Approfondimenti
NUMERO 14 – Solo Spumante
La trattativa è stata estenuante, non meno di tre ore a discutere. Ma adesso la firma del calciatore è stata apposta sul contratto. Per i prossimi due anni giocherà nella squadra di Torino. Entrambe le parti sono soddisfatte, manca solo un brindisi per suggellare l’accordo. Michel Platini, 27enne capitano della nazionale francese, si augura che il padrone di casa, il presidente bianconero Giampiero Boniperti, abbia dell’ottimo champagne. Speranza vana: i bicchieri sulla scrivania vengono riempiti con un meno nobile spumante Asti. Alla Juventus ci sono, evidentemente, delle abitudini molto spartane.
Destini incrociati
Era fatale che prima o poi le loro strade si incrociassero. Da qualche anno la fama di Platini aveva varcato gli angusti confini del campionato transalpino, il regista dei galletti era ritenuto uno dei migliori d’Europa nel suo ruolo. E la Federazione Italiana aveva finalmente dato il suo placet al ritorno dei calciatori stranieri in Serie A. Era dal 1966, dopo la disastrosa spedizione in Inghilterra della Nazionale di Edmondo Fabbri (cfr. “Turista per caso”), che in Italia vigeva l’autarchia a riguardo. Adesso, invece, alla vigilia del Mondiale di Spagna dell’82, è concesso a tutti di schierare due giocatori stranieri. La Juventus ha già ingaggiato il centrocampista polacco Boniek, strappandolo di un soffio alla concorrenza della Roma. E ha già in formazione un altro straniero, il regista irlandese Liam Brady (cfr. “Professionista e gentiluomo”). In teoria non ci sarebbe spazio per Platini, che, tra l’altro, gioca nello stesso ruolo di Brady. In pratica, invece, le doti del francese hanno fatto breccia nell’animo d’esteta dell’Avvocato Gianni Agnelli, da sempre innamorato dei calciatori di talento (cfr. “Il capoclasse e il monello”) E’ deciso: Brady viene liquidato con tanti ringraziamenti per poi essere dirottato altrove. La sua maglia e il suo posto in campo vengono appaltati al nuovo acquisto. Tutti pensano che, nel cambio, sia la Juventus a guadagnarci.
Occasioni mancate
A dire il vero non sarebbero mancate a Platini le occasioni per fare ritorno nel paese dei suoi avi. Suo nonno è piemontese, originario della provincia di Novara, lui stesso ha passato molte estati in visita ai cugini italiani. E già nel 1977 un acuto osservatore, Sergio Vatta (cfr. “Impara a sognare, ragazzo“)aveva segnalato la promettente mezzala del Nancy ai dirigenti del Torino. L’affare non si era concretizzato perché la cifra richiesta era stata ritenuta eccessiva per un calciatore che, finora, aveva fatto bene solo in quello che era reputato un campionato minore. Tuttavia, una sfavillante prestazione contro l’Italia nella primavera del 1978 (con splendido gol su punizione al mito Zoff) aveva riacceso l’interesse dei club nostrani attorno a lui. Si era mossa con decisione l’Inter, nella figura del direttore sportivo Sandro Mazzola. Platini è lusingato dall’offerta, conosce le gesta della squadra nerazzurra, ha avuto per anni nel bar di famiglia le foto del baffuto dirigente che gli ha fatto firmare un accordo preliminare. La formula scelta dalla dirigenza interista è l’unica possibile per ingaggiare il giocatore. Le frontiere per gli stranieri sono ancora chiuse, c’è la possibilità che la Federazione sblocchi la situazione solo il prossimo anno. Per il momento c’è solo una scrittura privata ad impegnare Platini che, nell’attesa, si è accasato al Saint Etienne.
Finalmente bianconero
Ma la Sorte ha deciso altrimenti. Anche se c’è un preliminare firmato, anche se è stato versato un sostanzioso anticipo su un conto a lui intestato di una banca di Parigi, anche se ha già conosciuto il presidente interista Fraizzoli in una visita informale alla sua residenza milanese non c’è nulla che lo leghi ufficialmente alla sua nuova squadra. E non ci sarà mai nulla: il permesso di tesserare giocatori stranieri sarà concesso solo due anni dopo e Platini, nel frattempo, ha subito un grave infortunio che sembra mettere a rischio la sua carriera. La dirigenza interista, di fronte alla prospettiva di ingaggiare un giocatore a mezzo servizio, preferisce lasciar cadere il contratto preliminare. Tuttavia l’ambizioso Platini sente che è arrivato il momento del suo sbarco in Italia e quando la Juventus si interessa a lui non perde tempo nell’organizzarsi. Il blitz decisivo parte all’alba dall’aeroporto di Lione, un week end di Primavera. Non c’è molto tempo, il Mondiale incombe ed è stato stabilito che i nuovi contratti debbano essere chiusi entro il 30 Aprile. Dovrebbe essere una spedizione segreta ma un tecnico dello scalo lionese lo riconosce e passa la notizia ad una nota trasmissione televisiva. Nel frattempo il piccolo aereo con a bordo il giocatore è arrivato a Torino. A riceverlo la limousine dell’Avvocato Agnelli con Boniperti alla guida. Il gruppo si dirige immediatamente alla sede della società, dove inizia una trattativa serrata che si protrae fino al tardo pomeriggio. Il presidente juventino è, notoriamente, un duro nel gestire le trattative, è abituato ad avere sempre l’ultima parola prima di impugnare la penna per firmare. Ma stavolta si trova di fronte un interlocutore di pari livello: il francese ha le idee chiare e la lingua svelta, è sfrontato quanto basta per non farsi intimidire dal carisma dell’interlocutore, non è intenzionato a cedere su nulla. Due sono i nodi principali, il suo ingaggio e la sua libertà di manovra nel rispondere alle convocazioni della sua Nazionale. Boniperti più volte è sul punto di sbottare, vorrebbe chiudere la trattativa a modo suo ma, alla fine, si rende conto che quel tizio con l’erre moscia ha davvero tutti gli assi in mano. L’accordo si trova su un ingaggio di 400 milioni e la possibilità di vestire la maglia della Francia ogni volta che ci sia bisogno di lui. E’ tempo di festeggiare la buona riuscita dell’affare con un brindisi ma Boniperti non si lascia sfuggire una ennesima occasione di rimettere in riga lo spocchioso francese. Gli ricorda che, adesso che è della Juventus, dovrà curare di più il suo aspetto e tagliarsi i capelli. L’ineffabile Platini non si scompone e la sua risposta è da ascriversi agli annali: “Ah si? Teme che mi cadano e perda tutte le mie forze?”.