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ANALISI A BRIGLIA SCIOLTA: Milan 1-1 Inter

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Tempo di lettura: 7 minuti

A San Siro è andato in scena un bellissimo spot per il calcio italiano. Due squadre forti, mature, che sono destinate a far parte della lotta Scudetto fino alla fine. Entrambe hanno provato a vincere, riuscendo a imporre il proprio gioco all’avversario, e facendoci vivere così più partite all’interno della stessa. Una partita a scacchi, quella tra Pioli e Inzaghi, che ci ha lasciati col fiato sospeso fino all’ultimo.

IL PRESSING DEL MILAN

Il Milan ha da subito definito il ritmo che avrebbe assunto la partita, e lo ha fatto con un atteggiamento aggressivo, andando uomo a uomo sui giocatori dell’Inter. Mentre con la palla si è rivista la salida lavolpiana con uno dei mediani ad abbassarsi per costruire a tre con i centrali, senza palla i rossoneri hanno cercato di stare alti per non subire il palleggio nerazzurro. I tre attaccanti andavano sui centrali interisti, con Krunic a seguire Brozovic, i mediani sulle mezz’ali avversarie, i terzini sui quinti di difesa, e i centrali sulle punte. Questo atteggiamento ha messo spesso in difficoltà l’Inter in questa stagione, e lo ha fatto anche in questa partita, specialmente nel primo tempo. Da questo nasce anche il gol del pareggio. Nel giro palla l’Inter evita di lanciare lungo e prova ad uscire. Il possesso viene indirizzato verso destra, con Skriniar che, marcato da Leao, va in verticale da Barella. Il centrocampista azzurro è braccato da Kessie, e vorrebbe un uno-due con il difensore slovacco che non viene capito dal compagno. Palla persa, fallo, e punizione da cui scaturisce lo sfortunato autogol di de Vrij. Con la palla l’obiettivo principale invece era quello di dare ricezioni pulite a Leao per i suoi uno contro uno. Con 4 dribbling completati risulterà il migliore della gara, ma senza riuscire ad essere pericoloso, se non con un tiro da lontano ben respinto da Handanovic. Il problema del Milan è che, come diceva Schopenhauer: “Nella vita accade come negli scacchi: noi abbozziamo un piano, ma esso è condizionato da ciò che si compiacerà di fare nel gioco degli scacchi l’avversario, nella vita il destino”. E l’Inter ha ben sfruttato per quasi un’ora di gioco il pressing rossonero.

LE CONTROMOSSE DELL’INTER

“Gli scacchi richiedono una strategia trasparente: io so quello che hai tu e tu sai quello che ho io; non so quello che stai pensando, ma almeno so quali sono le tue risorse”. (Garri Kimovic Kasparov)

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Inzaghi ha fatto i compiti, e ha preparato bene l’uscita palla dei suoi. I nerazzurri hanno sfruttato le caratteristiche di due giocatori come Perisic e Dzeko, che sono stati sollecitati molte volte con dei lanci di Handanovic a saltare di testa per andare oltre le prime due linee di pressione e arrivare direttamente avanti a contendersi l’eventuale seconda palla o la sponda del compagno. I due hanno risposto bene vincendo 5 duelli aerei il primo, e ben 8 il secondo, ergendosi come il migliore tra tutti in questo dato. Da una situazione come questa è arrivato ad esempio il rigore fallito da Lautaro. Sulla pressione milanista, Handanovic va dai due attaccanti che sono presi a uomo dei centrali avversari. Vincono i rispettivi duelli, con Dzeko ad addomesticare palla per l’attaccante argentino, che lancia dritto su Darmian che taglia dentro. Un’azione molto contiana che è rimasta nelle corde della squadra, e che ha permesso di guadagnarsi l’opportunità di tornare avanti, poi fallita. Da sottolineare con la matita blu lo sbaglio di Ballo-Toure che perde il contatto visivo con la palla e si fa tagliare avanti dall’avversario, per poi stenderlo. A quel punto il Milan ha cercato di lasciare il mediano del lato debole più stretto davanti ai centrali, proprio per non lasciarli soli a contendersi questi palloni alti, ma questo ha liberato in fase di uscita le due mezz’ali interiste. In particolare Calhanoglu è stato protagonista di una grande partita dal punto di vista qualitativo, essendo sempre di supporto a Brozovic che era pedinato da Krunic. Tant’è che terminerà la gara con soli 4 passaggi in meno del mediano croato. Ma la chiave di volta per uscire palla al piede era rappresentata dalla diagonale di Bastoni verso Barella.

BASTONI: IL CAVALLO DELLA SCACCHIERA DI INZAGHI

”L’arma più potente a scacchi è quella di avere la prossima mossa” (David Bronstein)

