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NUMERO 14 – La vita è sogno

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Punta del Este, località turistica dell’Uruguay. Un uomo cammina a fatica sulla spiaggia, ha lo sguardo vacuo, l’espressione assente. Si ferma, riprende ad avanzare, riaffiorano immagini del suo passato. E’ il Capodanno del Duemila, quell’uomo è Diego Armando Maradona. E sta morendo per overdose di cocaina.

Lo scugnizzo di Villa Fiorito

E’ l’incipit di “Maradona – Sogno Benedetto”, serie tv in onda su Amazon Prime Video che racconta la vita del Pibe de Oro, dall’infanzia sino all’alba del nuovo secolo. La narrazione prosegue con ritmi e modalità da soap opera. Il cinico manager Guillermo Coppola, scoperto che Diego sta morendo, si preoccupa più di non far arrivare la notizia alla stampa che di salvargli la vita. Convoca un dottorino alle prime armi, rifiuta di chiamare una ambulanza,  si decide  infine a portarlo in ospedale. Intanto il delirio porta Maradona indietro nel tempo, nel quartiere dove è nato, Villa Fiorito, una baraccopoli alla periferia di Buenos Aires, capitale dell’Argentina. Miseria, sporcizia e degrado: un posto da cui si spera solo di sfuggire, coltivando speranze di riscatto. E’ il caso del Pelusa, il nomignolo del piccolo Diego. Sguardo da monello e piedi fatati: il suo talento è l’unica cosa che possa fargli ottenere ciò che desidera. E che desidera la sua famiglia. Suo padre, Don Chitoro, aspira solo a sfuggire al suo massacrante lavoro in fabbrica. Sua madre, Donna Tota, vuole emanciparsi dalla quotidiana lotta per sfamare i suoi otto figli. Entrambi sembrano non accorgersi delle sue  doti, almeno finchè Francisco Cornejo, allenatore della squadra giovanile dell’Argentinos Juniors, non bussa alla loro porta. Ha visto Diego in azione, vuole il loro consenso per farlo diventare un calciatore. I due acconsentono: professionismo vuol dire soldi, il sogno di Diego adesso è la loro ancora di salvezza, la via di fuga dalla miseria di Villa Fiorito. Cornejo si dedica anima e corpo alla crescita del piccolo campione, in perfetto accordo con i suoi. Non pensa di farsi dare la procura di Diego, ritiene che non ce ne sia bisogno. E tutto fila liscio, tra vittorie e trofei giovanili in serie, finchè, al compimento dei 15 anni, la giovane promessa è reclamata dalla prima squadra. Cornejo inutilmente si oppone, la decisione è stata presa con il consenso dei genitori del ragazzo, il suo compito è finito.

Dall’Argentinos Juniors al Boca

Il club sa come farlo sentire importante, gli ha fornito anche le chiavi di un enorme appartamento. Diego vi si trasferisce con tutta la sua famiglia. E’ ora di scoprire il mondo esterno a Villa Fiorito. C’è una nuova realtà da esplorare, ci sono nuove persone da conoscere, c’è l’amore. Diego incontra una sua vicina di casa, una ragazza di nome Claudia. E’ una storia che continuerà, tra alti e bassi, per tutta la sua vita. A suo fianco, come agente, c’è Jorge Cyterszpiler (cfr. “Rappresento Maradona”), un suo amico d’infanzia. Ha appena due anni più di lui, la sua andatura zoppa lo rende goffo, non sa nulla dell’ambiente del calcio. Ma ingegno e faccia tosta non gli fanno difetto: Diego pensi solo a giocare, a tutto il resto ci penserà lui. L’abilità di Maradona in campo, amplificata a dovere  dal suo rappresentante, fa subito lievitare la valutazione del giocatore. Un piccolo club come l’Argentinos non potrà più trattenerlo a lungo, specie da quando entra nel giro delle nazionali giovanili argentine. Diego conquista il Mondiale Juniores in Giappone (cfr. “Il mondo conosce Maradona”) e diventa il più quotato giocatore argentino, c’è l’asta per aggiudicarsi le sue prestazioni. Alla fine di una estenuante trattativa si trasferisce in prestito al Boca Juniors, la squadra per cui ha sempre tifato suo padre.

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La dolce vita

Al suo arrivo al Boca Maradona è ormai sulla cresta dell’onda. Non è più solo un atleta, è un personaggio. Tutti hanno sentito parlare di lui, tutti vogliono conoscerlo. Diego assapora la dolce vita della capitale: feste che finiscono all’alba, fiumi di champagne e donne che gli cascano ai piedi.  Tutto a posto finchè Claudia finge di non accorgersi di nulla e la sua famiglia lo copre. Ormai Diego, l’ingenuo ragazzo di Villa Fiorito, non c’è più. Al suo posto c’è Maradona, l’idolo di tutto il paese. Un patrimonio nazionale, al punto che il regime militare di Videla si adopera per farlo rimanere in patria almeno fino ai Mondiali del 1982 da disputarsi in Spagna. Il Boca, distrutto finanziariamente dai costi dell’operazione Maradona, non può permettersi di confermare il prestito e cosi Diego, dopo una lunga trattativa, firma per il Barcellona. Il Mondiale sarà il biglietto da visita per i suoi nuovi tifosi.

