantuono nel giogo della vergogna. Quella che non ha, evidentemente.
Chiunque accetti questa roba qui deve amarsi pochino, chiunque si presti a ciurlare in certa cianfrusaglia ha o si dà poco valore. Ricordatevene, quando lo cacceranno.

Di tutto ciò che succede dal 14′ in poi non ha alcun senso parlare.

 

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Il pudore è un abito usato: più è consumato, meno cura ne hai.
Il concetto è antico e Fabiani lo incarna bene. Ho sentito cori proprio contro Fabiani: non è mai troppo tardi ma è tardi, maledettamente tardi. Il ludibrio cui certa gente ha condannato la Città di Salerno nasce da lontano ed affonda le radici in determinate componenti della città stessa. Che piange un morto cadavere da tempo, del quale solo ora sente la puzza.
La stessa putrida puzza che si sente in Federazione, dove siede lo Zombie che ha consentito il trust.

Quella puzza che riempie il vuoto delle menti eccelse che il Trust hanno accolto quale capolavoro, idea del Capo commissionata al legale di famiglia.

La stessa puzza schifosa che da Villa San Sebastiano fingono di non sentire, impregnati quali sono dei peggiori olezzi.

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La sciatteria con la quale questi qui gestiscono da anni la Salernitana si specchia nella maniera con la quale hanno approcciato al Campionato. Sciatteria condivisa da chi doveva e deve vigilare sul passaggio di proprietà. E invece non vede, non sente e non parla.

Il passaggio alla nuova -nuova!- proprietà era già la più importante delle partite: rischia di restare l’unica.

E siamo ancora a metà ottobre.

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