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Artemio Franchi, il politico del calcio

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“Solo uno aveva il potere di pilotare i sorteggi delle coppe europee, era Artemio Franchi”, di ciò non ci sono prove, ma Sepp Blatter su questo non aveva dubbi.

Artemio Franchi oggi avrebbe compiuto 100 anni. Ne ha vissuti appena sessantuno a causa di un incidente stradale il 12 agosto 1983, mentre si stava recando a Siena alla guida di una Fiat Argenta, per andare a stringere accordi per la partecipazione di un fantino al Palio dell’Assunta. Anni vissuti intensamente e che sono bastati per lasciare il segno anche dopo la sua scomparsa come dimostrano i due stadi intitolati a lui: quello di Firenze e quello di Siena.

Senza quel maledetto pomeriggio, prima o poi sarebbe diventato il numero uno della Fifa e Joao Havelange -24 anni di regno- difficilmente avrebbe resistito fino al 1998, anno del passaggio di consegne proprio all’accusatore delle palline Sepp Blatter.

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Franchi conosceva il calcio in tutte le sue sfaccettature: non aveva doti particolari di giocatore, ma aveva vissuto il campo dall’interno. Arbitro, fino a livello di serie C. Poi il grande passo verso la scrivania. Inizio nella Fiorentina, poi i primi incarichi federali a iniziare dalla presidenza della Lega della serie D.

Successivamente, dopo un periodo non eccelso della Nazionale italiana, assume la presidenza della Figc. Con Franchi arrivano comunque il titolo Europeo 68 e il secondo posto a Messico 70..  Nel 1973 è presidente dell’Uefa e vicepresidente della Fifa, scalata inarrestabile sulla quale prova a gettare veleno un giornalista inglese, Brian Glenville, che accusa Franchi senza mezzi termini di essere complice di una macchinazione orchestrata da Italo Allodi e da un faccendiere ungherese, un certo Deszo Solti, per alterare risultati di gare internazionali. Vengono tirate in ballo partite molto famose, ma alla fine tanto fumo, anche se poi in sede giudiziaria si va poco oltre il rumore.

Gli ultimi due suoi capolavori sono il Mondiale vinto in Spagna nel 1982 e l’assegnazione all’Italia dei mondiali del 1990. Si decide nel 1984, e il suo nome pesa ancora molto, nonostante se ne sia andato in un pomeriggio di agosto dell’anno precedente. Ha vinto tutto, ma non gli riesce mai di conquistare il Palio di Siena, altra sua grande passione.

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