La prossima mossa di Inzaghi era Bastoni. Il centrale azzurro era colui che faceva saltare il banco della pressione milanista, e chiuderà il match con 2 passaggi chiave e uno straordinario 0,36 di xA (ovvero expected assist). Grazie alla sua qualità, riusciva a trovare una laser pass per Barella per saltare la prima linea di pressione, e consentire così all’Inter di abbassare il Milan. Questo permetteva a Barella di poter portare palla con spazio, approfittando della posizione più staccata di Kessie in copertura verso i centrali, e non a uomo su di lui. Inoltre Bastoni è in continuo movimento. Ad inizio azione ad esempio cercava di scambiarsi con Brozovic, per aiutare il croato a liberarsi di Krunic, e questo ha portato al primo rigore. I due si invertono di posizione, Brozovic viene preso da Diaz che si scala la marcatura con Krunic, e allora il 77 nerazzurro ha la traccia con il destro, liberata dallo stesso Bastoni, per trovare Barella. A quel punto l’azione si sviluppa in verticale fino a che Kessie intercetta, ma viene immediatamente aggredito da Calhanoglu e Dzeko fino a perdere palla e commettere fallo da rigore per l’1-0. Ma Bastoni è un pò come il cavallo degli scacchi, si muove su binari totalmente diversi dagli altri pezzi. È sempre lui che accompagna l’azione nel suo sviluppo, e crea costante superiorità numerica. Lo si vede in maniera più lampante quando, nel primo tempo, prima trova il solito Barella in uscita e poi, quando la palla arriva a Perisic per l’uno contro uno contro Calabria, si butta dentro e viene perso da Brahim Diaz. A quel punto è lucido a dribblare Kjaer e a mettere a rimorchio per la corrente Barella. Ballo-Toure salva tutto sulla linea facendosi perdonare. L’Inter grazie a lui ha controllato il dominio del campo nel secondo tempo, arrivando a creare diversi presupposti per vincere la gara, in particolare grazie ai cross. Solo Calhanoglu e Perisic hanno effettuato 16 cross, di cui il primo ben 10, con anche 5 tiri in porta, e giocando nettamente la miglior partita stagionale. Il Milan era basso e faticava a ripartire con pericolosità. A quel punto sono intervenuti i cambi. Buoni per Pioli, e decisamente cattivi per Inzaghi.

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LA PARTITA CAMBIA ANCORA

“Una mossa cattiva può rovinarne 40 ben giocate” (Israel Albert Horowitz)

Al minuto 76 finisce la partita dell’Inter. La correlazione è con l’uscita di Edin Dzeko. Il bosniaco era stato decisivo per scoraggiare il pressing ultraoffensivo del Milan, ed una volta uscito i rossoneri si sono sentiti a proprio agio ad aggredire di nuovo con convinzione gli avversari. In questo hanno aiutato anche i cambi di Pioli, che con Bennacer ha acquisito più qualità nell’inizio azione e in rifinitura, e con Rebic e Saelemaekers si è dato la gamba per ripartire e soprattutto pressare. In particolare il croato si è reso protagonista di un bombardamento continuo alla porta di Handanovic, arrivando a concludere più di tutti i suoi compagni nella sola mezz’ora giocata. Non potendo più alzare il pallone, i nerazzurri sono rimasti in balia del Milan e della loro aggressività, vivendo gli ultimi 15 minuti in totale apnea, con Bennacer ad orchestrare la manovra. Con 2 passaggi chiave in poco più di 18 minuti è il migliore dei suoi, in particolare per la sua capacità con i cambi gioco di aprire la scatola interista che difendeva il fortino nel finale. Da questo tipo di giocate arrivano quei cross che hanno fatto provare l’ansia di perderla, dopo averla controllata, ai tifosi nerazzurri. Il manifesto di questo finale è il palo di Saelemaekers, figlio dell’ennesima palla rubata dal pressing milanista, che gli ha permesso di iniziare e finire bene il derby, rischiando di trovare 3 punti che avrebbero portato l’Inter a -10.

CONCLUSIONI

Usciamo da San Siro contenti e ubriacati dalla bellezza di questa partita di scacchi giocata ad alto ritmo e piena di dettagli. Alla fine il pareggio premia di più il Milan, che con 1.16 xG contro i 2.35 dell’Inter, strappa un pareggio importante per tenere a 7 punti i cugini. Ovviamente la quasi totalità della produzione interista deriva dai due calci di rigore, che come abbiamo visto sono però figli di una ricerca scientifica su come battere il pressing del Milan per poterle fare male. Pioli sa che questa squadra può migliorare proprio in queste situazioni, quando la pressione viene meno. Non solo si può scappare meglio quando si viene bucati, ma quando ci si abbassa si deve cercare di essere più ermetici, garantendosi sempre la possibilità di ribaltare il fronte. Senza Theo Hernandez e con un Leao che nel secondo tempo era calato fisicamente, i contropiedisti del Milan sono venuti meno, e l’Inter ha preso il controllo del campo arrivando a creare di più. Inzaghi può essere soddisfatto, nonostante esca anche sta volta da un big match senza la vittoria, perché a differenza delle altre sfide la squadra ha interpretato con personalità e qualità la gara. Per via degli infortuni ha dovuto rinunciare a Barella e Dzeko nel finale, denunciando l’importanza che questi due calciatori hanno per la sua squadra, che senza non è più riuscita non solo a creare occasioni da gol, ma ad uscire dalla sua metacampo. Non è facile, ma questo è il prossimo step per la crescita interista: riuscire a fare a meno di due giocatori unici per caratteristiche e valore nella propria rosa. Come riesce a fare il Milan, che sempre senza fare miracoli – per citare Pioli – si dimostra sempre all’altezza del suo avversario. Nulla è facile per i due allenatori se vogliono migliorare due squadre che hanno la forza e la giusta ambizione di vincere questa Serie A. Si parla di dettagli, che nella vita, nel calcio e negli scacchi fanno la differenza. Parafrasando  Salvador Dalí: “[Il calcio] è difficile…e gli scacchi pure”.

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