Approdo in Spagna

Il torneo è un fallimento. La spedizione in terra spagnola naufraga miseramente, con una cocente eliminazione ad opera di Brasile ed Italia. Maradona gioca al di sotto delle aspettative e alimenta dubbi circa la sua statura effettiva di fuoriclasse. Al suo arrivo a Barcellona si deve subito scontrare con l’ostilità dell’ambiente: il Presidente Nunez è interessato solo a salvare le apparenze, l’allenatore Lattek è rigido come un manico di scopa, i giornalisti locali non aspettano altro che di criticarlo per le sua sregolata vita privata. Per difendersi non gli resta altro che affidarsi totalmente al suo clan, un gruppo di amici e parenti che lo hanno seguito dall’Argentina e ora vivono nella sua villa a Barcellona. Uno stuolo di adoratori che non può far altro che assecondarne gli eccessi. Alla fine, complice una epatite e un brutto infortunio dovuto a un intervento brutale di un avversario, il biennio alle dipendenze del Barca è ritenuto non soddisfacente dai dirigenti del club che danno il loro benestare alla cessione ad altra società. Il futuro di Maradona è ai piedi del Vesuvio.

Una città ai suoi piedi

La squadra che vuole acquistarlo, il Napoli, non ha le risorse finanziarie necessarie. Il presidente Ferlaino, con l’appoggio interessato dei politici locali, riesce tuttavia a trovare i fondi per l’ingaggio. Maradona viene presentato in pompa magna allo Stadio San Paolo in un caldo pomeriggio di luglio del 1984. L’intera città è in delirio per l’argentino che, dal canto suo, sembra piacevolmente colpito dal nuovo ambiente. A guastare la festa è, però, l’inopportuna domanda in conferenza stampa di un giornalista francese che chiede se è vero che i soldi necessari per lui siano venuti dalla camorra. E’ solo la prima avvisaglia di una serie di contorti giri attorno all’immagine del giocatore dei quali la massa enorme di materiale venduto a suo nome, organizzata e gestita dalla malavita organizzata, è solo la punta dell’iceberg. Maradona, subito promosso capitano della squadra, riesce ad elevare di molto il tasso tecnico del suo club e anche fuori dal campo la sua vita sembra procedere bene. Ha conosciuto una ragazza, Cristiana, che, in assenza di Claudia e con il beneplacito della sua famiglia, è diventata la sua nuova compagna. Sembra che finalmente possa avere una storia d’amore pulita ma quando la ragazza gli comunica che aspetta un figlio, l’ennesimo castello di carte edificato attorno a lui crolla. Donna Tota annuncia al clan che Diego non sarà il padre di nessuno, non si può permettere un figlio in questo momento. Diego obbedisce supinamente ai voleri della madre e annuncia le sue intenzioni a Cristiana che sprezzantemente rifiuta. A un costernato Maradona non resta che partire per i Mondiali in Messico, per vivere la sua più esaltante avventura professionale, lasciando la città e la ragazza.

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Sogno o illusione?

Alla fine resta una sensazione di amaro in bocca. Si aveva a disposizione un soggetto di partenza davvero ricco e ne è venuto fuori un pasticcio. Non si può credere che vi sia un intento celebrativo. Qui si racconta la storia in modo che gli unici elementi di spicco siano l’avidità e l’arrivismo. A nessuno importa nulla di Diego, conta solo Maradona, la macchina da soldi. Chi non è abbastanza furbo da cogliere l’occasione per sfruttarla, come il candido Cornejo o la virginale Cristiana, viene subito messo da parte. Conta solo il profitto, l’immagine, il business. Perfino il leggendario Pelè, idolo d’infanzia di Diego, viene rappresentato come uno scaltro plutocrate, più disposto ad esibire la sua faraonica villa con piscina che a parlare delle sue gesta sul campo. E anche il giovane Maradona, dopo l’incontro con il suo mito, rimane impressionato dalla sua ricchezza più che dal suo carisma. Oltre che dagli esibiti fondoschiena  delle brasiliane. Per tutta la durata della serie viene mostrata la sua inadeguatezza nelle situazioni extra calcistiche (emblematico il suo appuntamento con il Re di Spagna, immancabilmente preceduto da una visita alla toilette con sniffata inclusa) e la compulsiva tendenza agli eccessi, con insistita esibizione del suo corpo nudo, come se si volesse umiliarlo, spogliandolo di tutto, e non solo metaforicamente. La povertà della messa in scena è rilevante anche dal punto di vista tecnico, con spezzoni d’epoca fortemente sgranati alternate a riprese odierne davvero imbarazzanti per la scarsa qualità dell’immagine. Senza parlare dei clamorosi errori di sceneggiatura, uno per tutti la collocazione della punizione alla Juventus allo Stadio Delle Alpi di Torino (non esistente, all’epoca dei fatti!!). Non viene fuori, se  non a tratti, la grande generosità di Maradona verso i compagni di squadra e il suo impegno nel sociale. Non viene data la giusta rilevanza al valore simbolico della sua parabola, la storia di un ragazzino di talento che è arrivato sul tetto del mondo con le sue sole forze. E che avrebbe potuto essere di ispirazione per tutti. Tutto viene presentato come una mera illusione, una vita sprecata tra eccessi e delusioni. E sbattuto sotto gli occhi dello spettatore in modo brutalmente grezzo, con intento denigratorio e smitizzante. La vita di Maradona come un sogno illusorio, dove ogni cosa è vacua ed insignificante. Da sconsigliare.

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