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AUTOGRILL – Benevento, Glik e quel secondo di straordinaria “follia”

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Benevento
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Per dirla con uno slang dialettale tipicamente del Sannio beneventano, “uè, è chell’ mò stiu’ bon’?”. Per dire “ma cosa è successo? Eppure, sembrava che tutto procedesse in modo normale e sereno fino a poco fa!”. Lo vedi e lo rivedi mille volte il replay della zampata violenta del difensore del Benevento Glik sul giovanissimo centrocampista del Frosinone Boloca a gioco fermo, che in quegli spiccioli di tempo dopo il fischio dell’arbitro un po’ stava continuando l’azione, un po’ perdeva tempo per consentire alla sua squadra di disporsi nuovamente al meglio (era stata fischiata una punizione per il Benevento). Lo vedi e lo rivedi, e ti chiedi: Kamil Glik, perché? Non se ne sarà sicuramente reso conto, là per là, eppure sarebbe stato interessante entrare in quel momento in quel mix di mente, cuore e istinto (“coraggio, altruismo e fantasia”, cantava De Gregori) che è l’anima di un calciatore per capire e comprendere cosa gli fosse passato per la testa. Un’entrata killer che Squid Game ciaone. Un’entrata sul ginocchio che neanche lo Shotokan.

A mente fredda sicuramente si sarà anche giustamente arrovellato nel chiedersi mille volte “ma che ho combinato?”. “Cortocircuiti” che in campo non vorremmo dover vedere mai e sui quali i primi ad interrogarsi, dopo, sono proprio i diretti protagonisti. In quel secondo di straordinaria “follia” non soltanto, poi, è stato costretto ad uscire anzitempo ai box un giocatore avversario, ma mai applicazione delle leggi della dinamica non s’è avverata nella maniera più categorica e letale per il Benevento che, rimasto in 10, è uscito macinato ben bene da un massacro di 4 gol nel proprio stadio dai canarini di Fabio Grosso, il primo a saltare dal rettangolo che ne delimita i movimenti per quel colpo proibito pericoloso ad un suo giocatore. Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria. La causa principale della seconda sconfitta consecutiva dei giallorossi, nettamente sbilanciata e frastornata in inferiorità numerica, nonostante che Caserta l’assetto difensivo l’avesse provato a ridisegnare. Ma non è bastato. Un “peccato originale” ha condizionato tutto il resto. E’ stato l’inizio della fine. E tutto….in un secondo.

P.S. – Perché intitolare una rubrica “Autogrill”? Immaginate di trascorrere là un’intera giornata: in 24 ore quante storie vedreste e ascoltereste? Quante persone incontrereste e osservereste? Quanti gesti, parole e situazioni, che rimandano a luoghi vissuti da tanti altri volti? E’ quello che si proporrà di fare questa rubrica: approfondire, dal campo o fuori dal campo, delle storie che si conoscono e rilanciare delle storie che si conoscono poco. Raccogliere respiri di vita, attimi di condivisione, istanti dove cogliere l’essenziale nei particolari, briciole di esistenze in un luogo sì preciso ma di passaggio. Come in un autogrill, appunto, un luogo in cui tutti passano per un minuto o per un’ora, un luogo dove s’incrociano casualmente esistenze, incontri ed emozioni….

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